K metro 0 – Zurigo – Tre giorni dopo l’11 settembre, cristiani e musulmani si erano riuniti a Gerusalemme per manifestare solidarietà contro il terrorismo. “Partecipiamo al vostro dolore”, c’era scritto in un cartello: una foto ricordo toccante che lasciava sperare in un corso diverso degli eventi… Ma dopo due decenni di “guerra al terrore”
K metro 0 – Zurigo – Tre giorni dopo l’11 settembre, cristiani e musulmani si erano riuniti a Gerusalemme per manifestare solidarietà contro il terrorismo. “Partecipiamo al vostro dolore”, c’era scritto in un cartello: una foto ricordo toccante che lasciava sperare in un corso diverso degli eventi…
Ma dopo due decenni di “guerra al terrore” l’effetto di quegli attentati del 2001 è stato drammatico per la vita dei musulmani nei paesi occidentali. Da allora, i musulmani in Occidente sono stati guardati con sospetto.
In Svizzera, per esempio, circa la metà dei cittadini pensa che l’Islam sia un pericolo per la sicurezza nazionale.
Secondo un’indagine pubblicata dal Centro Studi sulla Sicurezza di Zurigo, è emerso che nonostante il 56% della popolazione creda che l’Islam sia una religione pacifica, il 46% la vede come una minaccia.
Quando qualcuno in Svizzera si lamenta di una discriminazione per motivi religiosi, si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di cittadini di fede islamica. Stando ai dati di un’inchiesta condotta dall’Ufficio federale di statistica nel 2016, è stato accertato che il 12% degli intervistati ha subito discriminazioni a causa della propria religione. Un terzo di questi erano musulmani.
Si tratta di un’inchiesta che l’Ufficio federale di Statistica (UST) conduce ogni due anni, a partire dal 2016, nel quadro del censimento della popolazione, sulla “Convivenza in Svizzera”. Lo scopo è quello di monitorare in modo sistematico gli atteggiamenti razzisti e discriminatori, che anche nella “felice” repubblica di Guglielmo Tell sono più diffusi di quanto non si pensi.
I risultati delle indagini del 2016 e del 2018 e dei moduli di approfondimento del 2019 sullo stile di vita nomade e del 2017 sugli atteggiamenti verso i neri sono pubblicati sul sito: Internet dell’UST.
Si è visto così che i musulmani in Svizzera sono regolarmente vittime di manifestazioni di razzismo, come gli insulti verbali o le difficoltà di integrazione sul posto di lavoro.
Una discriminazione strutturale
Ma i musulmani non hanno dovuto aspettare l’11 settembre per essere discriminati in Europa. Gli atteggiamenti sfavorevoli all’Islam, dopo tutto, risalgono a diversi secoli fa e hanno plasmato parte della storia europea.
“Nel Medioevo c’era la guerra e la propaganda ostile da entrambe le parti”, dice Andreas Tunger-Zanetti, ricercatore di studi religiosi all’Università di Lucerna.
Un esempio potrebbe essere lo status concesso agli algerini sotto il dominio coloniale francese: potevano acquisire la cittadinanza francese solo dopo aver rinunciato alla loro fede islamica.
Il sentimento antimusulmano
Questo sostrato preesistente di islamofobia è stato soltanto rafforzato dagli attentati dell’11 settembre, percepiti come un punto di svolta nella storia delle relazioni tra l’Occidente e il mondo islamico. “Da allora, l’Islam è stato visto come la principale minaccia al modello occidentale”, spiega Darius Farman, un ricercatore del Centro Studi sulla Sicurezza del Politecnico federale di Zurigo.
L’allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush non ha esitato, del resto, a parlare di “crociata” per giustificare la sua lotta contro i terroristi. Questi atteggiamenti negativi nei confronti dei musulmani in Europa e negli Stati Uniti sono stati ulteriormente rafforzati dagli attacchi terroristici di Madrid e Londra nel 2004 e 2005, dove persero la vita circa 250 persone (200 in Spagna, 50 in Gran Bretagna) in una serie di attacchi coordinati.
“Quello è stato il momento in cui l’Europa si è resa conto che il terrorismo non avveniva solo dall’altra parte dell’Atlantico”, dice Tunger-Zanetti.
Il nemico interno
La propaganda jihadista che ha proliferato online e in alcune moschee dopo l’11 settembre ha reso facile per la gente demonizzare l’Islam nel suo complesso. Quando il terrore jihadista è arrivato in Europa, l’Islam è diventato una potenziale minaccia anche per la Svizzera. Tunger-Zanetti la mette così: “Se sento parlare dell’Islam solo in relazione alle guerre o agli attacchi terroristici, allora ho inevitabilmente la sensazione che ci sia una forte connessione tra questa religione e il terrorismo”.
Sul piano politico, l’Islam e i migranti musulmani sono diventati una questione di sicurezza, dice Hansjörg Schmid, direttore del Centro svizzero per l’Islam e la società dell’Università di Friburgo.
Un circolo vizioso
Nel concreto, questo sospetto generalizzato verso tutti i musulmani ha dato loro l’impressione di non essere benvenuti nei paesi occidentali. E ciò a sua volta li confonde. “Nella loro esperienza personale, forse, hanno avuto esperienze molto positive, e quindi non riescono a capire la discrepanza con i discorsi che sentono nel dibattito pubblico”, osserva Schmid.
Dal canto loro, i propagandisti della Jihad approfittano di questa paura e di questa confusione, fomentando ulteriormente le divisioni nelle società occidentali, col risultato di accentuare, per contraccolpo, le discriminazioni. Molte ricerche dimostrano in effetti che le discriminazioni possono essere un fattore motivante significativo per la radicalizzazione jihadista.
“Perché questo è proprio l’obiettivo dei terroristi: accentuare le differenze e sfruttarle”, avverte Schmid.