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Unione Europea: Missione a Kabul. Sì, ma… a quali condizioni?

Unione Europea: Missione a Kabul. Sì, ma… a quali condizioni?

K metro 0 – Bruxelles – I paesi membri dell’UE non escludono una “presenza” congiunta a Kabul per aiutare le evacuazioni. Se le condizioni di sicurezza lo consentiranno, ha precisato il “ministro degli Esteri” dell’Unione, Josep Borrell. “Dobbiamo impegnarci con il nuovo governo in Afghanistan, il che non significa un suo riconoscimento”, ma semplicemente “un

K metro 0 – Bruxelles – I paesi membri dell’UE non escludono una “presenza” congiunta a Kabul per aiutare le evacuazioni. Se le condizioni di sicurezza lo consentiranno, ha precisato il “ministro degli Esteri” dell’Unione, Josep Borrell.

“Dobbiamo impegnarci con il nuovo governo in Afghanistan, il che non significa un suo riconoscimento”, ma semplicemente “un impegno operativo”, ha dichiarato apertamente il responsabile della politica estera europea in seguito a una riunione dei ministri degli esteri dei paesi membri dell’Unione in Slovenia.

E questo impegno operativo aumenterà a seconda del comportamento del governo di Kabul. Per valutarlo, Borrell ha esposto una serie di “parametri di riferimento” che le nuove autorità dovrebbero rispettare mentre i talebani si preparano ad annunciare un nuovo governo dopo aver preso il potere.

I criteri sono molto chiari e inequivocabili: l’Afghanistan non deve diventare una base per il terrorismo, il nuovo governo deve garantire il rispetto dei diritti delle donne e della libertà di informazione e, infine, va assicurata la formazione di un governo “inclusivo e rappresentativo” che consenta un eguale accesso agli aiuti.

I talebani, inoltre, ha detto Borrell, devono consentire ai cittadini stranieri e afghani a “rischio” di lasciare il paese anche dopo la fine delle evacuazioni guidate dagli Stati Uniti, appena terminate.

Riflettendo sulle conseguenze degli eventi in Afghanistan e sulle lezioni che ne derivano per l’impegno operativo dell’UE, il capo della diplomazia europea ha concluso che l’Unione deve aumentare la sua capacità di agire autonomamente quando e dove necessario.

Ed ecco che puntualmente, dopo il ritiro dell’Afghanistan, riemergono le proposte per la formazione di un esercito dell’UE, tante volte sentite e rimaste, invariabilmente, lettera morta. Proposte che, anche questa volta, trovano scarso ascolto da molti paesi membri dell’Unione.

Ma Borrell non si scoraggia. E come ha detto martedì a margine del consiglio informale sulla Difesa, a Kranj, in Slovenia: “A volte ci sono eventi che catalizzano la storia, che creano una svolta, e penso che l’Afghanistan sia uno di questi”, ha insistito, auspicando una “forza di primo intervento” europea in vista della preparazione della bozza finale di un piano strategico che sarò pronta in autunno.

Sugli aiuti umanitari, Borrell ha affermato che l’UE cercherà di intensificarli, ma giudicherà il nuovo governo di Kabul in base alle garanzie che saprà fornire su un equo accesso alle risorse fornite.

L’UE sta anche cercando di rafforzare il coordinamento con i paesi vicini dell’Afghanistan e di evitare, contemporaneamente, un flusso migratorio su larga scala verso l’Europa.

Come? Attraverso una “piattaforma politica regionale” con i paesi intorno all’Afghanistan, per aiutare a stabilizzare la situazione.

(AFP)

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