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EU-Polonia, Von der Leyen: “profondamente preoccupata”

EU-Polonia, Von der Leyen: “profondamente preoccupata”

K metro 0 – Adnkronos – Bruxelles – Con la Polonia sullo Stato di diritto “continuiamo ad avere un regolare dialogo”, ma “purtroppo la situazione è peggiorata”. Lo sottolinea la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, intervenendo nella plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. Von der Leyen si è detta “profondamente preoccupata” per

K metro 0 – Adnkronos – Bruxelles – Con la Polonia sullo Stato di diritto “continuiamo ad avere un regolare dialogo”, ma “purtroppo la situazione è peggiorata”. Lo sottolinea la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, intervenendo nella plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. Von der Leyen si è detta “profondamente preoccupata” per la sentenza del Tribunale Costituzionale polacco che ha stabilito l’incompatibilità tra la Costituzione polacca e alcune parti del diritto Ue, perché “mette in dubbio le fondamenta dell’Ue”.

Scintille in Aula durante il lungo discorso del primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. Il vicepresidente del Parlamento Europeo Pedro Silva Pereira, che presiede al posto di David Sassoli, in Italia per motivi di salute, ha invitato diverse volte il premier polacco, che ha fatto un discorso ben oltre la mezz’ora, a concludere.

Morawiecki, al secondo richiamo, mentre stava parlando in polacco, si è interrotto e ha apostrofato in inglese il vicepresidente: “Sto arrivando alla fine ma non mi disturbi, per cortesia“. E’ andato poi avanti a parlare per altri minuti. Alla fine del discorso, Pereira (S&D, Portogallo) ha detto: “Noterà che sono stato estremamente flessibile, ma il rispetto del tempo di parola è anche un modo per mostrare rispetto per quest’Aula e per la democrazia europea”. “L’integrazione europea è la nostra scelta, il nostro destino. L’Europa è il nostro posto, non vogliamo andare da nessun’altra parte”, ha detto prima di arrivare alla conclusione: “Lunga vita all’Europa, il posto migliore che ci sia sotto il sole”.

L’Unione Europea, ha continuato, “non è uno Stato, gli Stati membri restano padroni, sovrani dei trattati. Sono gli Stati membri che decidono quali competenze delegare all’Ue“.

“La massima legge in Polonia è la Costituzione – dice – e voglio sottolineare che il Tribunale Costituzionale polacco non ha mai dichiarato che quanto previsto dai trattati Ue è incompatibile con la legge polacca. Ha detto che una specifica interpretazione del diritto Ue” confligge con la Costituzione polacca. Morawiecki ha parlato di una “rivoluzione strisciante” operata dalle istituzioni Ue, sfruttando la “logica del fatto compiuto” per allargare surrettiziamente le proprie competenze a danno degli Stati nazionali, ma ha anche proposto che la Corte di Giustizia dell’Ue istituisca una sezione di cui dovrebbero far parte giudici costituzionali nazionali, cosa che a suo giudizio faciliterebbe il dialogo tra la Corte di Lussemburgo e le singole Corti Costituzionali.

La Polonia “non si lascerà intimidire, vogliamo un dialogo chiaro. C’è spazio per il dialogo tra noi, ma non consentiremo mai che ci siano diktat nei confronti degli Stati membri. Abbiamo molto in comune, ma ci sono differenze tra noi: dobbiamo concordare che esistono delle differenze”, attacca ancora.

Rigettiamo il linguaggio delle minacce e del fatto compiuto. Non permetterò – ha sottolineato – che politici Ue ricattino la Polonia: il ricatto non deve essere un mezzo per le politiche condotte nei confronti di uno Stato membro. Siamo un Paese fiero: abbiamo una delle storie più antiche come Stato e come democrazia. Nel 1939 abbiamo combattuto il Terzo Reich e nel 1991 Solidarnosc ha combattuto contro un altro sistema totalitario”. “Non rimarremo in silenzio mentre il nostro Paese viene attaccato in modo parziale, anche in quest’Aula”, conclude.

Morawiecki, in base ai tempi allocati a ciascun oratore, avrebbe dovuto parlare per 5 minuti, con 5 minuti di replica: ha parlato per oltre 35 minuti. Per l’eurodeputato del Ppe Siegfried Muresan, Morawiecki “ha violato le regole nel momento in cui è entrato nel Parlamento Europeo. Ha violato una regola, sapeva che lo stava facendo e non se ne è curato. Tutti lo hanno visto”.

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