K metro 0 – Ginevra – L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) chiede ulteriori studi e dati sull’origine del coronavirus Sars-CoV-2 che ha fatto scoppiare la pandemia ancora in corso, e ribadisce che ogni ipotesi resta aperta, ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus nel suo intervento al briefing degli Stati membri sul rapporto firmato dal team internazionale
K metro 0 – Ginevra – L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) chiede ulteriori studi e dati sull’origine del coronavirus Sars-CoV-2 che ha fatto scoppiare la pandemia ancora in corso, e ribadisce che ogni ipotesi resta aperta, ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus nel suo intervento al briefing degli Stati membri sul rapporto firmato dal team internazionale che studia le origini del virus, riporta l’Adnkronos.
“Per quanto riguarda l’Oms – spiega il direttore generale dell’agenzia Onu per la salute, Tedros Ghebreyesus – tutte le ipotesi restano sul tavolo. Questa relazione”, ha sottolineato riferendosi al rapporto del team internazionale di esperti sulla visita condotta sul campo a Wuhan, la prima metropoli del mondo dove sono stati segnalati i primi casi di Covid-19, “è un inizio molto importante, ma non è la fine”.
“Non abbiamo ancora trovato la fonte del virus e dobbiamo continuare a seguire la scienza e non lasciare nulla di intentato“, ha incalzato Tedros. “Trovare l’origine di un virus richiede tempo”, ma “lo dobbiamo al mondo”, “dobbiamo trovare la fonte in modo da poter intraprendere collettivamente misure per ridurre il rischio che ciò accada di nuovo. Nessun singolo viaggio di ricerca può fornire tutte le risposte”, ha chiarito in una nota con la quale è stato diffuso il testo del report, prima dell’incontro di oggi convocato per fare il punto su quanto raccolto finora.
Intanto, gli Stati Uniti restano scettici sul rapporto finale elaborato dall’Oms e sottolineano, attraverso le parole del segretario di Stato Antony Blinken, di essere “seriamente preoccupati sulla metodologia e sul processo“. Una delle preoccupazioni è infatti che la Cina “apparentemente ha aiutato a scriverlo”.
Oltre agli Stati Uniti, altri 13 paesi hanno espresso “preoccupazione”, la dichiarazione è stata firmata dai governi di Australia, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Israele, Giappone, Lettonia, Lituania, Norvegia, Repubblica di Corea, Slovenia, Regno Unito e Stati Uniti.