K metro 0 – Parigi – Inizia in tutta Europa la battaglia legale contro Clearview, la società statunitense che elabora algoritmi di riconoscimento facciale. Ricorsi e segnalazioni sono stati depositati oggi ai Garanti della privacy di Italia, Francia, Grecia, Austria e Regno Unito che vogliono fermare le attività della stessa. In particolare l’azienda viene accusata
K metro 0 – Parigi – Inizia in tutta Europa la battaglia legale contro Clearview, la società statunitense che elabora algoritmi di riconoscimento facciale. Ricorsi e segnalazioni sono stati depositati oggi ai Garanti della privacy di Italia, Francia, Grecia, Austria e Regno Unito che vogliono fermare le attività della stessa. In particolare l’azienda viene accusata di fornire una tecnologia di riconoscimento facciale alle forze dell’ordine e a diverse aziende violando le rigorose norme sulla privacy dell’Unione europea.
Secondo quanto riporta AP, sembra che la società abbia accumulato dati biometrici su oltre 3 miliardi di persone senza la loro autorizzazione: fatto decisamente scandaloso.
A firmare reclami e segnalazioni un gruppo di associazioni impegnate nella tutela dei diritti digitali: per l’Italia il Centro Hermes, insieme a Privacy International, Homo Digitalis e Noyb.
Le denunce affermano che Clearview non aveva alcuna base giuridica per raccogliere ed elaborare questi dati ai sensi del Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione europea, che tutela l’immagine del viso. I reclami si basano in parte sulle richieste che le persone possono presentare per sapere quali dati una società detiene su di loro.
“Clearview AI non ha mai stipulato alcun contratto con alcun cliente dell’UE, ha affermato in una nota il CEO Hoan Ton-That. Ma allora chi e come ha trasmesso questi dati ultra sensibili all’azienda? La domanda sorge spontanea!
Privacy International, infatti, ricorda che le leggi europee sulla protezione dei dati limitano chiaramente gli scopi per i quali le aziende possono utilizzare gli stessi.
Nel frattempo, anche le autorità di vigilanza sulla privacy in Gran Bretagna, Australia e Canada hanno aperto indagini sull’azienda, e l’Italia come intende agire a tutela dei suoi cittadini?