K metro 0 – Roma – “Più che un saluto, un augurio di pace e amore fraterno, rivolto specialmente alle autorità’ italiane e congolesi presenti. Nonostante i terroristi abbiano ucciso in Congo, il 22 febbraio, Luca Attanasio, ambasciatore italiano, il carabiniere Vittorio Jacovacci, che lo accompagnava , e il loro autista, Mustapha, non potranno mai
K metro 0 – Roma – “Più che un saluto, un augurio di pace e amore fraterno, rivolto specialmente alle autorità’ italiane e congolesi presenti. Nonostante i terroristi abbiano ucciso in Congo, il 22 febbraio, Luca Attanasio, ambasciatore italiano, il carabiniere Vittorio Jacovacci, che lo accompagnava , e il loro autista, Mustapha, non potranno mai cancellarli veramente. Ai loro figli, alle tante famiglie congolesi che specialmente Luca per anni ha aiutato, e a tutti noi, restera’ sempre il ricordo essenziale del bene che hanno compiuto. E allora , che Dio intervenga, ispirando fortemente gli uomini di buona volonta’”
Questa la sintesi del discorso di Padre Silvestro, che, con forte commozione, ha aperto la Messa organizzata dalla Comunità’ cattolica congolese di Roma in suffragio dei 3 caduti del vile attentato del 22 febbraio. “Al Pam e all’ONU – aveva detto giovedì 25, accogliendo a Ciampino appunto le salme di Attanasio e Jacovacci, il ministro degli esteri, Luigi Di Maio – abbiamo chiesto formalmente l’apertura di un’inchiesta che chiarisca l’accaduto, le motivazioni alla base del dispositivo di sicurezza utilizzato e in capo a chi fossero le responsabilità di queste decisioni. Abbiamo anche spiegato che ci aspettiamo, nel minor tempo possibile, risposte chiare ed esaustive”.
Nella chiesa seicentesca, capolavoro di architettura barocca, della Nativita’ vicino Piazza Navona, tradizionale punto di rifermento dei cattolici congolesi a Roma, una folla di cittadini sia africani che italiani, in gran parte iscritti di Tota Pulchra, rappresentata in primis dal Presidente, Mons. Jean Marie Gervais, ha assistito commossa alla cerimonia, svoltasi in rituale zairese e in piu lingue, anzitutto italiano e francese.
La programmata inchiesta delle autorita’ congolesi su questo eccidio, che ci auguriamo venga fatta seriamente, e non in stile caso Regeni, deve anzitutto chiarire per quali motivi i terroristi – a scopo, sembrava nelle prime fasi dell’inchiesta, di sequestro, non di immediato assassinio – han scelto di colpire proprio Attanasio. Distintosi, negli ultimi anni, per i tanti interventi a favore di tante famiglie disagiate di questo Paese, che sin dal 1960, anno di indipendenza, non ha mai conosciuto un vero periodo di pace e di sviluppo. Cosa aveva scoperto Attanasio, cosi come Ilaria Alpi nel 1994 in Somalia, e Maria Grazia Cutuli nel 2001 in Afghanistan, quali sordidi interessi aveva urtato, nel Congo le cui ricchezze minerarie ed energetiche da sempre alimentano traffici pazzeschi, risulta difficile, ma doveroso, indispensabile, scoprire. Per la Comunita’ internazionale e per il nostro Paese.
Le varie letture dei testi sacri, come la Genesi con lo sventato sacrificio di Isacco, che Dio inizialmente chiede ad Abramo di fare come segno di estrema devozione a Lui, una celebre Lettera di S.Paolo in cui egli si rivolge ai cristiani perseguitati incitandoli a confidare soltanto in Dio, e il Nuovo Testamento a proposito della Trasfigurazione di Cristo, dove pure abbiamo, come nella storia di Abramo e Isacco, la salita e la discesa dalla montagna, han chiarito ai presenti, con le spiegazioni di Padre Silvestro e di Don Kabongo, questa analogia col percorso, in Congo, di Luca Attanasio. Che non ha esitato a salire cercando Dio tra la povera gente, e poi scendere per comunicare a tutti la gioia provata combattendo la poverta’, sia materiale che spirituale. “Come Comunita’ congolese”, han sottolineato i due celebranti, “si dispone di tante testimonianze su quello che era un impegno quotidiano, da vero ambasciatore, di concreta pace, di Attanasio. Che Dio, allora, continui a parlare agli uomini di oggi, manifestandosi attraverso la Chiesa per spingere gli uomini verso Cristo, Suo figlio!.
Momento davvero difficile, questo, per Italia e per la Repubblica democratica del Congo, ha sottolineato, in chiusura, l’ambasciatore di Kinshasa a Roma.”Oggi la Repubblica italiana ha perso due suoi figli in Congo, Paese che 25 anni fa fu a lungo straziato da una sanguinosissima guerra su base sia civile che etnico/razziale, diffusasi dal vicino Rwanda. Ma ora i 2 Paesi devono impegnarsi a fondo per gettare finalmente fondamenta di pace in tutta questa area del mondo. Luca non doveva morire in questo modo, mentre, con la moglie e i suoi collaboratori, da anni si impegnava. in Congo, a sostegno di famiglie, bambini, giovani in cerca di lavoro. La barbarie che il Belpaese già conobbe con la Seconda guerra mondiale, ora si sta conoscendo in Congo col sanguinoso scontro tra le varie multinazionali. Per tutto questo occorre pregare e impegnarsi seriamente, ogni giorno, per il trionfo della pace”.