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Rosso romano”: un avvincente “noir” dell’archeologa e scrittrice Nicoletta Latteri

Rosso romano”: un avvincente “noir” dell’archeologa e scrittrice Nicoletta Latteri

K metro 0 – Roma – In una Roma dal sapore, diremmo, “esoterico-caravaggesco”, con varie scene notturne, la Roma dei palazzi misteriosi e degli intrighi rinascimentali, che a tratti ricorda quella de “Il segno del comando”, il mitico sceneggiato RAI anni ’70, vera e propria “cult-fiction”, di Daniele D’Anza, si svolge “Rosso Romano”. Un “noir”

K metro 0 – Roma – In una Roma dal sapore, diremmo, “esoterico-caravaggesco”, con varie scene notturne, la Roma dei palazzi misteriosi e degli intrighi rinascimentali, che a tratti ricorda quella de “Il segno del comando”, il mitico sceneggiato RAI anni ’70, vera e propria “cult-fiction”, di Daniele D’Anza, si svolge “Rosso Romano”. Un “noir” (primo libro di una programmata serie art-thriller) opera di Nicoletta Latteri, archeologa italo-tedesca, nata e laureatasi in Germania ma cresciuta in Italia, innamorata delle bellezze dell’Urbe: che, già Presidente della Commissione Cultura dell’VIII Municipio di Roma, ha al suo attivo varie pubblicazioni scientifiche a livello internazionale e due romanzi.

 Protagonista di “Rosso Romano” è Marco Labiati, giovane ingegnere romano detto La Volpe (che ha come idolo l’eroe dei cartoni animati Lupin III: non a caso, premette la stessa Autrice, nel libro son presenti anche influssi dei manga giapponesi). Il quale è uno scacchista, discendente da un’antica famiglia di falsari, che per diletto fa il ladro. Suoi complici sono: Lory, studentessa di conservatorio un po’ punk, Amedeo, virtuoso violinista, frate Bernardo, giovane hacker francescano, Ruggero, un altro ingegnere (elettronico), e Fabio, affascinante architetto ultracinquantenne della “Roma bene”. Della compagnia fan parte anche la bella e formosa madre di Marco, ingegnere balistico, e il padre, cattedratico esperto di testi antichi.

Sullo sfondo di una Roma bella quanto misteriosa, con sprazzi di quella di Pasolini e Vincenzo Cerami (“Un borghese piccolo piccolo…”),  il passato e il presente si intrecciano dando luogo ad un complesso sistema di specchi a custodia d’ una collezione d’arte scomparsa ai tempi dell’invasione napoleonica. La Volpe, abile ladro, per uno scambio di favori ruba una vecchia e brutta tela (ciò che in gergo artistico si definisce “crosta”) da un convento. Poche ore dopo uno dei suoi viene brutalmente ucciso, e lui stesso rapito e torturato fortemente per costringerlo a rivelare il nascondiglio del quadro.

Per Marco è l’entrata in un inquietante labirinto “esoterico – finanziario-criminale”: dal quale cercheranno fortemente di trarlo fuori i membri della sua sgangherata, ma colta e volenterosa, “Armata Brancaleone”.  Senza togliere ai lettori il piacere di addentrarsi nel labirinto stesso, diciamo solo che, per La Volpe, trovare il “filo di Arianna” sarà davvero lungo e difficile; con una conclusione, poi, del tutto inaspettata e inquietante.

Il romanzo è semplice e veloce nella struttura, molto visuale nella narrazione e ricco di colpi di scena, in stile serie televisiva. Tra il Gadda del “Pasticciaccio” e Raymond Chandler, “Gomorra” e Giuseppe D’Agata (“Il segno del comando”, appunto), l’Autrice ha costruito una storia originale e avvincente, ideale per un possibile film.

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