K metro 0 – Bruxelles – La Corte di giustizia dell’Unione europea ha condannato la Polonia a pagare alla Commissione europea la somma di un milione di euro al giorno per non aver sospeso l’applicazione delle disposizioni della normativa nazionale che riguardano in particolare le materie di competenza della sezione disciplinare della Corte Suprema. L’Ue
K metro 0 – Bruxelles – La Corte di giustizia dell’Unione europea ha condannato la Polonia a pagare alla Commissione europea la somma di un milione di euro al giorno per non aver sospeso l’applicazione delle disposizioni della normativa nazionale che riguardano in particolare le materie di competenza della sezione disciplinare della Corte Suprema.
L’Ue ha in sostanza inasprito oggi un duro confronto con lo Stato membro dell’Europa centro-orientale sull’indipendenza giudiziaria e primato del diritto comunitario o nazionale. Una decisione mirata a prevenire quello chiamato “danno grave e irreparabile” all’ordine giuridico e ai valori dell’Ue. La Corte di giustizia europea ha imposto la sanzione dopo una settimana di accesa dialettica verbale in cui la Polonia ha ribadito all’Ue di stare fuori dai suoi affari giudiziari, mentre altri paesi membri dell’Ue hanno insistito che Varsavia non può continuare a monopolizzare i sussidi mentre ignora a suo piacimento i principi democratici e dello Stato di diritto degli altri 26 paesi.
“Non si possono intascare tutti i soldi e rifiutare i valori”, ha così tuonato il primo ministro belga Alexander De Croo, rimproverando la Polonia di trattare l’Ue come “un bancomat”.
La Commissione esecutiva dell’Ue ha richiesto la sanzione fino a quando il governo polacco non agisca per migliorare il funzionamento della Corte suprema polacca e sospeso le nuove leggi ritenute tali da minare l’indipendenza giudiziaria. Il punto del contendere è in sostanza la Camera disciplinare della Corte Suprema, un organo a cui il partito di governo ha conferito il potere di disciplinare i giudici. Molti giudici polacchi vedono difatti quest’organo come uno strumento di pressione su essi stessi affinché si pronuncino a favore delle autorità di governo. Insomma, nessuna separazione fra potere giudiziario e potere politico.
A luglio, la Corte di giustizia europea aveva ordinato la sospensione della Camera disciplinare, ma di fatto è ancora in funzione. Il premier polacco Mateusz Morawiecki aveva dichiarato al Parlamento europeo la scorsa settimana che la Camera sarebbe stata abolita, ma non ha dato una scadenza precisa.
Il confronto serrato arriva in seguito a un vertice europeo: i cambiamenti giudiziari fondamentali che la Polonia avrebbe messo in atto e secondo la quale non minerebbero l’Ue non sono riusciti a convincere i leader chiave del blocco continentale. Tra questi il presidente francese Emmanuel Macron, che ha incontrato il presidente polacco Andrzej Duda a Parigi mercoledì. La recalcitranza di Morawiecki si è poi consolidata in un’intervista con il Financial Times durante il fine settimana. Alla domanda se la Polonia potrebbe vendicarsi usando il potere di veto dell’Ue per bloccare la legislazione sulle questioni climatiche, per esempio, ha così risposto: “Se iniziano la Terza guerra mondiale, difenderemo i nostri diritti con tutte le armi a nostra disposizione”.
L’intervista non è pertanto andata giù ai colleghi dell’Ue di Morawiecki. “State giocando a un gioco pericoloso”, ha detto De Croo. “Si tratta della stragrande maggioranza degli Stati membri – dai Baltici al Portogallo – che concordano che la nostra è un’Unione di valori, non un bancomat”, ha esternato De Croo, alludendo al fatto che la Polonia è stata a lungo uno dei principali beneficiari netti dei fondi Ue.
Il partito nazionalista polacco al governo, Diritto e Giustizia, è stato difatti in conflitto con Bruxelles, da quando ha conquistato il potere nel 2015, su una serie di questioni, tra cui l’immigrazione e i diritti LGBT. La disputa più lunga, tuttavia, si è incentrata proprio sui tentativi del governo polacco di prendere il controllo politico del sistema giudiziario. La questione è arrivata all’inizio di ottobre, quando la Corte costituzionale polacca ha stabilito che alcune parti chiave del diritto comunitario non sono compatibili con la Costituzione della nazione. La corte, piena di lealisti del partito al potere, ha dato la sua opinione dopo che Morawiecki ha chiesto di decidere se il diritto comunitario o quello nazionale hanno la precedenza. La multa imposta mercoledì si aggiunge pertanto a quella giornaliera di 500.000 euro che la Corte di giustizia ha ordinato alla Polonia il mese scorso per aver ignorato l’ingiunzione di chiudere la miniera di lignite di Turow. La sentenza era arrivata in una disputa tra la Polonia e la Repubblica Ceca. La Polonia sostiene che non può fare a meno di circa il 7% dell’energia che la centrale di Turow sta generando. Morawiecki ha affermato che la Polonia è pronta a pagare e può permetterselo. Questi oneri aggiuntivi sul bilancio statale (1,2 milioni di euro più 500mila) arrivano mentre c’è la possibilità che la Polonia non riceva più circa 36 miliardi di euro (42 miliardi di dollari) di fondi Ue destinati alla ripresa dalla pandemia.