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Mosca e Pechino: legami che si rafforzano con le nuove sanzioni occidentali

Mosca e Pechino: legami che si rafforzano con le nuove sanzioni occidentali

K metro 0 – Parigi – Un ambasciatore assai poco “diplomatico”. Noto per i suoi commenti crudi e aggressivi via Twitter, Lu Shaye capo dell’ambasciata cinese a Parigi, è stato convocato dal ministero degli esteri francese per insulti e minacce contro deputati dell’Assemblé nationale e ha reagito furiosamente alle nuove sanzioni occidentali sulle violazioni dei

K metro 0 – Parigi – Un ambasciatore assai poco “diplomatico”. Noto per i suoi commenti crudi e aggressivi via Twitter, Lu Shaye capo dell’ambasciata cinese a Parigi, è stato convocato dal ministero degli esteri francese per insulti e minacce contro deputati dell’Assemblé nationale e ha reagito furiosamente alle nuove sanzioni occidentali sulle violazioni dei diritti umani della minoranza musulmana degli Uiguri nel Xingjiang, frutto secondo lui di “bugie e disinformazione”.

Ma resta il fatto che almeno un milione di uiguri e altre minoranze, sono stati incarcerati nei campi della regione nord-occidentale, dove la Cina è anche accusata di sterilizzare forzatamente le donne e imporre il lavoro forzato.

L’attacco di Lu Shaye contro la Francia avviene sullo sfondo del rafforzamento delle relazioni fra Mosca e Pechino, in coincidenza con l’incontro fra il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov e quello cinese, Wang Yi a Guilin, nel sud della Cina, il 22 marzo. Legami che si rafforzano proprio nel mezzo di forti critiche e nuove sanzioni occidentali contro le due potenze asiatiche per le loro violazioni dei diritti umani.

Potenze rivali per la leadership del mondo comunista durante la guerra fredda, Cina e Russia ha ricostruito un forte rapporto basato sull’opposizione all’ordine liberale guidato dagli Stati Uniti. Vladimir Putin ha represso pesantemente i cittadini che chiedono un sistema più aperto, mentre il partito comunista al potere in Cina non permette alcuna opposizione politica e mantiene una stretta presa sulla società civile.

In una dichiarazione congiunta rilasciata dopo l’incontro di lunedì 22 marzo, Lavrov e Wang Yi hanno denunciato l’interferenza negli affari interni di nazioni sovrane con la pretesa, inaccettabile, di far avanzare la democrazia.

La Cina nega le accuse che più di un milione di Uiguri e di membri di altre minoranze islamiche siano stati rinchiusi in campi di rieducazione simili a prigioni. Pechino ha criticato aspramente le sanzioni coordinate da Unione europea, Gran Bretagna e Stati Uniti per le violazioni dei diritti umani nel Xingjiang occidentale. E ha risposto immediatamente ieri alla mossa dell’UE negando a esperti delle Nazioni Unite e ad altri osservatori indipendenti un ampio accesso incondizionato al Xingjiang.

Recentemente, Pechino ha messo inoltre sotto processo due cittadini canadesi, Michael Spavor e Michael Kovrig, come rappresaglia per la detenzione in Canada di Meng Wanzhou, un dirigente del gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei. Ma il premier canadese Justin Trudeau ha negato qualsiasi collegamento tra il sostegno del suo paese alle sanzioni contro la Cina e i destini di Spavor e Kovrig, accusati dai cinesi di lavorare insieme per rubare segreti di Stato cinesi, ma ha impedito ai media e ai diplomatici stranieri di assistere al processo.

di Mario Baccianini

AFP – FRANCE 24 – foto@Lavrov_twitter

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