K metro 0 – Parigi – Pugni, schiaffi, calci, minacce con la pistola, prostituzione forzata. E poi, nonostante questo, il matrimonio e i figli. Fino al colpo di pistola con cui nel marzo 2016 lei si libera del suo carnefice e mette fine all’inferno quotidiano. È la drammatica storia che sta dividendo la Francia in
K metro 0 – Parigi – Pugni, schiaffi, calci, minacce con la pistola, prostituzione forzata. E poi, nonostante questo, il matrimonio e i figli. Fino al colpo di pistola con cui nel marzo 2016 lei si libera del suo carnefice e mette fine all’inferno quotidiano. È la drammatica storia che sta dividendo la Francia in questi giorni nei quali si tiene il processo a Valérie Bacot, 41 anni, accusata di aver ucciso suo marito Daniel Polette, di 25 anni più grande. Lo ha ammazzato con un proiettile sparato alla nuca e due dei suoi figli l’aiutarono a seppellire il corpo in un bosco, dietro il castello di La Clayette (Saône-et-Loire). L’uomo che Valérie ha freddato le ha fatto passare giorni e notti da incubo, da quando aveva 12 anni. Prima di diventarne il marito era il suo patrigno. Daniel Polette, infatti, è stato il compagno della madre e aveva iniziato ad abusare di lei quando era poco più che una bambina. Per 14 anni l’ha poi costretta a prostituirsi facendo pubblicità sui giornali per trovare clienti, accompagnandola nei parcheggi lungo la RCEA (Route Centre Europe Atlantique) in Saône-et-Loire.
Nel 1995, Daniel è stato processato e condannato a 4 anni di carcere per stupro di un minore di età inferiore ai 15 anni. Dalla sua cella ha continuato a scrivere a Valérie. Secondo lei, sua madre l’ha costretta a rispondergli e a fargli visita in prigione. E quando Polette è stato rilasciato, è tornato incredibilmente a vivere con Valérie e sua madre e le violenze sono riprese.
A 17 anni la ragazza è restata incinta del patrigno: la madre, che per anni ha fatto finta di non vedere, ha cacciato di casa non il compagno, ma la figlia. A questo punto Valérie e Daniel andarono a vivere sotto lo stesso tetto e ebbero 4 figli.
“Se la madre di Valérie avesse fatto la cosa giusta”, dice uno dei suoi legali, Janine Bonaggiunta, “non saremmo mai arrivati a questo. Sarebbe terribile per Valérie andare in prigione dato quello che ha già pagato”. È accusata di omicidio e rischia l’ergastolo.
Dall’inizio dell’anno è stata lanciata dal comitato di sostegno di Valérie Bacot, una petizione online volta a ottenere la grazia. Sono già state raccolte oltre 76.000 firme. E Valérie può anche contare sul sostegno di diverse personalità politiche, come l’ex ministro dei diritti delle donne e poi dell’Istruzione nazionale, Najat Vallaud Belkacem, che, su Twitter, ha chiesto a Emmanuel Macron di restituirle la libertà.
Il processo proseguirà davanti alla corte d’assise di Chalon-sur-Saône. fino a venerdì. “Il posto di Valérie”, continua Bonggiunta, “non è tra i colpevoli, ma tra le vittime”. Intanto due dei suoi quattro figli, insieme con il compagno di una di loro, sono già stati condannati a sei mesi con la condizionale per aver aiutato Valérie Bacot a nascondere il cadavere del marito ed ex compagno della madre.
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