fbpx

Francia, Tutti i poteri del presidente… e i contropoteri per tenerli a freno

K metro 0 – Parigi – “Je suis prêt à assumer de nouveau la charge la plus élevée, c’est-à-dire le plus grand devoir”: sono pronto a riassumere l’incarico più elevato, ovvero il più grande dovere.Parole alte, con cui Charles de Gaulle, si ricandidava all’Eliseo per la seconda volta, alla vigilia delle elezioni presidenziali del 1965.

K metro 0 – Parigi – “Je suis prêt à assumer de nouveau la charge la plus élevée, c’est-à-dire le plus grand devoir”: sono pronto a riassumere l’incarico più elevato, ovvero il più grande dovere.Parole alte, con cui Charles de Gaulle, si ricandidava all’Eliseo per la seconda volta, alla vigilia delle elezioni presidenziali del 1965.

Per la seconda volta, si ricandiderà all’Eliseo, il prossimo 10 aprile, anche il presidente uscente, Emmanuel Macron. Correrà per un secondo, e ultimo, mandato consecutivo, come vuole la Costituzione in vigore.

De Gaulle sapeva di far parte ormai del paesaggio della Francia. Da più di vent’anni (dalla Resistenza antinazista della France Libre alla guerra d’Algeria) gli eventi avevano voluto, per dirla con le sue parole, “ch’io serva da guida del paese nelle crisi gravi che abbiamo vissuto”.

Come quella della débâcle della IV Repubblica sotto l’urto della crisi algerina. Quando fu chiamato a risollevare le sorti della Francia. “Le pouvoir n’etait pas à prendre. Il etait à ramasser”: non andava conquistato, ma semplicemente raccolto….

Il capo di Stato francese gode di poteri considerevoli rispetto a molti altri leader mondiali. Grazie alla riforma costituzionale che de Gaulle fece approvare con un referendum popolare: “Voulez-vous, dorénavant, élire vous-même votre Président au suffrage universel?”

La Francia ha caratteristiche sia dei sistemi di governo presidenziali che parlamentari. Ma è chiaro chi gode dei poteri più ampi. “I presidenti francesi” contano molto di più “dei leader della maggior parte delle altre democrazie avanzate tra cui Germania, Regno Unito e, probabilmente, Stati Uniti”, ha spiegato nel 2017 il Council on Foreign Relations di New York.

“Non comanda solo l’apparato esecutivo, comprese le forze armate, ma tende a indirizzare l’agenda politica nazionale con scarso controllo parlamentare”. Un presidente francese è eletto direttamente dal popolo e può essere sollevato dalle sue funzioni dal parlamento solo nella circostanza straordinaria di un “inadempimento manifestamente incompatibile con l’esercizio del suo mandato”; al contrario, il presidente ha il potere di sciogliere il parlamento in qualsiasi momento.

Ma quand’è che deve condividere i suoi poteri?

Sebbene la Costituzione francese, fatta approvare da de Gaulle nel 1958, attribuisca il comando delle forze armate e della diplomazia al primo ministro e al presidente come responsabilità condivise, entrambe le sfere di competenza sono diventate, di fatto, domaine reservé (appannaggio esclusivo) del presidente della Repubblica francese, garante supremo dell’indipendenza della nazione e della sua integrità territoriale.

In qualità di comandante in capo delle forze armate, il presidente presiede i consigli di difesa nazionale e i comitati speciali che definiscono l’orientamento del paese in materia di programmazione militare, deterrenza, conduzione delle operazioni all’estero e antiterrorismo. E solo il presidente può prendere la decisione di dispiegare la force de frappe (nucleare).

Non può però dichiarare guerra da solo. La Costituzione stabilisce che questa decisione dev’essere “autorizzata dal parlamento”, sebbene questa disposizione debba ancora essere applicata poiché il testo costituzionale è stato adottato nel 1958.

Il presidente, può comunque schierare le forze armate all’estero senza informare il parlamento in anticipo. Il governo ha quindi tre giorni per informare l’assemblea legislativa, che a quel punto può aprire un dibattito, ma non indire una votazione.

Il parlamento può però pronunciarsi sull’opportunità o meno di prorogare il dispiegamento delle forze armate oltre i quattro mesi.

Domaine reservé privilegiato è in particolare la politica estera. L’inquilino dell’Eliseo è anche il capo della diplomazia francese. Incontra capi di Stato stranieri e assicura la rappresentanza della Francia, all’estero e presso istituzioni internazionali. Nomina e accredita gli ambasciatori. Negozia e ratifica anche i trattati in nome della Francia ed è il garante degli obblighi che ne derivano per il paese.

Meno reservé è invece il controllo del potere esecutivo da parte dell’Eliseo. Sebbene l’elezione a suffragio universale diretto attribuisca al capo dello Stato notevoli prerogative anche per il governo del paese.

Il presidente nomina il primo ministro e può porre fine al suo mandato. Presiede la riunione di gabinetto del consiglio dei ministri, promulga leggi, può sottoporre un disegno di legge all’approvazione referendaria e ha il potere di sciogliere l’Assemblée nationale (la camera bassa del parlamento).

Il presidente stabilisce il programma di riforme del suo governo. Ha anche il potere di convocare il parlamento in seduta straordinaria per esaminare una questione specifica.

Al di là della Costituzione formale in sé, è l’effettivo esercizio del potere nel tempo, ovvero la prassi consolidata, ciò che ha reso così ampio il ruolo dell’Eliseo.

Fin dall’inizio, Charles de Gaulle, padre fondatore della Quinta Repubblica, si affermò come una sorta di “monarca repubblicano”, come disse nel 1974 il famoso costituzionalista Maurice Duverger. (Anche se de Gaulle mantenne sempre il senso della misura: “Pourquoi voulez-vous qu’à 67 ans, je commence une carrière de dictateur?”, ebbe a dire quando venne chiamato a far fronte alla crisi politica della Francia nel 1958. E poi, nel 1962, durante una famosa conferenza stampa sulle questioni europee: “La France inspire sa politique, autant que possible, de sens pratique et, tranchons le mot, de modestie”: la Francia ispira la sua poliitca per quanto possibile, al senso pratico e, diciamolo, alla modestia”).

Ma le riforme di questo secolo hanno ulteriormente contribuito al predominio della presidenza in Francia. Nel 2000, la durata del mandato presidenziale è stata ridotta (col referendum indetto da Jacques Chiraq) da sette a cinque anni. Un cambiamento che ha portato i mandati presidenziali in linea con quello quinquennale della legislatura dell’Assemblée Nationale.

L’anno successivo, l’ordine delle elezioni legislative e presidenziali è stato invertito per mettere al primo posto il voto presidenziale. Quella mossa ha reso ancora più probabile che un popolo che aveva scelto il proprio presidente solo poche settimane prima avrebbe poi cercato di dare al nuovo capo dello Stato i mezzi legislativi necessari per mantenere gli impegni elettorali.

Entrambi i cambiamenti hanno avuto l’effetto di rafforzare il potere di un presidente rimuovendo un elemento di instabilità nella vita politica francese: hanno ridotto drasticamente il rischio di “coabitazione”: il presidente di un colore politico e il governo di un altro colore.

Alcuni dei poteri che un presidente francese detiene sono tuttavia “condivisi” in quanto richiedono che il presidente del consiglio o il ministro competente li autorizzino.

Uno è il potere di assegnare alcune funzioni a un determinato soggetto, come ad esempio il prefetto che rappresenta lo Stato in ogni dipartimento (unità amministrativa) e regione, i consiglieri del Consiglio di Stato e della Corte dei conti e i capi di distretto scolastico, tutti nominati nel quadro della riunione di gabinetto.

Il presidente condivide anche i poteri statutari con il primo ministro. Firma gli ordini e i decreti che regolano le norme in vigore negli ambiti in cui non è necessaria la legislazione.

Un presidente francese gode anche del diritto di concedere la grazia per annullare o ridurre le pene delle persone incarcerate. Il decreto di grazia deve però essere controfirmato dal presidente del Consiglio e dal ministro della giustizia.

In caso di “minaccia grave e immediata” per “le istituzioni della Repubblica, l’indipendenza della nazione o l’integrità del territorio” che comporti un’interruzione della “regolare funzione dei pubblici poteri”, un presidente francese può invocare l’articolo 16 della Costituzione che gli conferisce “poteri eccezionali” che gli mettono a disposizione pieni poteri esecutivi e legislativi.

Per l’attuazione dell’articolo 16, il capo dello Stato deve tuttavia consultarsi preventivamente con il presidente del Consiglio, i presidenti dell’Assemblée Nationale e del Senato e il Consiglio costituzionale. E deve poi informare il paese. A seguito di una revisione costituzionale nel 2008, dopo che il presidente ha esercitato poteri eccezionali per 30 giorni, il Consiglio costituzionale può essere chiamato – dal presidente dell’Assemblée Nationale, dal presidente del Senato, da 60 parlamentari della camera o da 60 senatori – ad esaminare se permangono le condizioni che hanno giustificato l’attuazione dei poteri eccezionali. Il Consiglio rende poi pubblica la sua decisione il più rapidamente possibile. In concreto, dopo che il presidente ha assunto poteri eccezionali per 60 giorni, il Consiglio costituzionale esamina la questione se sia stato formalmente chiamato o meno a farlo.

Nella storia della Quinta Repubblica, l’articolo 16 è stato attuato finora solo una volta, da de Gaulle tra il 23 aprile e il 29 settembre 1961, dopo il putsch di Algeri, un tentativo di colpo di stato durante la guerra d’Algeria.

Condividi su:

Posts Carousel

Latest Posts

Top Authors

Most Commented

Featured Videos

Che tempo fa



Condividi su: