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Republika Srpska: Le discutibili pretese della Bosnia di Dodik

Republika Srpska: Le discutibili pretese della Bosnia di Dodik

K metro 0 – Sarajevo – Il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik minaccia di intensificare i suoi sforzi per tagliare i legami tra la Republika Srpska, a maggioranza serba, dove il suo partito Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti è al potere e il resto della Bosnia. Ma fino a che punto le sue minacce e le sue

K metro 0 – Sarajevo – Il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik minaccia di intensificare i suoi sforzi per tagliare i legami tra la Republika Srpska, a maggioranza serba, dove il suo partito Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti è al potere e il resto della Bosnia. Ma fino a che punto le sue minacce e le sue rivendicazioni sono seriamente fondate?

Dopo aver incontrato i diplomatici stranieri il 14 ottobre, Dodik ha paventato l’eventualità che alcuni paesi possano trarre ispirazione da Washington e minacciare sanzioni contro coloro che pensano stiano destabilizzando la regione.

Ma Dodik, apparentemente imperterrito, intende procedere per la sua strada. Il primo passo è un’iniziativa per invalidare, nella Republika Srpska, tutte le decisioni prese dall’Ufficio dell’Alto Rappresentante, che ha sovrainteso alla pace sin dalla guerra del 1992-95 che provocò circa 100.000 morti.

Dodik ritiene che le tensioni in Bosnia siano fomentate da potenze straniere che vogliono creare, secondo lui, “uno Stato musulmano” e avverte che qualsiasi mossa dell’Unione Europea per escludere la Republika Srpska dalle sue iniziative in questo paese non farebbe altro che “cementare l’indipendenza” di questa entità politica.

Ha poi annunciato di avere assunto il controllo di caserme militari nella Republika Srpska, che sono ora gestite dalle forze armate bosniache, sull’esempio della Slovenia quando si separò dalla Jugoslavia federale nel 1991. Tutto è avvenuto in modo pacifico, ha detto, nonostante il fatto che molte persone morirono durante i 10 giorni di combattimenti in Slovenia prima che l’esercito jugoslavo, dominato dai serbi, si ritirasse.

E ha dichiarato inoltre che da un sondaggio tra i soldati delle forze armate bosniache è emersa una forte propensione tra i serbi all’adesione a un esercito della Republika Srpska, che poteva contare, ha affermato, sul sostegno cinese, rivelando che aveva richiesto il sostegno della Russia nel caso in cui l’UE avesse tagliato i suoi aiuti finanziari.

Rivolgendosi ai giornalisti, ha fatto sapere che entro pochi giorni il parlamento della Republika Srpska deciderà di revocare il consenso alla riforma dell’esercito, dell’Alto Consiglio della magistratura, del sistema fiscale e di altre istituzioni.

“Approveremo leggi che dichiareranno nulle e inapplicabili le leggi della Bosnia ed Erzegovina che sono state imposte da qualsiasi Alto Rappresentante”, ha affermato.

Ai sensi dell’accordo di pace di Dayton del 1995 che ha posto fine alla guerra, i firmatari dovranno astenersi da qualsiasi azione – con le minacce o l’uso della forza o con altri mezzi – contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica della Bosnia-Erzegovina.

L’allegato 10 obbliga le parti a cooperare pienamente con l’Alto rappresentante e il suo staff, come pure con le organizzazioni e le agenzie internazionali. Dichiara inoltre che l’Alto Rappresentante ha l’ultima parola nell’interpretazione dell’Accordo.

Ai sensi della Costituzione bosniaca (allegato 4 dell’Accordo di pace di Dayton), le distinte Entità (la Republika Srpska e la Federazione di Bosnia ed Erzegovina) sono obbligate a rispettare il dettato costituzionale a livello statale nelle leggi che approvano.

Nel 1999, quando il parlamento della Republika Srpska cambiò le modalità di applicazione sul suo territorio di cinque leggi approvate nel parlamento statale bosniaco, l’allora Alto rappresentante, Wolfgang Petritsch, annullò le decisioni, affermando che né il governo della Republika Srpska né il governo dell’altra Entità (la Federazione di Bosnia ed Erzegovina), avevano le competenze per respingere o modificare le decisioni prese dal Consiglio dei ministri bosniaco.

Le leggi cui fa riferimento Dodik – sulla Procura della Bosnia e Erzegovina, sui servizi segreti (OSA), sull’agenzia di investigazione e protezione dello Stato (SIPA), e sugli appalti pubblici – sono state adottate dal parlamento statale bosniaco.

Secondo Dodik l’attività della Procura bosniaca sarebbe stata vietata sul territorio della Republika Srpska. E per sbloccare la situazione ha dichiarato ai giornalisti di voler seguire l’esempio della Slovenia e della sua secessione pacifica.

La Slovenia è stata la prima repubblica a separarsi dalla Jugoslavia, ma il distacco in realtà non è stato pacifico.

Dopo che un’enorme maggioranza votò per l’indipendenza in un referendum del dicembre 1990, scoppiarono combattimenti con l’esercito popolare jugoslavo che durarono per 10 giorni.

Secondo i dati ufficiali, 44 soldati dell’esercito jugoslavo perirono e 146 rimasero rimasti feriti. Le forze slovene registrarono 19 morti e 182 feriti. Furono uccisi anche dodici cittadini stranieri.

Perché i giovani lasciano la Republika Srepska?

Dodik ha accusato l’UE di attirare lavoratori istruiti e formati a spese del suo paese: “Abbiamo accantonato somme enormi per istruire giovani capaci cresciuti qui da noi, che hanno studiato e sono diventati esperti professionisti. Per far questo erano necessari insegnanti e bune scuole, elettricità e computer… Era necessario offrire assistenza sanitaria gratuita a tutti i bambini ed è quello che ha fatto la Republika Srpska. Quando calcoliamo quel che l’UE ci ha dato e quel che ci ha tolto, in modo subdolo e indiretto, è molto più di quanto abbiamo ottenuto in cambio”.

La situazione demografica nella Republika Srpska è tutt’altro che invidiabile. Non sono più solo i poveri e i disoccupati ad andarsene. Anche giovani ben istruiti e altamente qualificati stanno emigrando e portano con sé le loro famiglie, alla ricerca di una migliore retribuzione e di una migliore qualità della vita.

Secondo una ricerca condotta nel 2017 dal Centro Studi Elettorali, dal CIS e della Fondazione Heinrich Böll, la disoccupazione è ancora il principale motore dell’emigrazione, ma altri fattori sono l’ambiente socio-economico generale, l’assistenza sanitaria, l’instabilità e altre questioni.

La maggior parte dei serbi nelle forze armate bosniache vuole passare nell’esercito della Republika srepska?

Durante la conferenza stampa, Dodik ha affermato che era stato condotto un sondaggio tra i membri delle forze armate bosniache, secondo il quale circa l’80% delle truppe serbe era pronto a “lasciare il servizio e a confluire nelle nuove strutture della Republika Srpska dopo l’adozione della legge sull’esercito”. Ma non ha fornito dettagli su chi ha condotto il sondaggio o quando.

Il capo dello stato maggiore congiunto delle forze armate bosniache, Senad Masovic, ha confutato l’affermazione di Dodik, dichiarando a Klix.ba PIL quarto portale web più visitato in Bosnia ed Erzegovina che in realtà non era stato effettuato alcun sondaggio ufficiale, che oltretutto, ha spiegato, rappresenterebbe una violazione delle leggi e delle procedure”.

La Republika Srpska può cavarsela senza il sostegno finanziario dell’UE?

Contemplando la possibilità che l’UE interrompa i suoi prestiti e donazioni alla Republika Srpska, Dodik ha affermato che la Cina colmerà il divario.

E quando i giornalisti gli hanno chiesto se avesse cercato un qualche tipo di aiuto dalla Russia, ha risposto di non aver chiesto alcuna assistenza militare.

Secondo i dati del ministero delle Finanze bosniaco, la Republika Srpska ha un debito estero di 3,5 miliardi di marchi bosniaci (1,79 miliardi di euro) su un totale di 8,6 miliardi di marchi dell’intera Bosnia. La Banca europea per gli investimenti (BEI), è il maggior creditore della Republika Srpska con prestiti per oltre un miliardo di marchi bosniaci [510 milioni di euro]. Ciò equivale a quasi un terzo di tutti i prestiti alla Republika Srpska. Un altro prestito di 1 miliardo di marchi bosniaci è stato emesso dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale.

I creditori della Republika Srpska includono diversi paesi dell’UE, come Belgio, Spagna, Portogallo, Polonia, banche tedesche e austriache, la Commissione europea e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS).

Più della metà del debito totale proviene dai paesi dell’UE. Secondo i dati ufficiali del ministero delle Finanze bosniaco aggiornati alla fine del 2020, Cina e Russia non erano tra i creditori della Republika Srpska.

I dati della Banca centrale indicano che i principali investitori in Bosnia tra maggio 1994 e dicembre 2019 sono stati Austria, Croazia, Serbia, Slovenia, Paesi Bassi, Russia, Germania, Italia, Gran Bretagna e Svizzera.

Secondo un rapporto sugli investimenti esteri diretti, sebbene negli ultimi anni si sia registrato un aumento degli investimenti dalla Russia e dal Medio Oriente, gli Stati dell’UE rimangono gli investitori più importanti in Bosnia.

Solamente negli ultimi anni la Cina ha effettuato investimenti più significativi nella Republika Srpska, concedendo prestiti per progetti, principalmente per infrastrutture come autostrade o impianti per la produzione di energia elettrica.

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