K metro 0 – Bruxelles – La politica formato social è ormai da tempo una strategia di comunicazione sempre più diffusa. Con una spesa pubblicitaria in espansione. Qualcuno ha cominciato a fare i conti e a stendere classifiche, come il quotidiano fiammingo indipendente “De Standaard”, che ha scoperto che i politici belgi sono i campioni
K metro 0 – Bruxelles – La politica formato social è ormai da tempo una strategia di comunicazione sempre più diffusa. Con una spesa pubblicitaria in espansione.
Qualcuno ha cominciato a fare i conti e a stendere classifiche, come il quotidiano fiammingo indipendente “De Standaard”, che ha scoperto che i politici belgi sono i campioni indiscussi, in Europa, per la spesa pubblicitaria sui social network.
Nel passaggio dalla buca delle lettere alla bacheca virtuale ben sette belgi, che hanno speso di più su Facebook e Instagram tra gennaio e luglio 2021, sono entrati in una Top 10 europea ultradominata dai fiamminghi.
Il politico europeo che più spende su questi due social è Bart De Wever, borgomastro di Anversa e presidente del partito indipendentista delle Fiandre, la N-VA (Nieuw-Vlaamse Aliantie: Nuova Alleanza Fiamminga).
Nei primi sette mesi dell’anno De Wever ha speso non meno di 250.000 euro per promuovere la sua pagina su Facebook e Instagram, secondo i dati raccolti da AdLens, collettivo belga che riunisce attivisti, giornalisti, ricercatori e analisti.
Oltre a Bart De Wever, nella Top 10 europea ci sono non meno di sei altri politici belgi, tra cui cinque fiamminghi e un vallone: il presidente di MR (il Movimento Riformatore, liberale) Georges-Louis Bouchez, in nona posizione, l’unico francofono in classifica. Il terzo posto in graduatoria è occupato da Peter Mertens, presidente del PTB-PVDA (il Partito del Lavoro del Belgio, di orientamento marxista leninista), seguito da vicino da Tom Van Grieken, leader del Vlaams Belang (il partito fiammingo di destra).
Il giovane presidente socialista fiammingo Conner Rousseau, che si piazza al 5° posto, non lesina sui mezzi quando si tratta di pubblicità sui social.
Questo per le spese di promozione personale dei singoli esponenti politici. E i partiti?
Di tutti i partiti europei, la N-VA è quello che spende di più ogni 1.000 abitanti. In numeri assoluti, i nazionalisti fiamminghi sono superati solo dal Partito cristiano democratico olandese (CDA). Questo perché quest’anno, nei Paesi Bassi, si sono tenute le elezioni. Tutti i maggiori partiti europei, come la CDU e l’SPD in Germania, i conservatori e i laburisti britannici e persino Podemosm in Spagna, sono molto indietro. In Grecia, invece, il primo ministro Kyriakos Mitsotakis, ha speso delle belle cifre.
I contributi pubblici
I partiti olandesi hanno speso 17.000 euro su Facebook lo scorso maggio, mentre nello stesso periodo i partiti belgi ne hanno spesi ben 377.000. In Belgio non ci sono state più elezioni dal 2019 e le prossime non si svolgeranno fino al 2024.
Come possono i partiti nel nostro Paese spendere così tanto in pubblicità digitale, rispetto ad altri partiti europei si chiede “De Standaard”? Questo è dovuto, in gran parte, ai fondi pubblici che ricevono, in base ai risultati delle elezioni federali.
Nel 2020 hanno ricevuto un totale di 73,6 milioni di euro: pari all’85% delle loro entrate. Una situazione unica in Europa. Anche in un anno elettorale, la maggior parte dei partiti fiamminghi riceve più di quanto spende, osserva il quotidiano fiammingo.
Questi importi, tuttavia, sono ridicoli, secondo il presidente del Movimento Riformatore Georges-Louis Bouchez, se paragonati ai costi degli invii cartacei o della pubblicità sulla stampa. Bouchez osserva inoltre che “le possibilità di spesa dei partiti belgi sono minori che in molti paesi”. Ma secondo il Partito Socialista belga, le inserzioni politiche sui social media distorcono il gioco democratico. E si devono limitare.
E’ un bel dire. Intanto sono in crescita ovunque. Anche in Italia, dove partiti e candidati spendono sempre più soldi in inserzioni politiche online.
Se ci limitiamo ai leader, dal marzo 2019 al 13 aprile 2020, il primo in classifica è Matteo Salvini (con una spesa di 253.466 euro) seguito dall’altro Matteo, Renzi (158.072 euro) e da Silvio Berlusconi (93.858 euro). Al nono posto Nicola Zingaretti (1.417 euro) e agli ultimi posti Luigi Di Maio, Giuseppe Conte, Vito Crimi, Roberto Speranza, Pier Luigi Bersani e Marco Rizzo (tutti a 0 euro).
Le inserzioni sui social, Facebook in particolare, sono senz’altro più efficienti di una pubblicità in TV o in radio o tramite qualsiasi altro mezzo di comunicazione.
Non si spiegherebbe altrimenti perché partiti e candidati abbiano speso, ad esempio, in Italia, oltre 660.000 euro per le elezioni europee del giugno 2019.
La macchina Facebook più costosa rimane quella della Lega (la famigerata “Bestia”). Ma le cose cambiano se invece delle pagine personali dei politici consideriamo le pagine dei partiti. Al primo posto, troviamo il Partito Democratico, seguito da Movimento 5 stelle, Forza Italia, Fratelli d’Italia, con la Lega Salvini Premier in bassa posizione.