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Francia, l’ossessione dell’Hijab in nome del laicismo

Francia, l’ossessione dell’Hijab in nome del laicismo

K metro 0 – Parigi – In Francia, a febbraio, il giorno dopo che la polizia aveva bandito una protesta delle ‘Hijabeuses’, le calciatrici che lottano per il diritto di indossare il velo religioso nelle competizioni sportive, il divieto è stato annullato da un tribunale. Condannato anche il questore di Parigi al pagamento di una

K metro 0 – Parigi – In Francia, a febbraio, il giorno dopo che la polizia aveva bandito una protesta delle ‘Hijabeuses’, le calciatrici che lottano per il diritto di indossare il velo religioso nelle competizioni sportive, il divieto è stato annullato da un tribunale. Condannato anche il questore di Parigi al pagamento di una multa di 1000 euro.

Le voci degli attivisti, cominciano a farsi sentire, mentre il ministro francese per la parità ha espresso il suo sostegno a loro favore.

Un gruppo di giovani donne, alcune delle quali con l’Hijab, si sono radunate sulla Esplanade des Invalides nella capitale, armate di cartelli con slogan come “Calcio per tutti” e “Giochiamo“. Le ragazze, facevano parte appunto del gruppo di attivisti ‘The Hijabeuses’, un collettivo di calciatrici che lottano per il diritto di indossare l’hijab nelle partite ufficiali, attualmente vietato in Francia. Le regole della Federcalcio francese infatti, impediscono ai giocatori che partecipano a partite ufficiali di indossare a loro discutibile parere, simboli religiosi “evidenti” come il velo musulmano o la kippa ebraica.

La scelta del luogo per protestare è significativa: questo tratto di prato infatti, è a pochi metri dall’Assemblea nazionale, la camera bassa francese, dove quella mattina i deputati avevano discusso in modo acceso, addirittura per sei ore, un emendamento che vieterebbe l’abbigliamento o i simboli religiosi negli eventi sportivi.

L’argomento, ha suscitato un acceso dibattito nelle due camere del parlamento. L’emendamento contrario all’uso del velo, è stato originariamente introdotto dal partito di destra Les Républicains ed è stato adottato il 19 gennaio dal Senato, con 160 voti contro 143.

Régis Juanico, deputato del Partito socialista di centrosinistra, ha affermato nel suo intervento, che lo sport è “un veicolo di integrazione, di fraternità repubblicana, e non di odio o divisione”. La deputata del Partito Comunista Marie-George Buffet ha ricordato all’Assemblea che “laicità e neutralità sono al centro della nostra cultura sportiva”.

Parlando alla stazione radiofonica LCI, il ministro francese per l’uguaglianza di genere Élisabeth Moreno, invece ha dichiarato che, “la legge dice che queste giovani donne possono indossare il velo e giocare a calcio. Oggi sui campi da calcio, il velo non è vietato. Voglio che la legge venga rispettata .” In seguito ha aggiunto, nei commenti all’agenzia di stampa AFP, che “le donne dovrebbero poter vestirsi come vogliono“. I suoi commenti sono arrivati sulla scia della decisione della corte di revocare il divieto alla protesta degli Hijabeuse. Il tribunale ha affermato che il divieto posto dalla polizia, “costituisce una violazione grave e palesemente illecita della libertà fondamentale del diritto di protesta” e ha condannato il questore al pagamento di una multa di 1000 euro, che andrebbe al collettivo di attivisti e all’ente di beneficenza per i diritti della Ligue des Droits de l’Homme (Lega per i diritti dell’uomo).

Il voto del Senato, rappresenta una grave battuta d’arresto per i diritti umani nel Paese: di fatto è una mossa volta principalmente a colpire le donne musulmane residenti, nel mondo dello sport e non solo. La controversa decisione a sorpresa è stata contrastata dal governo di Emmanuel Macron, che pure negli ultimi anni aveva promosso alcune delle misure restrittive, come vietare alle ragazze musulmane di partecipare alle gite scolastiche dei loro figli mentre indossano l’hijab. Non va dimenticato, inoltre, lo “stop francese” alla recente campagna del Consiglio d’Europa contro la narrativa d’odio e la discriminazione: che ha creato un vero caso in Francia, con Strasburgo che ha finito per cancellare i suoi tweet promozionali dopo le proteste di membri del governo di Emmanuel Macron.

Secondo i politici di destra che hanno votato a favore, il divieto contro l’uso del velo è stato preso nell’interesse della cosiddetta neutralità religiosa. “Questa misura mira a sopprimere ogni forma di soggettività musulmana in materia di fede e culto, cultura ed espressione politica“, afferma invece Maria De Cartena, che è tra i difensori dei diritti umani in Francia.

De Cartena è un importante attivista che ha collaborato con un gruppo noto come Coordination Against the Separatism Law: una legge che il governo francese sostiene sia volta a combattere “l’estremismo islamista”, ma che i critici affermano limitare la libertà religiosa e prendere ingiustamente di mira solo le persone di fede musulmana.

L’ultima mossa del Senato, segue una serie di restrizioni negli ultimi anni che hanno sistematicamente represso le comunità musulmane francesi, che attualmente contano 5,4 milioni persone. De Cartena afferma che votando l’ultima decisione, il Senato “dimostra che le politiche islamofobe e la lotta all’Islam e ai musulmani sono permanenti e onnipresenti in campo politico, legale, mediatico”.

Tutti queste questioni, si sono amplificate con le elezioni presidenziali che si avvicinano. Più in generale, afferma De Cartena, “l’islamofobia in Francia non ha nulla a che fare con i partiti ma con il sistema! È presente a tutti i livelli della società: a livello di governo, di polizia e di magistratura”.

Intanto, una giovane studentessa musulmana ha accusato di islamofobia il principale istituto legale francese dopo essere stato minacciata di espulsione durante una cerimonia di giuramento per aver indossato un velo. La giovane avvocatessa di nome Sara, che ha rivelato solo il suo nome, ha detto a Revolution Permanente, un sito di notizie digitali di estrema sinistra, riporta l’agenzia Anadlolu, di essere stata ammonita per aver indossato un velo durante una cerimonia al Palais des Congres di Parigi.

La notizia risale all’inizio di gennaio: quattro membri del personale organizzativo, avevano costretto la giovane a togliersi il copricapo. “Devi toglierti il velo. Se non lo rimuovi, esci dalla stanza e non puoi prestare giuramento”, le aveva ordinato un dirigente, ha riferito Sara. L’accaduto l’ha fatta sentire “minacciata e umiliata”, dopo che era stata sgridata di fronte ad altri studenti, non lasciandole altra scelta. La cerimonia ha visto la partecipazione anche del presidente dell’ordine degli avvocati di Parigi, il celebre avvocato Richard Malka.

“Dopo che una giovane donna è stata pubblicamente umiliata, Malka ha tenuto un discorso dicendo che l’unico posto in cui abbiamo assoluta libertà di espressione sono i tribunali”, ha twittato ironicamente Romane, uno degli studenti presenti all’accaduto.

di Nizar Ramadan e Fabrizio Federici

foto credit liberation

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