K metro 0 – Canberra – I rapporti commerciali fra la Cina e l’Australia si sono deteriorati pesantemente nell’ultimo anno, con il crollo relativo degli investimenti dell’Asia Orientale a Canberra. Gli investitori cinesi hanno speso 2,5 miliardi di dollari in Australia l’anno scorso, in particolare nei settori minerario e immobiliare. Nel 2020, ad esempio, a
K metro 0 – Canberra – I rapporti commerciali fra la Cina e l’Australia si sono deteriorati pesantemente nell’ultimo anno, con il crollo relativo degli investimenti dell’Asia Orientale a Canberra.
Gli investitori cinesi hanno speso 2,5 miliardi di dollari in Australia l’anno scorso, in particolare nei settori minerario e immobiliare. Nel 2020, ad esempio, a Sidney, acquisirono uffici a Clarence Street per un valore di 530 milioni di dollari, e in seguito Shangdong Gold, la miniera d’oro Cardinal Resources per 395 milioni di dollari. Altri investimenti nel mattone hanno riguardato Sydney Plaza, per 270 milioni di dollari, mentre l’esborso finanziario globale in siti di sviluppo ha totalizzato 77,8 milioni di dollari, tra cui Mariners Cove sulla Gold Coast e The Lennox, sempre a Sydney.
L’estrazione mineraria è stato il settore che ha beneficiato maggiormente degli investimenti cinesi nel 2020, con un totale di 945 milioni di dollari spesi in quattro affari che rappresentano una crescita del 355%. Gli accordi sono stati siglati per progetti in oro, litio, rame e sabbie minerali, secondo un rapporto di KPMG e l’Università di Sydney.
Il Nuovo Galles del Sud è l’area australiana ad aver ricevuto la maggior quantità di investimenti dalla Cina nel 2020 con 1,3 miliardi di dollari, seguito dall’Australia Occidentale con 645 milioni di dollari e Victoria con 595 milioni di dollari. Ma l’investimento cinese è poi sceso del 26,8% l’anno scorso rispetto al 2019, quando sono stati spesi 3,4 miliardi di dollari, ed era al suo livello più basso dal 2007. Anche il numero di accordi è sceso di oltre il 50 per cento, da 42 nel 2019, a 20 nel 2020.
L’enorme declino in atto è dovuto al deterioramento delle relazioni tra Australia e Cina, mentre una guerra commerciale bolle tra i due paesi, stando al rapporto Demystifying Chinese Investment in Australia. La guerra commerciale è stata devastante per le industrie poiché ha fatto impennare le tariffe all’insù o interrotto il flusso dei prodotti australiani negli ultimi mesi, compreso vino ed aragoste.
La Cina ha difatti imposto una tariffa provvisoria del 175,6 per cento sulle bottiglie di vino australiano, decimando quello che era stato un mercato più che florido. E così, le esportazioni australiane di vino in Cina sono crollate da più di 1 miliardo di dollari all’anno a soli 20 milioni di dollari in seguito all’imposizione delle tariffe. Di recente la Cina ha presentato un reclamo formale contro l’Australia all’Organizzazione Mondiale del Commercio, rispondendo a una serie di reclami sulle sue tariffe devastanti sui prodotti australiani, e accusando formalmente Canberra di comportamento competitivo su due tariffe commerciali.
“Questa animosità ha preoccupato gli investitori cinesi per il quadro politico creatosi rispetto agli anni precedenti”, ha detto il professor Hans Hendrischke della University of Sydney Business School, che è il co-autore del rapporto. “Le crescenti tensioni geo-strategiche sono state avvertite anche dagli investitori cinesi: Quasi la metà dei dirigenti intervistati ha dichiarato di aver avuto conseguenze negative dal peggioramento delle relazioni tra Australia e Cina, mentre un terzo degli intervistati si è sentito influenzato negativamente dalla situazione geopolitica tra Stati Uniti e Cina”, ha aggiunto.
Doug Ferguson, che è anche co-autore del rapporto ed è il capo dell’Asia e dei mercati internazionali per KPMG Australia, ha precisato che gli investimenti cinesi hanno raggiunto un picco di oltre 17,5 miliardi di dollari nel 2008 e sono diminuiti in maniera costante ogni anno da 15 miliardi di dollari nel 2016. “Il declino degli investimenti australiani riflette una serie di fattori, tra cui uno spostamento delle priorità degli investimenti globali cinesi lontano dai paesi OCSE, gli ovvi impatti delle restrizioni di viaggio Covid-19 e un controllo normativo molto più stretto in Australia che riflette la sensibilità politica e pubblica“, ha spiegato l’esperto.
“Tuttavia gli investitori cinesi continuano a vedere l’Australia come un ambiente economico sicuro e la maggior parte dei dirigenti che abbiamo intervistato ha detto che le loro sedi in Cina continuano a sostenere le loro operazioni australiane. I dirigenti cinesi sono consapevoli della necessità di sforzi strategici a lungo termine nella costruzione della politica e del sostegno degli stakeholder per gli investimenti cinesi in Australia, e gli investimenti esteri in generale”.
La ricerca ha anche rilevato che nel 2020 sono stati finalizzati tre accordi nel settore alimentare e agroalimentare per un totale di 101 milioni di dollari, mentre 33 milioni di dollari sono stati dirottati nel settore sanitario. Gli investitori cinesi stanno anche pianificando l’acquisizione di una quota del 50% di Grosvenor Place nel CBD di Sydney per 925 milioni di dollari, che è stata annunciata nel novembre 2020. Tuttavia, questo non è stato incluso nel rapporto in quanto doveva ancora ricevere l’approvazione del Foreign Investment Review Board a dicembre 2020.
“Per quanto riguarda il futuro, in definitiva, gli investimenti cinesi in Australia sono misti e incerti, con una crescita che rimarrà contenuta rispetto agli anni precedenti” ha previsto Ferguson.