K metro 0 – Baku – Il Ministero della Cultura dell’Azerbaigian, facendo riferimento alle notizie divulgate in questi giorni da alcuni media stranieri di parte, ha diffuso un comunicato il 7 febbraio in cui si è sottolineato “che l’Azerbaigian è sempre stato rispettoso del suo patrimonio storico e culturale, indipendentemente dall’origine religiosa ed etnica. Un
K metro 0 – Baku – Il Ministero della Cultura dell’Azerbaigian, facendo riferimento alle notizie divulgate in questi giorni da alcuni media stranieri di parte, ha diffuso un comunicato il 7 febbraio in cui si è sottolineato “che l’Azerbaigian è sempre stato rispettoso del suo patrimonio storico e culturale, indipendentemente dall’origine religiosa ed etnica. Un approccio simile è seguito anche in relazione al patrimonio storico e culturale situato nei territori liberati dell’Azerbaigian. Funzionari dell’Azerbaigian hanno ripetutamente affermato che i monumenti storici e religiosi situati nei nostri territori liberati costituiscono parte dell’eredità dell’Azerbaigian e, in quanto tali, la loro protezione ricade sotto la responsabilità dello stato azerbaigiano. Il restauro delle moschee insieme a 2 chiese cristiane, nell’ambito del processo di restauro e ricostruzione su larga scala a Shusha, può essere considerato un vivido esempio di ciò. A differenza dell’Armenia, l’Azerbaigian non discrimina il proprio patrimonio storico e culturale in base a motivi religiosi ed etnici e si impegna a rispettare gli obblighi previsti dalle convenzioni internazionali, inclusa la Convenzione dell’Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato. Va aggiunto che il Ministero della Cultura della Repubblica dell’Azerbaigian sta attualmente conducendo rilevanti procedure di monitoraggio nei territori liberati.”
Il comunicato prosegue specificando che “Per quanto riguarda l’antica eredità albana nei territori liberati dell’Azerbaigian, va notato che è stato istituito un gruppo di lavoro per studiare questa eredità. Il gruppo di lavoro, composto da esperti locali e internazionali, monitorerà e studierà questa eredità cristiana, fatte salve le condizioni di sicurezza sul terreno. Qualora venissero individuate eventuali falsificazioni, queste saranno documentate con la partecipazione di esperti internazionali e presentate alla comunità internazionale. Ricordiamo inoltre che qualsiasi alterazione del patrimonio storico e culturale, così come l’alterazione della loro origine, è in contraddizione con le disposizioni della Convenzione dell’Aia del 1954.”
Sull’eredità albana è intervenuta anche la comunità religiosa albano-cristiana dell’Azerbaigian, che ha rilasciato una dichiarazione in relazione alle chiese albane situate nei territori liberati dell’Azerbaigian.
La dichiarazione afferma che la comunità religiosa cristiana albano-udi dell’Azerbaigian, in qualità di successore legale della Chiesa apostolica albana, apprezza e sostiene notevolmente le misure coerenti adottate nell’ultimo anno per proteggere e restaurare i monumenti storici e religiosi situati nei territori liberati, comprese le chiese appartenenti all’eredità cristiano-albana, ed esprime fiducia che questo processo sarà completato al più presto.
Il comunicato rileva che la storia della strutturazione del cristianesimo come religione ufficiale nel Caucaso inizia con la Chiesa albana. Fonti antiche dimostrano che la Chiesa albana, che ha lasciato un segno indelebile non solo nella vita religiosa e culturale dell’Azerbaigian, ma anche dell’intero Caucaso, è una delle chiese più antiche del mondo cristiano ed è di origine apostolica.
Purtroppo, a seguito di diverse pressioni e influenze, la Chiesa apostolica albana fu abolita nel 1836, mentre la Chiesa gregoriana armena tentò di impossessarsi di parte del suo patrimonio materiale e morale. Di conseguenza, gran parte dei santuari storici albani in Azerbaigian, specialmente nel Karabakh, sono stati resi gregoriani e anche gli archivi e i documenti sono stati falsificati insieme ai nostri monumenti storici.
La gregorianizzazione dell’antica eredità albana, compresi i templi albani, è diventata politica statale dell’Armenia negli ultimi cento anni.
La comunità ha inoltre espresso grande fiducia per i lavori di restauro in corso, e apprezzamento per la politica di inclusione e tolleranza da parte dell’Azerbaigian nei confronti di tutte le religioni.
Alla dichiarazione del ministero degli Esteri armeno secondo cui Baku starebbe cercando di “cambiare l’identità dei monumenti religiosi, storici e culturali armeni” nel Karabakh e nello Zangezur orientale, ha risposto anche il capo del servizio stampa del ministero degli Esteri azerbaigiano, Leyla Abdullayeva, che ha affermato la necessità di rinfrescare la memoria del ministero degli Esteri armeno: “l’Armenia è un Paese che ha occupato parte del territorio dell’Azerbaigian per quasi 30 anni e ha commesso attività illegali su larga scala in questi territori, tra cui urbicidio, culturicidio ed ecocidio“, ha affermato la Abdullauyeva, specificando anche che la controparte dimentica che “a differenza dell’Armenia, l’Azerbaigian non discrimina il proprio patrimonio storico-culturale su basi religiose ed etniche. L’Azerbaigian è un esempio di tolleranza e diversità culturale nel mondo.”
In un nuovo comunicato il 9 febbraio il Ministero della Cultura azerbaigiano ha affermato che esso stesso “accoglie con favore l’accordo sulla prossima missione dell’UNESCO in Armenia e Azerbaigian. È noto che, nel territorio dell’Armenia c’erano ricchi esempi di patrimonio storico, culturale e religioso del popolo azerbaigiano, che visse in quei territori per secoli.
Il “calendario caucasico per l’anno 1870” pubblicato dal vicereame russo del Caucaso nel 1869, conteneva dati statistici secondo i quali c’erano 269 moschee nel solo governatorato di Irevan. Oltre alle moschee, nel territorio dell’odierna Armenia erano presenti il palazzo del Khan di Irevan, le mura del castello di Irevan, numerosi bagni, caravanserragli, tombe e cimiteri.
Ci auguriamo che la prossima missione dell’UNESCO sia importante in termini di studio dettagliato, monitoraggio pertinente e documentazione del patrimonio del popolo azerbaigiano situato nel territorio dell’Armenia.”