K metro 0 – Parigi – “Un manipolo di generali in pantofole incita alla ribellione”. Così li ha definiti Agnès Pannier-Runacher, ministro dell’Industria francese, riferendosi a un gruppo di alti ufficiali in pensione, vicini all’estrema destra e a circoli cospiratori. La polemica che ha agitato la politica francese è esplosa in seguito alla pubblicazione, di
K metro 0 – Parigi – “Un manipolo di generali in pantofole incita alla ribellione”. Così li ha definiti Agnès Pannier-Runacher, ministro dell’Industria francese, riferendosi a un gruppo di alti ufficiali in pensione, vicini all’estrema destra e a circoli cospiratori.
La polemica che ha agitato la politica francese è esplosa in seguito alla pubblicazione, di una lettera aperta apparsa sul settimanale di destra “Valeurs actuelles”.
Un testo sottoscritto da una ventina di ex generali, spalleggiati da un centinaio di alti ufficiali e un migliaio di militari, tutti in congedo.
Non vogliamo restare spettatori passivi mentre “la Francia è in pericolo”, scrivono. E chiedono al capo dello Stato di difendere i valori della civiltà contro “l’orda delle periferie”.
Molti dei firmatari di questa lettera fanno parte di circoli che sostengono teorie complottiste. Come quella della “Grande Sostituzione”, secondo cui l’immigrazione di massa in Europa risponde a un piano di sostituzione delle popolazioni bianche e di fede cristiana con quelle di altri continenti, prevalentemente islamiche.
Questo starebbe provocando forti reazioni in Francia, col rischio di una guerra civile: un velato appello all’insurrezione che ha provocato dure reazioni politiche. Se alcuni militari firmatari della lettera aperta “sono ancora attivi – ha minacciato il ministro della Difesa, Florence Parly – rischiano sanzioni”. (Uno dei firmatari era stato radiato dall’esercito nel 2016 per aver partecipato a una manifestazione anti-immigrati e contro “l’islamizzazione dell’Europa” a Calais).
Il generale Roland Dubois, anch’egli firmatario, ritiene che i francesi sono sudditi di “un principe immaturo postsessantottino, che sta conducendo la Francia alla tomba e di cui dobbiamo sbarazzarci il più rapidamente possibile”. Allude chiaramente a Emmanuel Macron.
Il presidente della repubblica, secondo un altro generale firmatario, Christian Picquemal, starebbe giocando un gioco pericoloso: quello del pompiere-piromane, che cerca di spegnere la protesta che cova sotto le ceneri, ma finisce per rinfocolarla “accusando i francesi di crimini – commessi in passato – contro l’umanità in Algeria”, di aver saccheggiato e impoverito l’Africa e di aver favorito la crescita di una popolazione “diversa”, attraverso “i ricongiungimenti familiari e il diritto del suolo, a scapito dei francesi nativi”.
“Non c’è più tempo da perdere, altrimenti domani la guerra civile metterà fine a questo caos crescente e tu sarai responsabile di migliaia di morti”.
Un invito a lottare contro la “disintegrazione” della Francia. Potrebbe sembrare un’esagerazione caricaturale. Qualcosa di anacronistico, a sessant’anni di distanza dal tentativo di putsch dei militari francesi contro il generale de Gaulle che si apprestava a concedere l’indipendenza all’Algeria.
Ma l’invito dei generali è stato subito accolto da Marine Le Pen: “Sottoscrivo le vostre analisi e condivido il vostro dolore”, ha risposto la presidente del Rassemblement National candidata alle prossime elezioni presidenziali, che li invitati a sua volta a sostenerla nella sua corsa all’Eliseo.
I firmatari della lettera aperta si augurano che l’anno prossimo “la priorità della campagna presidenziale sarà l’identità, la sicurezza e quindi l’immigrazione. Tutto il resto è secondario”.
Il ministro della Difesa, Florence Parly, ha deplorato la politicizzazione “irresponsabile” delle forze armate, il cui compito non è quello di far campagna elettorale, ma di servire innanzitutto la nazione e i cittadini”.
Jean-Luc Melenchon, il leader della sinistra radicale (La France insoumise: La Francia indomita) ha definito “stupefacente” la sortita degli ex generali. Mentre secondo il deputato gollista conservatore, Guillaume Larrivé, l’adesione al loro appello di Marine Le pen indebolisce la sua posizione di candidata alla presidenza “perché il capo di un partito democratico non chiederebbe ai militari di entrare in una competizione politica”.
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