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La moda, il mercato, l’Europa: parlano due stilisti controcorrente

La moda, il mercato, l’Europa: parlano due stilisti controcorrente

K metro 0 – Roma – Un defilé presso il salone di bellezza di Michele Spanò, a Roma, nei pressi di Piazza di Spagna, è l’occasione per parlare di moda, società e tendenze del mercato in modo non banale e, soprattutto, in un’ottica europea. L’evento è stato organizzato dalla Fashion Diamonds Agency, con presentatrice Simonetta

K metro 0 – Roma – Un defilé presso il salone di bellezza di Michele Spanò, a Roma, nei pressi di Piazza di Spagna, è l’occasione per parlare di moda, società e tendenze del mercato in modo non banale e, soprattutto, in un’ottica europea. L’evento è stato organizzato dalla Fashion Diamonds Agency, con presentatrice Simonetta Ciriaci, e la partecipazione di stilisti e videomaker. Di questi temi parliamo con Grazia Urbano, da alcuni anni a Roma, creatrice di moda le cui realizzazioni sono state appunto al centro del defilè: e con Alì Nazari, stilista afghano cresciuto però in Iran, da più’ di 10 anni operante a Roma.

Moda: un mare in apparenza rilassato (e rilassante), in realtà spesso subdolo e pieno di insidie, percorso da logiche spietate, all’insegna, soprattutto, della concorrenza estrema. Grazia Urbano, fashion designer di formazione mediterranea (è pugliese di San Severo, in provincia di Foggia), da non molti anni in questo campo, ha però una visione della moda fuori dal coro. “Sinceramente ho iniziato da sola, senza uno sponsor (tant’è vero che non ho, tuttora, una rete commerciale che mi segua, ma solo diversi clienti diretti); e, soprattutto, creo moda senza seguire un disegno predeterminato (anche nei dettagli economici), ma seguendo anzitutto la mia ispirazione. Mi lascio guidare, in realtà, in primis dal tessuto, dal tipo di stoffa di cui dispongo, senza modelli teorici prestabiliti.

D. Appunto questo, in effetti, vuol dire moda come creazione artistica: mentre oggi, il più delle volte, la moda obbedisce solo a logiche di mercato, comprensibili solo in parte, e che tendono a produrre poi logiche di massificazione, di “unidimensionalità” (per dirla con Marcuse)…

R. Purtroppo è questo che accade, il più delle volte: allora, ecco l’importanza che, almeno, il singolo fashion designer che vuol veramente creare, combatta le tendenze alla massificazione, la logica del “Devo comprarmi anch’io questo capo perché ce l’hanno tutti” (logica, come sappiamo, presente, purtroppo, in tutta la società. N.d.R.). Cercando sempre di seguire, invece, la sua personale ispirazione: io, ad esempio, amo molto i colori, e quindi realizzo capi molto colorati, freschi, leggeri, senza mai cadere nel banale o, peggio, nel volgare.

D. Puoi parlarci meglio delle tue realizzazioni?

R. Ho creato una specifica linea d’abbigliamento mamma – figlia, e una linea ragazzo; mentre mi piacerebbe lavorare anche sulle stoffe del Perù, dai colori vivaci, intonati a quegli aspetti della nostra società che, piaccia o meno, sono senz’altro multietnici. Questo però, da parte mia, non significa assolutamente ripudiare gli aspetti della moda più classici e legati alle nostre tradizioni.

– E’ un fatto, comunque, che, oggi, il fashion designer dev’essere anche – in certa misura almeno – psicologo e sociologo (se non, addirittura, economista): nel senso di saper capire la psicologia media degli utenti, che cosa li spinge più verso alcuni capi d’abbigliamento e meno verso altri, in sintonia (ma può essere anche in contrasto, è chiaro) con linee generali dell’evoluzione sociale ed economica. A questo tipo di visioni è più sensibile Alì Nazari, giovane stilista nato in Afghanistan e cresciuto a Teheran, dai tratti somatici asiatici, ma permeato anche di cultura occidentale.

D. Come ti definisci, Alì?

R. Anzitutto non so dire dove il destino mi porterà. Comunque sono uno stilista, diciamo pure, anzi, un sarto di alta moda, sia per uomini che per donne. Non m’interessa, infatti, il pubblico di massa, preferisco lavorare per una nicchia specifica di pubblico, interessata più a creazioni “ad hoc”; e per la quale curo anche, in parte, le relazioni pubbliche.

D. E quali sono i tuoi clienti?

R. Sono clienti italiani e, in parte, anche francesi. Oggi non ha più senso, infatti, lavorare per un mercato angustamente solo nazionale: come in tutti i campi dell’economia, anche la moda non può fare a meno di muoversi in una logica quantomeno europea. Ma c’è un altro aspetto, che vorrei sottolineare…

D. Cioè?

R. Le lavorazioni sartoriali anche di alta qualità, oggi, devono prevedere, spesso, anche capi accessori, che tendono a diventare indispensabili sull’onda degli eventi: vedi anzitutto le mascherine, che io, infatti, realizzo personalizzate. Poi, io produco anche oggettistica non necessariamente legata alla moda: ad esempio, per imbarcazioni.

Mentre il sole del pomeriggio romano, dopo tanti giorni di tempo incerto e ancora freddo, inizia a scaldare le strade tra Piazza di Spagna e Piazza del Popolo, e nell’atelier di Michele Spanò inizia la presentazione dei capi di moda firmati da Grazia Urbano. Cogliamo l’occasione ringraziamo Alexandra Tercero, italo-ecuadoriana, mediatrice culturale, collaboratrice di Kmetro0, per averci dato il contatto con questi due stilisti controcorrente: presentandoci, al tempo stesso, anche la giovane Sandra Susana Tuesta Rodriguez, italo-peruviana, mediatrice artistico – culturale per il FAI, Fondo Ambiente Italiano, docente di lingua e cultura italiana e ispano – sudamericana, scrittrice e divulgatrice di cultura emozionale per la rivista sudamericana “Vox Mundi”.

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