K metro 0 – Strasburgo – Il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, noto come CPT, ha pubblicato questa settimana un rapporto su una visita ad hoc di reazione rapida effettuata a Malta e incentrata sulla detenzione dei migranti, nonché la risposta del governo maltese. Il
K metro 0 – Strasburgo – Il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, noto come CPT, ha pubblicato questa settimana un rapporto su una visita ad hoc di reazione rapida effettuata a Malta e incentrata sulla detenzione dei migranti, nonché la risposta del governo maltese. Il Comitato esorta le autorità dell’isola mediterranea a modificare il loro approccio alla detenzione dei migranti e a garantire che i migranti privati della libertà siano trattati con dignità e umanità.
La delegazione ha visitato le strutture seguenti: il centro di accoglienza iniziale di Marsa, il “blocco Hermes” (Lyster Barracks), il centro di accoglienza Hal Far/“China House”, il centro di detenzione di Safi, il commissariato di polizia e le celle di detenzione di Floriana e il commissariato di polizia di Zejtun. Nel rapporto, il CPT riconosce le importanti sfide che affrontano le autorità maltesi per l’arrivo di un numero crescente di migranti, aggravate dalla pandemia da Covid-19. Ciononostante, la situazione non può assolvere Malta dai suoi obblighi in materia di diritti umani o dall’obbligo di diligenza rispetto a tutti i migranti privati della libertà da parte delle autorità maltesi.
Nel complesso, il CPT ha osservato un sistema di immigrazione che faceva fatica ad affrontare la situazione: un sistema basato semplicemente sul “confinamento” dei migranti che essenzialmente venivano dimenticati, in cattive condizioni di detenzione e regimi tendenti a una grande negligenza istituzionale da parte delle autorità. Infatti, le condizioni di vita, i regimi, l’assenza di garanzie relative alla regolarità delle procedure, il trattamento di gruppi vulnerabili e alcune misure specifiche legate al Covid-19 erano problematici al punto da poter essere associati a trattamenti inumani e degradanti contrari all’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (STE n. 005).
La progettazione degli spazi nei centri di detenzione come il blocco Hermes e gli hangar del centro di detenzione di Safi era totalmente inappropriata: grandi stanze stipate di letti, niente privacy e una comunicazione con il personale attraverso porte chiuse. I migranti erano generalmente chiusi a chiave nelle unità abitative e avevano scarso accesso, se non nullo, all’attività fisica quotidiana all’aperto o ad attività motivanti. Tra le altre lacune rilevate figurano l’assenza di manutenzione degli edifici (soprattutto dei servizi sanitari), prodotti di igiene personale e di pulizia insufficienti e l’impossibilità di ricevere vestiti di ricambio. Inoltre, è stata rilevata anche una sistematica mancanza di informazioni ai detenuti sulla loro situazione, aggravata da contatti minimi con il mondo esterno o anche con il personale.
I migranti vulnerabili, in particolare, non hanno ricevuto le cure e il sostegno di cui avevano bisogno. Non solo bambini piccoli e i loro genitori (così come minori separati dalla propria famiglia/non accompagnati) sono stati posti in detenzione, ma sono stati tenuti in condizioni pessime e raggruppati con individui adulti che non conoscevano. Occorre mettere in atto politiche e protocolli chiari per la protezione dei migranti vulnerabili. Il CPT ha sottolineato l’urgente necessità per Malta di rivedere la sua politica in materia di detenzione dei migranti al fine di adottarne una maggiormente incentrata sul suo obbligo di trattare con dignità tutte le persone private della propria libertà.