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Antiterrorismo: il giro di vite dell’Austria

Antiterrorismo: il giro di vite dell’Austria

K metro 0 – Vienna – L’obiettivo principale è l’Islam politico. L’estremismo a sfondo religioso diventa un reato penale in Austria. Lo ha annunciato ieri il ministro degli Interni, Karl Nehammer (dell’ÖVP, l’ Österreichische Volkspartei, il Partito Popolare Austriaco, uno dei più antichi partiti del paese, democristiano e conservatore) in occasione della presentazione del pacchetto

K metro 0 – Vienna – L’obiettivo principale è l’Islam politico. L’estremismo a sfondo religioso diventa un reato penale in Austria. Lo ha annunciato ieri il ministro degli Interni, Karl Nehammer (dell’ÖVP, l’ Österreichische Volkspartei, il Partito Popolare Austriaco, uno dei più antichi partiti del paese, democristiano e conservatore) in occasione della presentazione del pacchetto antiterrorismo.

Accanto a lui c’erano il ministro della Giustizia Alma Zadic e il ministro per le Donne e l’Integrazione Susanne Raab. Il governo federale austriaco prevede di investire 125 milioni di euro in tecnologia e informatica, più 8 milioni di euro per finanziare programmi di deradicalizzazione islamica.

L’Austria si è ritrovata quasi all’improvviso ad affrontare la lotta al terrorismo dopo la notte del terrore a Vienna, il 3 novembre dell’anno scorso.

Verso le otto di sera, alla vigilia dell’inizio del lockdown, un commando armato, dopo aver esploso colpi d’arma da fuoco nella zona della Sinagoga, in pieno centro della città, si era spostato in altre cinque zone seminando il panico nel cuore della capitale.

Bilancio: 5 morti (quattro civili e uno degli aggressori), 22 feriti, di cui sei, quella sera, in pericolo di vita.

E’ stato un attacco d’odio contro i nostri valori fondamentali, il nostro modello di vita, la nostra democrazia”, aveva dichiarato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz.

“L’obiettivo del terrore è sempre quello di dividere una società”, ha detto oggi Nehammer. Il pacchetto antiterrorismo che presentiamo vuole dimostrare che questo tentativo non avrà successo.

A questo scopo, è necessario limitare la libertà di pochi, sia pure nelle debite proporzioni e nel rispetto di tutte le leggi. Oltre ai 125 milioni di euro che saranno investiti in sistemi informatici e tecnologie per la sicurezza del paese, leggi più severe verranno approvate in parlamento.

La prima prevede che chiunque abbia la doppia cittadinanza e violi le leggi locali potrebbe perdere la cittadinanza austriaca più rapidamente.Simboli come quelli dell’ISIS e dei Fratelli Musulmani sono già vietati. Ora anche i simboli di Hezbollah saranno banditi.

Le persone che sono state condannate per reati terroristici non saranno più autorizzate a possedere armi.

C’è da dire, per completezza dell’informazione, che il ministro per l’integrazione, Susanne Raab, presentando l’ultimo rapporto sull’integrazione lo scorso settembre, aveva agitato, nella sua foga populista, lo spettro dell’invasione straniera.

Non vogliamo – aveva detto – China town o Little Italy a Vienna”. In realtà non alludeva a cinesi e italiani, che a Vienna sono ben pochi, ma ad altri. “Quando persone vanno soltanto nel supermercato turco, sono presenti in associazioni turche, frequentano la moschea, giocano a calcio nel club turco, allora questo comporta che non hanno alcun contatto con il resto della società ed è un segnale dell’esistenza di una società parallela”, aveva detto.

In Austria quasi un quarto della popolazione (2 milioni di residenti su 9 milioni di abitanti) ha alle spalle una storia di immigrazione. Molti provengono dal Vicino Oriente (Siria, Afghanistan). Agitando lo spettro dell’immigrazione, intendeva anche dare addosso all’amministrazione comunale di Vienna, retta da socialdemocratici e verdi, all’opposizione del governo Kurz…

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