K metro 0 – Roma – Su tutti i giornali e notiziari televisivi si è parlato della crisi energetica in corso che interessa sia l’Europa sia l’Italia e cambierà molto nell’economia del Vecchio Continente. Le minacciate carenze di gas naturale ed energia che colpiranno i cittadini e l’industria europei nei prossimi mesi stanno già esercitando
K metro 0 – Roma – Su tutti i giornali e notiziari televisivi si è parlato della crisi energetica in corso che interessa sia l’Europa sia l’Italia e cambierà molto nell’economia del Vecchio Continente. Le minacciate carenze di gas naturale ed energia che colpiranno i cittadini e l’industria europei nei prossimi mesi stanno già esercitando un’estrema pressione sui prezzi dell’energia e conseguentemente sui singoli governi. I governi dell’Europa stanno cercando di evitare le proteste che saranno molto probabili se non si fa qualcosa per evitare bollette energetiche estremamente elevate. Nello stesso tempo, l’industria chiede ai governi di aiutare a prevenire possibili sospensioni delle principali produzioni e anche un innalzamento eccessivo dei costi delle produzioni stesse.
In sintesi, la ripresa economica seguita alla pandemia da virus di Wuhan e una fortissima richiesta di gas dalla Cina Popolare hanno aumentato la domanda globale (le maggior parte delle navi di trasporto di gas liquefatto vanno verso Pechino e non come auspicabile verso l’Europa), provocando una corsa dei prezzi e complicando l’opera di ricostituzione delle scorte.
C’è un’aperta discussione in merito delle forniture di gas russe e il ruolo futuro di Nord Stream 2, il nuovo gasdotto russo-tedesco, che è minacciato dalle sanzioni statunitensi e le proteste in alcuni stati dell’Europa orientale. Sembrerebbe che il leader russo Vladimir Putin abbia ancora una volta il coltello dalla parte del manico poiché è cosciente che senza ulteriori e sostanzialmente maggiori forniture di gas naturale all’Europa, i consumatori e l’industria dovrebbero prepararsi per un possibile inverno difficile (e anche freddo). La diversificazione dell’approvvigionamento di gas in Europa è stata un probabile errore soprattutto il disinvestimento dagli idrocarburi e gli investimenti su vasta scala nelle energie rinnovabili, senza rendersi conto che la spina dorsale del sistema economico europeo è ancora legato agli idrocarburi. Alcuni esperti continuano a sostenere che per il prossimo futuro gli idrocarburi, compreso il carbone, svolgeranno un ruolo importante o addirittura preponderante nel settore energetico del Vecchio Continente.
Guardando all’attuale situazione, che è principalmente legata ai prezzi più alti dell’energia, che si sono verificati negli ultimi decenni, è necessario decidere se credere nelle rinnovabili, Green Deal o Net-Zero, è positivo e andrà sostenuto.
Bruxelles, Londra, Berlino e Roma, dovrebbero iniziare a cambiare il loro approccio all’energia e all’economia del futuro. Non sono ancora attivi nuovi accordi di gas a lungo termine o su larga scala con nuovi produttori non russi. Negli ultimi anni, quando un eccesso di gas globale stava colpendo il mercato, gli accordi potevano e avrebbero dovuto essere fatti con Egitto, Qatar e si doveva pensare gli investimenti in grandi aree di stoccaggio. Senza quest’ultimi, i giganti dell’offerta come la Russia di Putin hanno “tutte le carte in mano” e nei prossimi mesi dovrebbero essere fatte nuove valutazioni su come affrontare questa situazione perché sarà necessario fare accordi con nuovi fornitori e anche un nuovo approccio di cooperazione energetica con Mosca, tenendo comunque presente la scoperta di un enorme giacimento in Arabia saudita. Rendersi conto che la Russia è, e sarà comunque a breve, il principale fornitore di petrolio e gas del continente europeo è forse difficile da digerire per la maggior parte dei politici europei e dei sostenitori delle energie rinnovabili, ma è un dato di fatto. Ricordiamo che la Berlino a guida Merkel “si è messa a posto” con Gas Stream 2 (sempre ammesso che non vada tutto “ a gambe all’aria dopo le prossime elezioni in Germania). Come gia evidenziato, molti governi europei sono quindi preoccupati che i prezzi più alti dell’energia o la carenza di prodotti di consumo portino a disordini soprattutto per il rialzo dei prezzi di gas ed energia elettrica. Ma tra i motivi di questa “impennata dei costi” c’è anche la crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2, chiamati con un acronimo ETS (Emission Trading Scheme). Come purtroppo noto il sistema di “emissioni” stabilito dall’UE si basa essenzialmente su un principio: le grandi aziende di tutta Europa (in Italia sono più di mille) , devono pagare per poter inquinare. Negli ultimi mesi c’è stato un incremento dei costi dei permessi delle emissioni di CO2. Ma il meccanismo è tale da dar luogo a delle speculazioni, perché si è creato un sistema complesso e poco chiaro per cui il sistema delle autorizzazioni a inquinare per le aziende europee consente che le stesse acquistino, ricevano e scambino le quote di emissione. In pratica se un’azienda inquina di più di quanto previsto si trova costretta a comprare altri permessi, aggiungendo quindi un nuovo costo, mentre chi riuscirà a ridurre le emissioni può invece venderli. A causa delle politiche europee restrittive è cresciuta la domanda di permessi e , conseguentemente, avviene un aumento dei prezzi dei diritti. Che sono oggi a circa 50 euro per tonnellata di CO2, un costo che le aziende devono poi recuperare e che va a finire sui costi della bolletta energetica e quindi sulle tariffe dei consumatori.
Per garantirsi gli approvvigionamenti di materia prima, l’Italia si è attrezzata con una serie di gasdotti provenienti da Russia, Libia, Algeria e dal Mare del Nord. In particolare, l’Italia potrà contare sul gas algerino almeno fino al 2027. Comunque, in Italia, sarà l’Autorità per l’Energia, a stabilire nel suo aggiornamento trimestrale di quanto sarà l’aumento che si era ipotizzato potesse arrivare a 100 euro l’anno per la luce e a 400 euro per il gas. Il nostro governo aveva stanziato più di un miliardo di euro perché’ gli effetti dei rialzi non fossero eccessivi per i consumatori e ora si è saliti a 2,5 miliardi per tagliare i costi fissi. Per tutti gli utenti l’Iva sul gas oggi prevista al 10 e al 22%, a seconda del consumo, viene abbassata al 5%. Una riduzione che vale per l’ultimo trimestre del 2021, da ottobre a dicembre. Le nuove misure sull’elettricità intervengono invece a vantaggio degli oltre 3 milioni di persone che già oggi beneficiano del “bonus sociale elettrico”, uno sconto in bolletta che da quest’anno viene applicato direttamente senza bisogno di fare alcuna richiesta. In particolare, per queste famiglie “sono tendenzialmente azzerati gli effetti del futuro aumento della bolletta”.
Il Generale Inverno si sta approssimando, speriamo che sia mite.
Generale Giuseppe Morabito
Membro del Direttorio della NATO Defence College Foundation