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Vertice P5: collaborare per “un mondo senza armi nucleari”

Vertice P5: collaborare per “un mondo senza armi nucleari”

K metro 0 – Mosca – Gran Bretagna, Cina, Russia, Stati Uniti e Francia hanno concordato sulla necessità di evitare un’ulteriore proliferazione di armi nucleari, secondo una dichiarazione congiunta delle cinque potenze nucleari pubblicata lunedì dal Cremlino. In un quadro di recenti tensioni tra occidente e oriente le cinque più grandi potenze nucleari del mondo,

K metro 0 – Mosca – Gran Bretagna, Cina, Russia, Stati Uniti e Francia hanno concordato sulla necessità di evitare un’ulteriore proliferazione di armi nucleari, secondo una dichiarazione congiunta delle cinque potenze nucleari pubblicata lunedì dal Cremlino.

In un quadro di recenti tensioni tra occidente e oriente le cinque più grandi potenze nucleari del mondo, conosciute anche come P5, si sono impegnate a collaborare per “Un mondo senza armi nucleari” ispirandosi al vertice tra Gorbačëv e Reagan del 1985.

Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli esteri russo, ha dichiarato ieri che il vertice del P5 è stato avviato dal Cremlino insieme a una revisione del Tnp (Trattato di non proliferazione nucleare) previsto per oggi, ma anticipato a causa dell’aumento di contagi da Covid-19 negli Stati Uniti. Lo scopo è quello di creare un clima “Più favorevole al progresso sul disarmo con l’obiettivo finale di un mondo senza armi nucleari, con immutata sicurezza per tutti“.

La dichiarazione congiunta ha sottolineato l’importanza di evitare un aumento delle tensioni tra gli stati dotati dei maggiori armamenti nucleari: “Una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta. Poiché l’uso del nucleare avrebbe conseguenze di vasta portata, affermiamo anche che le armi nucleari, finché continueranno a esistere, dovrebbero servire a scopi difensivi, scoraggiare l’aggressione e prevenire la guerra” si legge nella nota ufficiale.

Gli stati del P5 si sono così impegnati, di comune accordo, a rispettare il Tnp del 1968 (reso effettivo due anni dopo) che li obbliga “A proseguire i negoziati in buona fede su misure efficaci relative alla cessazione tempestiva della corsa agli armamenti nucleari e al disarmo nucleare“.

L’accordo arriva in un momento di recenti tensioni tra occidente e oriente, con Mosca e Washington che stanno piazzando truppe militari al confine tra Russia e Ucraina, i disaccordi sul transito del gas in Europa, l’aumento delle attività militari a Taiwan, che ha creato tensioni tra Cina e USA, e i paesi della NATO, che vorrebbero includere Kyiv nel Trattato atlantico. Una mossa che il Cremlino teme possa aumentare le presenze militari occidentali, soprattutto americane, al confine con la Russia.

Il Cremlino, tramite il suo portavoce Dmitry Peskov, conferma il coinvolgimento dei cinque stati: “(La dichiarazione, ndr) è stata negoziata attraverso canali diplomatici, e riflette in modo completo le posizioni delle parti e dei leader“. Mentre Maria Zakharova ne sottolinea l’urgenza: “Data l’importanza e l’autosufficienza di questa dichiarazione congiunta, le potenze nucleari hanno deciso di non ritardarne la pubblicazione“.

Più o meno gli stessi toni usati da Michail Gorbačëv e Ronald Reagan a Ginevra nel 1985 o, in tempi più recenti, da Biden e Putin al vertice in Svizzera nel giugno scorso, quando i due leader hanno evidenziato che un’eventuale guerra nucleare non avrebbe vincitori.

Ma c’è anche chi non si fida: Beatrice Fihn, direttrice esecutiva dell’Ican (Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari) ha dichiarato che le parole del P5 non corrispondono alle reali intenzioni: “Scrivono questa ‘bella’ dichiarazione, ma in realtà fanno esattamente l’opposto. Sono in una corsa agli armamenti nucleari, stanno espandendo gli arsenali nucleari, spendendo miliardi per la modernizzazione e sono costantemente preparati per iniziare una guerra nucleare”.

Secondo i dati dell’Arms Control Association (ACA), la Russia possiede la più grande riserva nucleare, con 6.255 testate, seguita da vicino dagli Stati Uniti con 5.550, dalla Cina con 350, Francia con 290 e Regno Unito con 225.

Ci sarebbero anche il Pakistan (165 testate), India (156), Israele (90) e Corea del Nord (40-50), ma questi stati non fanno parte del Trattato di non proliferazione.

Da parte sua la Francia, pur d’accordo con gli altri paesi del P5 per quanto riguarda gli armamenti atomici, sottolinea l’importanza del nucleare come fonte di energia. Già il 9 novembre scorso Macron prometteva “Per la prima volta da decenni, rilanceremo la costruzione di reattori nucleari nel nostro paese”, e oggi Jean-Bernard Lévy, amministratore delegato di EDF (Électricité de France, la maggiore azienda produttrice e distributrice di energia in Francia) ha confermato l’urgenza di costruire nuovi impianti nucleari e spera che il governo prenda presto decisioni sulla programmazione industriale e sul finanziamento: “La nostra speranza è che ci sia consapevolezza che un ulteriore ritardo alla realizzazione dell’impulso politico dato dal Presidente della Repubblica può essere fatto solo a spese di un’industria nucleare che, come possiamo vedere chiaramente, è molto competitiva. Il finanziamento al nucleare ha tassi con un rischio davvero minimo, perché lo Stato è intervenuto in maniera massiccia”.

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