K metro 0 – Praga – Una notizia triste e macabra, che giunge da un Paese nel cuore dell’Europa. Centinaia di donne ceche costrette o comunque sottoposte illegalmente a sterilizzazione nei decenni passati possono ora richiedere un risarcimento danni, sotto forma di un pagamento una tantum di 300.000 corone, riferisce Radio Praga. Le donne in
K metro 0 – Praga – Una notizia triste e macabra, che giunge da un Paese nel cuore dell’Europa. Centinaia di donne ceche costrette o comunque sottoposte illegalmente a sterilizzazione nei decenni passati possono ora richiedere un risarcimento danni, sotto forma di un pagamento una tantum di 300.000 corone, riferisce Radio Praga.
Le donne in sostanza si sono fidate dei medici, che le hanno assicurato che avrebbero potuto avere più figli. Solo più tardi hanno scoperto che la procedura era irreversibile. Queste donne avranno diritto a un risarcimento se mostreranno la documentazione che attesta che sono state sterilizzate. Le moltissime donne, in maggioranza di etnia rom, sono state sottoposte alla sterilizzazione forzata, stabilita da una legge varata nel 1966 dalla dittatura comunista, con, alla base, evidenti motivi razzisti. Questa legge rimase in vigore fino al 2012 per “dimenticanza”, nonostante vi fosse la democrazia.
Lo stato ceco, quindi, dovrebbe pagare un risarcimento fino a 120 milioni di corone alle vittime. Il presidente della Repubblica Ceca, Milos Zeman, ha firmato il decreto che riconosce per ognuna delle vittime un risarcimento, almeno 10mila euro. Certamente non sono pochi in quei luoghi, ma nel meno tanti data la crescita del carovita, tuttavia, nulla può riparare il danno di non poter scegliere di essere madre.
Il risarcimento rappresenta però una vittoria morale per le vittime, sottolineano gli attivisti per i diritti umani, in quanto riconoscimento che per tanti anni è stata commessa una enorme ingiustizia a sfondo razzista.
Elena Gorolová, una donna rom sterilizzata nel 1990, dopo aver dato alla luce il suo secondo figlio all’età di 21 anni, ha definito l’approvazione della legge sulla compensazione – ottenuta dopo decenni di attività di lobbying nella politica – tra le più grandi vittorie in materia di diritti umani dal 1989. Le donne saranno anche risarcite per aver firmato, sotto la pressione degli assistenti sociali: ciò che fu detto a loro all’epoca era di acconsentire a un mezzo contraccettivo temporaneo. Dissero alle donne che potevano ancora rimanere incinte e allo stesso tempo offrivano loro dei soldi per il cibo o una nuova lavatrice.
Elena Gorolová, ha lavorato attivamente sulla questione dal 2005, quando si uni a un gruppo no-profit chiamato Vzájemné soužití (Vita insieme), che per le donne ha chiesto scuse pubbliche da parte dello Stato ceco e un risarcimento pecuniario. Alla fine è diventata la portavoce del gruppo e, tra le altre cose, ha testimoniato a una riunione del Consiglio d’Europa a Strasburgo.
In molti casi, denuncia, le donne rom sono state costrette a firmare moduli di consenso, mentre erano ancora in travaglio o dopo aver appena avuto un taglio cesareo. Alcune sono state anche minacciate che i loro benefici sociali sarebbero stati tagliati o che i loro figli più grandi sarebbero stati inseriti nelle istituzioni statali se non avessero firmato.
A partire da gennaio 2022, le vittime possono richiedere un risarcimento al Ministero della Salute. Potrebbero avere l’indennizzo tra le 300 e le 500 donne, afferma Elena Gorolová, pur osservando che per molte il processo potrebbe rivelarsi problematico. “Sarà difficile per i casi più vecchi. In alcuni ospedali i registri vengono conservati e archiviati per 40 anni, in altri solo per 10 anni. Molte donne avranno difficoltà a rintracciare le loro cartelle cliniche e temono di non essere risarcite.
Nel Paese è stata istituita “una commissione che indagherà su ogni singolo caso. Non sappiamo ancora come funzionerà la commissione e chi ne farà parte, se saranno medici o avvocati. Ma le donne devono ricevere un risarcimento perché non hanno capito allora cosa stesse succedendo”, ha detto Gorolová.