K metro 0 – Lubiana – “L’Unione europea ribadisce il suo sostegno inequivocabile alla prospettiva europea dei Balcani occidentali e accoglie con favore l’impegno dei partner dei Balcani occidentali a favore della prospettiva europea“. Questa la dichiarazione concordata oggi a Brdo in Slovenia al vertice Ue-Balcani occidentali dai 27 leader dell’Ue, che arriva, tuttavia, in
K metro 0 – Lubiana – “L’Unione europea ribadisce il suo sostegno inequivocabile alla prospettiva europea dei Balcani occidentali e accoglie con favore l’impegno dei partner dei Balcani occidentali a favore della prospettiva europea“. Questa la dichiarazione concordata oggi a Brdo in Slovenia al vertice Ue-Balcani occidentali dai 27 leader dell’Ue, che arriva, tuttavia, in un momento di stallo nell’offerta di adesione.
I big del Vecchio Continente hanno difatti assicurato alle controparti balcaniche che il blocco continentale rimane impegnato a lasciarli entrare, ma non ha offerto alcun progresso concreto sulla loro adesione. Al summit hanno partecipato, fra l’altro, il presidente della Bulgaria Rumen Radev, il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente della Serbia Aleksandar Vucic.
S’è discusso anche di un sostegno economico di miliardi di euro per i vicini orientali al castello di Brdo in Slovenia, paese che attualmente detiene la presidenza di turno dell’Ue. “Vogliamo mandare un messaggio molto chiaro e questo messaggio è che i Balcani occidentali appartengono all’Unione europea, li vogliamo nell’Unione europea”, ha ribadito Ursula von der Leyen al suo arrivo per i colloqui. Ma non ci saranno svolte all’incontro con i leader di Albania, Bosnia, Serbia, Montenegro, Macedonia del Nord e Kosovo sul tortuoso percorso verso l’adesione. E cresce al contempo la preoccupazione che la frustrazione per anni di attesa possa spingere alcuni paesi candidati ad avvicinarsi di più alla Russia e alla Cina.
“Siamo una famiglia europea… e sono profondamente convinta che condividiamo lo stesso destino”, ha aggiunto la presidente della Commissione Ue, ma la spinta per l’allargamento, si è fermata negli ultimi anni. Questo perché alcuni membri più ricchi temono di scatenare una nuova ondata di migrazione e alcuni candidati lottano con le riforme richieste, specialmente sulle norme democratiche.
“In Lettonia, il processo di adesione all’Unione europea è stato il punto di svolta in termini di riforme, e naturalmente nei Balcani occidentali c’è ancora tanta strada da fare”, ha dichiarato il primo ministro lettone Arturs Krisjanis Karins. Tuttavia, ha ammonito, “o l’Europa allunga la mano e tira questi paesi verso di noi o qualcun altro l’allungherà e tirerà i paesi in un’altra direzione”. Il ché fotografa perfettamente la crescente preoccupazione dell’Ue per le incursioni di Mosca e Pechino, che hanno inviato milioni di vaccini contro il coronavirus nella regione. Mosca ha profondi legami culturali con le nazioni ortodosse, mentre Pechino ha erogato importanti prestiti nei Balcani occidentali, compreso un discusso miliardo di dollari per una strada che il Montenegro sta ancora tentando di pagare. In risposta, L’Ue ha pubblicizzato un pacchetto di investimenti economici “senza precedenti” da 30 miliardi di euro per l’intero territorio candidato. I funzionari europei promettono anche miglioramenti “tangibili” per gli abitanti dei Balcani, come il rafforzamento dei tassi di vaccinazione per eguagliare i livelli dell’Ue nel 2021 e la cessazione delle tariffe di roaming telefonico.
Sembra così una consolazione per i paesi candidati che stanno ancora soffrendo, dopo che Francia, Danimarca e Paesi Bassi hanno inizialmente bloccato i colloqui di adesione con Albania e Macedonia del Nord nel 2019. La Bulgaria da allora è diventata il principale ostacolo all’allargamento, impedendo che la Macedonia del Nord inizi il processo di adesione a causa di una disputa sulla storia e la lingua. I leader dei due paesi si sono difatti incontrati con le controparti di Francia e Germania, ma nessun avvicinamento è stato registrato prima delle elezioni in Bulgaria previste il mese prossimo.
“Non mi faccio illusioni su una rapida adesione all’Ue”, ha pertanto detto con amarezza il presidente serbo Aleksandar Vucic, il cui paese ha presentato domanda di adesione all’Ue già nel 2009. “Le esigenze politiche dell’Unione europea sono tali che l’allargamento dei Balcani non è una questione dominante né popolare”.
Bruxelles ha poi tentato un accordo diplomatico per alleviare le tensioni tra Serbia e Kosovo. Gli ex nemici erano, infatti, ai ferri corti dopo che il Kosovo ha vietato alle auto con targhe serbe di entrare nel suo territorio. Il Kosovo ha proclamato l’indipendenza dalla Serbia nel 2008, un decennio dopo una guerra tra guerriglieri di etnia albanese in cerca di indipendenza e le forze serbe. Circa 100 paesi, compresi tutti i membri dell’Ue tranne cinque, hanno riconosciuto la decisione, ma non la Serbia o i suoi alleati Cina e Russia. Il dialogo mediato dall’Ue tra i due vicini dei Balcani, lanciato un decennio fa, non è riuscito tuttavia a raggiungere la normalizzazione dei loro legami.
I diplomatici hanno anche respinto la richiesta della Slovenia di impegnarsi ad assorbire gli aspiranti paesi dei Balcani occidentali entro il 2030. I leader dell’Ue hanno pertanto chiuso il summit con una dichiarazione finale solo dopo una feroce contrattazione. Il blocco dei 27 “riconferma il suo impegno al processo di allargamento”, ma la strada verso l’allargamento alla regione rimane ancora lunga.
Leggi anche:
Tribunale Aia: I veterani di guerra del Kosovo si dichiarano innocenti dalle accuse