K metro 0 – Bruxelles – L’Europa allo specchio. Sotto i riflettori, una settimana di tensioni – ai confini orientali dell’Ue, lungo la frontiera tra Polonia e Bielorussia – terminata con la conclusione della conferenza mondiale sul clima di Glasgow. In mezzo, altre notizie di rilievo, come il riemergere di focolai di coronavirus in molte
K metro 0 – Bruxelles – L’Europa allo specchio. Sotto i riflettori, una settimana di tensioni – ai confini orientali dell’Ue, lungo la frontiera tra Polonia e Bielorussia – terminata con la conclusione della conferenza mondiale sul clima di Glasgow.
In mezzo, altre notizie di rilievo, come il riemergere di focolai di coronavirus in molte parti della Cina, insieme ad altre più di “contorno” o di “colore”. Come le rivelazioni dell’ex amante di Boris Johnson. L’assenza della regina Elisabetta, indisposta, alla giornata del ricordo (dei caduti della prima guerra mondiale). Il figlio di Gheddafi che si candida alle prossime presidenziali in Libia. E ancora, la rete TV al Jazeera che accusa le forze di sicurezza del Sudan per l’arresto del capo del suo ufficio in questo paese. E infine lo scambio di accuse tra Armenia e Azerbaijan per le sparatorie ai loro confini nei pressi del Nagorno Karabakh.
Bielorussia, i migranti usati come pedine. Per molti giorni, migliaia di migranti dal Medio Oriente, ammassati in Bielorussia, hanno tentato di entrare in Polonia, respinti con la violenza. I governi occidentali accusano il presidente bielorusso Alexander Lukashenko di attirarli nel suo paese per poi spingerli a sfondare la frontiera con la Polonia come ritorsione per le sanzioni dell’Ue contro la Bielorussia. Ma il ministro degli esteri bielorusso, Vladimir Makei replica che la crisi dei migranti è provocata da Bruxelles per imporre nuove sanzioni contro Minsk.
In mezzo, tra i fuochi incrociati delle reciproche accuse, i migranti, al freddo, sotto lo zero, vittime di questo braccio di ferro. Con Lukashenko che minaccia l’Ue: “Noi riscaldiamo l’Europa (col gas proveniente dalla Russia) e loro minacciano di chiudere il confine. Ma che succede se gli tagliamo il gas?”. E’ una bella domanda…
Cop26. Il carbone della discordia. Il summit sul clima di Glasgow si è concluso con un accordo sulla riduzione (“phase down”) dell’uso del carbone. E’ stato il primo vertice della serie in cui si è concentrata l’attenzione sul carbone invece che sull’intera gamma dei combustibili fossili, mettendo così in ombra la dipendenza di gran parte dei paesi sviluppati dalle maggiori fonti di emissioni: petrolio e gas.
E il fatto che Cina e Stati Uniti, nel loro accordo bilaterale, abbiano posto l’obiettivo dell’abolizione (“phase out”) in prospettiva, del carbone, ha provocato la reazione dell’India: concentrarsi soltanto su questo può avere un impatto sproporzionato sui paesi in via di sviluppo. Il problema è di abolire, progressivamente, tutti i combustibili fossili. Ma questo avrebbe un impatto sproporzionato soprattutto sugli Stati Uniti e i paesi ricchi, che dipendono pesantemente da gas e petrolio. L’India ha denunciato questa iniquità ed è stata subito accusata di “ostruzionismo”.
Nuova ondata di contagi in Cina. Si moltiplicano i casi di coronavirus in Cina. Focolai in 21 province: che vuol dire due terzi del paese. Con l’inverno alle porte, la situazione potrebbe peggiorare.
Per ridurre le curve dei contagi, le autorità di Pechino hanno ordinato ai cittadini che hanno visitato altre aree di evitare di recarsi nella capitale. E questa settimana hanno imposto lockdown in varie zone dopo la diffusione dei contagi nei distretti centrali.
Sudan: guai a mostrare le proteste contro i golpisti. Incursione delle forze di sicurezza sudanesi nell’abitazione del capo dell’ufficio della rete TV Al Jazeera nel Sudan, Al Musalami al Kabbashi, arrestato per i servizi trasmessi sulle dimostrazioni contro il golpe del 25 ottobre scorso.
Le proteste sono proseguite in tutto il paese, nonostante una rigorosa sospensione delle comunicazioni via web.
Resta alta la tensione fra Armenia e Azerbaijan. Si è tornato a sparare alla frontiera tra i due paesi sudcaucasici. In guerra per sei anni, per contese territoriali, dopo la fine del conflitto (6.500 morti) nel novembre dello scorso anno, l’Armenia ha ceduto territori controllati da decenni all’Azerbaijan, sostenuto dalla Turchia, ma la tensione, sempre latente è riesplosa con le sparatorie di questa settimana.
Chi si rivede! Gheddafi. Non la buonanima, ovviamente. Ma il figlio, Muammar, che ha annunciato la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali di dicembre. Sfiderà altri concorrenti di peso, come il generale Haftar, l’attuale premier al-Dbeibah, e lo speaker del parlamento Aguila Saleh.
Colori britannici. Nero, come la dark lady (così appare in una foto recente) Jennifer Arcuri, donna d’affari ed ex amante del premier Boris Johnson. In alcuni passi dei suoi diari inediti, pubblicati dal settimanale “The Observer”, la dolce Jennifer rivela dettagli sulle manovre di Johnson per ottenerne le sue grazie, favorendo i suoi interessi economici, nonostante i consigli contrari del suo staff. Col risultato che ora Boris rischia un’indagine giudiziaria per presunzione di cattiva condotta.
Colori sgargianti. Come quelli degli eccentrici capelli e degli abiti indossati dalla regina Elisabetta, che non ha presenziato al Remembrance Day in ricordo dei caduti della prima guerra mondiale, a causa di un mal di schiena. Doveva essere la sua prima riapparizione in pubblico dopo il periodo di riposo prescritto recentemente dai medici. L’ha sostituita, il principe Carlo, che si è presentato in sua vece anche al summit sul clima di Glasgow. La preoccupazione per la salute della regina (95 anni) si va diffondendo sempre più tra i suoi affezionati sudditi. God Save the Queen.