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Svizzera: Certificato Covid, aziende poco interessati a richiederlo

Svizzera: Certificato Covid, aziende poco interessati a richiederlo

K metro 0 – Zurigo – A partire da domani sarà esteso in tutta la svizzera, l’obbligo di esibire il certificato COVID e i datori di lavoro potranno prevederne l’impiego delle misure di protezione ai loro dipendenti. Il Consiglio federale ha deciso di estendere l’obbligo del certificato alle persone a partire dai 16 anni fino

K metro 0 – Zurigo – A partire da domani sarà esteso in tutta la svizzera, l’obbligo di esibire il certificato COVID e i datori di lavoro potranno prevederne l’impiego delle misure di protezione ai loro dipendenti. Il Consiglio federale ha deciso di estendere l’obbligo del certificato alle persone a partire dai 16 anni fino al 24 gennaio 2022. Ma un sondaggio del SonntagsBlick mostra però che le grandi aziende e le amministrazioni pubbliche hanno poco interesse a richiedere il pass.

Infatti, secondo quanto riportato da Keystone-ATS, il gruppo Migros, che impiega circa 90.000 persone in tutta la Svizzera, si esprime in modo chiaro: “non vediamo il bisogno e non richiederemo il pass”, ha detto un portavoce. L’azienda si affida al piano di protezione esistente, che ha dato buon esito.

Simili le posizioni in altri gruppi. “La dimostrazione della vaccinazione non è richiesta”, fa sapere Credit Suisse. Il concorrente UBS scrive: “nei nostri uffici per il momento non introdurremo la certificazione obbligatoria”. Swisscom dichiara che il certificato non è d’obbligo per i dipendenti, né sono attualmente previsti cambiamenti.

Molte altre aziende non hanno ancora approfondito la questione: FFS, La Posta, Coop, Nestlé, Novartis e Roche non possono ancora dire se procederanno ad adeguamenti. Lo stesso quadro viene espresso dai datori di lavoro pubblici.

Secondo il SonntagsBlick particolarmente sorprendente il fatto che “l’amministrazione federale ricorrerà alla possibilità di verificare i certificati dei suoi dipendenti solo in situazioni molto specifiche”, indica al domenicale un portavoce Ufficio federale del personale (UFPER). La motivazione alla base: da un lato le unità amministrative hanno già piani di protezione ben funzionanti, dall’altro per un datore di lavoro pubblico l’asticella dei controlli si alza. “Per elaborare dati sensibili dei collaboratori l’amministrazione federale deve poter fare affidamento su una base giuridica formale: l’ordinanza Covid non è sufficiente”, spiega l’addetto stampa.

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