K metro 0 – Città del Messico – Nunca mas! Mai più. Lo Stato messicano non deve mai più permettere abusi, ingiustizie o discriminazioni contro gli Yaqui o qualsiasi altro gruppo etnico o culturale”. Lo ha proclamato, solennemente, martedì, il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, durante una cerimonia nello Stato settentrionale di Sonora, a
K metro 0 – Città del Messico – Nunca mas! Mai più. Lo Stato messicano non deve mai più permettere abusi, ingiustizie o discriminazioni contro gli Yaqui o qualsiasi altro gruppo etnico o culturale”.
Lo ha proclamato, solennemente, martedì, il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, durante una cerimonia nello Stato settentrionale di Sonora, a conclusione delle celebrazioni per il 200esimo anniversario dell’indipendenza nazionale dal dominio spagnolo.
Un’indipendenza, viceversa, mai concessa al popolo Yaqui, che per due volte, nel XIX secolo, aveva tentato, senza successo, di dar vita a un proprio Stato.
Stanziati in una regione che comprende il bacino del fiume Yaqui e si estende fra gli Stati di Sonora, nel Messico settentrionale, e l’Arizona, nel sud degli Stati Uniti, questa popolazione è costituita da amerindios, nativi americani di origine atzeca, vittime di dure repressioni per le loro sollevazioni contro lo Stato centrale.
La prima nel 1820, quando tentarono di riunire le tribù Mayo, Opata e Pima per creare un’entità territoriale autonoma. La seconda intorno al 1866 che portò a deportazioni in massa degli Yaqui verso la penisola dello Yucatan.
Obrador ha chiesto scusa ufficialmente agli indigeni Yaqui per i crimini commessi dallo Stato messicano contro i loro antenati, come quelli perpetrati, ad esempio, durante” il regime del dittatore Porfirio Diaz, il cosiddetto “portfiriato” (1884-1911).
Siamo qui per cercare di riparare il più possibile i danni che sono stati inflitti al popolo Yaqui”, ha dichiarato Obrador, che a maggio si è anche scusato con gli indigeni Maya per gli abusi passati.
Il governo è impegnato in un “piano di indennizzi” che prevede la restituzione di terre sottratte (fino a 20.000 ettari), il diritto di accesso all’acqua e un ampio programma di assistenza sociale.
“Il piano di giustizia non è un regalo. Non è un programma di assistenza sociale”, ha detto il rappresentante Yaqui Jesus Patricio Varela alla festa per l’indipendenza nazionale del Messico.
Secondo molti indigeni, considerate la povertà, l’emarginazione e le controversie territoriali ancora in atto, c’è poco da festeggiare.
Stanno cercando di “restituirci- ha aggiunto Varela – ciò che è nostro: il territorio che ci è stato tolto, l’acqua che ci è stata limitata, la dignità che ci hanno rubato.
(AFP)