Oggi 16 marzo 2021, si svolge una cerimonia in via Fani alla quale prendono parte varie autorità dello Stato. K metro 0 – Roma – Era il 16 marzo del 1978 quando la Fiat 130 su cui si trovava Moro, che dalla sua casa nel quartiere romano Trionfale viene bloccata da un commando delle Brigate
Oggi 16 marzo 2021, si svolge una cerimonia in via Fani alla quale prendono parte varie autorità dello Stato.
K metro 0 – Roma – Era il 16 marzo del 1978 quando la Fiat 130 su cui si trovava Moro, che dalla sua casa nel quartiere romano Trionfale viene bloccata da un commando delle Brigate Rosse in via Fani. I cinque uomini della scorta – Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi – vengono feriti a morte, mentre il presidente della Democrazia Cristiana viene sequestrato.
Verrà tenuto prigioniero per 55 giorni e poi il suo cadavere verrà ritrovato nel portabagagli di una Renault 4 il 9 maggio in via Caetani.
Il rapimento e dell’assassinio di Aldo Moro e della sua scorta, che ha segnato l’inizio della crisi della Dc e della Prima Repubblica. «Il mio sangue ricadrà su di voi» scrisse Moro in una delle sue ultime lettere rivolgendosi al gruppo dirigente della Dc.
Partiamo, però, dalle origini della vicenda. Subito dopo il rapimento fu netta la sensazione che il gruppo dirigente del Pci, guidato con mano ferrea da Enrico Berlinguer, riteneva che ormai Moro era un uomo morto. Di rimbalzo, del tutto simile era l’orientamento del gruppo dirigente della Dc (il presidente del Consiglio Andreotti, il ministro degli Interni Cossiga, il segretario formale della Dc Zaccagnini, il segretario sostanziale l’onorevole Galloni). Berlinguer riteneva che le Brigate Rosse con molteplici legami internazionali, dai palestinesi ai cecoslovacchi, si muovevano non solo contro il compromesso storico, ma contro la strategia di fondo del Pci. Di conseguenza, non bisognava in alcun modo trattare con essi dando la sensazione di un qualche riconoscimento del “partito armato”. Berlinguer notificò subito alla Dc che il Pci avrebbe fatto cadere il governo al primo accenno di trattativa. Andreotti, Cossiga, Zaccagnini, Galloni, Gava per i dorotei, si uniformarono a questa scelta per due ragioni: salvare il governo e mantenere in piedi la politica di unità nazionale.
Per approfondimento: Vi consigliamo il libro ” Prospetto picografico di Aldo Moro” scritto della scrittrice internazionale Anna Rita Santoro.
di Ubaldo Marangio