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A Roma non si muore di fame ma di freddo”

A Roma non si muore di fame ma di freddo”

K metro 0 – Roma – “A Roma non si muore di fame ma si muore di freddo, la casa è il problema più impellente, della capitale d’Italia, insieme a quello del lavoro: una città dove avere figli significa essere a rischio povertà”. Sono le parole di Monsignor Gianpiero Palmieri, Vice Gerente della Diocesi di

K metro 0 – Roma – “A Roma non si muore di fame ma si muore di freddo, la casa è il problema più impellente, della capitale d’Italia, insieme a quello del lavoro: una città dove avere figli significa essere a rischio povertà”.

Sono le parole di Monsignor Gianpiero Palmieri, Vice Gerente della Diocesi di Roma, ospite insieme a Mario Baccini, Presidente Ente Nazionale per il Microcredito del webinar organizzato dal manager Giancarlo Cremonesi e dall’Associazione Il Timone per l’Italia.

Tema dell’incontro “Le nuove povertà che cambiano Roma”. Crisi economica, emergenza sociale, solitudini affettive: le nuove povertà esplose con la pandemia stanno cambiando i volto di Roma.

Lo stato delle cose è quello di una crisi sociale ed economica che ha pieghe di drammaticità. 137 sono diventati i presidi alimentari della Caritas (quelli nei quali vengono distribuiti esclusivamente viveri), 28 quelli della Comunità di S. Egidio”, ha spiegato Monsignor Gianpiero Palmieri. “C’è stato un aumento di oltre il 23% di questi presidi. I nuovi poveri sono italiani, si parla di interi nuclei familiari, spesso donne sole con figli. I primi a cadere sono state le partite Iva e tutti quelli che sopravvivevano grazie a un lavoro precario o in nero, una forma di mantenimento che non dà diritto ad alcuna forma di assistenza da parte dello Stato. Persone che vivevano facendo i salti mortali e che sono caduti letteralmente in povertà perché non hanno più soldi per pagare l’affitto, le bollette e per mangiare”.

Subito dopo la richiesta di cibo c’è quella di ascolto per alcuni problemi che vanno oltre la contingenza del momento. Perché a Roma non si muore di fame, ma di freddo. Perché il vero problema è la casa, e senza un lavoro retribuito non si può pagare un affitto o un mutuo. Come motteggiano i romani, alla fine un piatto di pasta “si rimedia” ma un tetto è la condizione primaria di sopravvivenza. C’è poi una sempre maggiore richiesta di superamento delle solitudini”, ha spiegato ancora Monsignor Palmieri. Perché la pandemia ha divaricato le distanze, fisiche ed affettive, ha scavato nuove ferite tra le persone più fragili. “E c’è un nuovo e forte bisogno di spiritualità da parte delle persone. Lo dimostra il numero assai elevato di fedeli che ha partecipato alla liturgia del mercoledì delle Ceneri nelle parrocchie, più alto di quello che normalmente frequenta la messa domenicale”, ha aggiunto.

Giancarlo Cremonesi, Presidente dell’Associazione Il Timone ha commentato: “La politica deve ricominciare a pensare come creare posti di lavoro e non solo a come tamponare la falla. Va bene aiutare chi è in difficoltà, ma se non si tornano a creare i presupposti di una dignità dell’essere umano che deve avere un lavoro del quale campare, la situazione rischia di protrarsi per un tempo indefinito. La Chiesa Cattolica sta di fatto sostituendo l’intervento dello Stato nell’immediato con il suo intervento nei territori.

Nel corso dell’incontro si è parlato anche del ruolo dei cattolici in politica, in vista del prossimo appuntamento elettorale per Roma. Su questo punto è intervenuto con forza Mario Baccini, Presidente dell’Ente per il Microcredito e Presidente della Fondazione Foedus. “Il ruolo dei cattolici per il superamento della crisi a Roma è sotto gli occhi di tutti, nelle parrocchie così come in decine di altri luoghi di ascolto – ha detto – prestano servizio, ma politicamente stanno scomparendo. Nell’impossibilità di contare su un solo partito politico che li rappresenti, a mio avviso, si sono dispersi e oggi non c’è più uno spazio politico per i cattolici. E questo dovrebbe suscitare una autocritica seria. Purtroppo il loro ruolo si è “annacquato” anche per la scomparsa del ceto medio che li rappresentava, in parte spazzata via dalla crisi e in parte assorbita dai ceti medio alti. In mezzo sono rimasti i partiti che provano a turno a fregiarsi del marchio di cattolici doc. Personalmente non significa che noi cattolici abbiamo abdicato al ruolo che ci compete, ma che è necessario passare dalla carità sul territorio a un più preciso ruolo in politica, cioè quello di convergere sempre sui grandi temi sui quali mostrarsi coesi e decisi”. “Per quanto riguarda, poi il problema de lavoro come Ente Nazionale per il microcredito sosteniamo l’Economia sociale di mercato che è l’altra faccia della medaglia di quell’automatismo di mercato che ha come obiettivo solo il profitto. Noi ci preoccupiamo di soddisfare i bisogni dell’essere umano e aiutare l’autoimpresa come politica attiva del lavoro per strappare dalle fasce di indigenza e povertà coloro che non hanno risorse ma hanno idee e potenzialità e su Roma, in particolare, lo stiamo facendo anche con un fondo di 3 milioni di euro investiti dal Comune”.

Alla domanda sulla mancanza di programmi e idee in campo in vista della campagna elettorale per Roma, Giancarlo Cremonesi ha risposto: “Roma è una città bombardata, da ricostruire. Ci vuole un sindaco autorevole che abbia una squadra di governo pronta a lavorare innanzitutto per il Giubileo del 2025 che è dietro l’angolo. Il dialogo quotidiano tra le diverse componenti della Capitale, e più in generale la contrapposizione di idee, è il primo passo per cominciare quella che deve essere una vera e propria rinascita”.

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