K metro 0 – Roma – “Fraternità e speranza” sono le ali che sostengono Papa Francesco nel suo imminente viaggio in Iraq, il primo di un pontefice in questo paese. l’Iraq quale culla di civiltà, un antico mosaico diversificato, un paese abitato, sin dai tempi più antichi, da innumerevoli gruppi religiosi: “Da tempo – ha
K metro 0 – Roma – “Fraternità e speranza” sono le ali che sostengono Papa Francesco nel suo imminente viaggio in Iraq, il primo di un pontefice in questo paese.
l’Iraq quale culla di civiltà, un antico mosaico diversificato, un paese abitato, sin dai tempi più antichi, da innumerevoli gruppi religiosi: “Da tempo – ha detto il papa – desidero incontrare quel popolo che ha tanto sofferto, incontrare quella Chiesa martire”. Sarà un pellegrinaggio di tre giorni non facile.
Nell’anno 2000 l’Iraq avrebbe dovuto ospitare Papa Giovanni Paolo II, ma in quel periodo il paese era una terra sconvolta da continui tumulti e spiravano venti di guerra.
Nel 2021 la Santa Sede annuncia la “visita storica” di Papa Francesco in Iraq. Anche in questo frangente la visita del Pontefice lascia sperare e pensare a qualche svolta positiva per tutto il popolo iracheno.
Mai un Papa, nell’epoca moderna, aveva intrapreso un viaggio così impegnativo, per di più in piena pandemia globale. La visita, che si svolgerà dal 5 all’8 marzo, riguarderà tutto il paese e in particolare: il Najaf in cui si terrà l’incontro con l’Ayatollah Ali Al-Husaymi Al-Sistani, la Piana di Ur legata alla rappresentazione di Abramo, Qaraqosh nella Piana di Ninive e la città di Erbil.
Il Professor Khalati, medico chirurgo italo-iracheno, ha voluto sottolineare l’importanza della visita del Papa nella sua terra di origine affermando che:
“Il viaggio di sua Santità in una terra come l’Iraq ha un’importanza storica. Innanzitutto il Papa si recherà in una terra che conosce, in quanto parliamo della Casa di Abramo, dove si ha l’origine di tutte le religioni del mondo. Per tutti gli iracheni non è semplicemente un ospite, ma un fratello, insomma uno di casa. In questo non c’è alcuna distinzione di religione fra musulmani, cristiani e altri. Ciò accade perché la terra dell’Iraq nasce come un mosaico composta da diverse realtà religiose che convivono da migliaia di anni. Solo la politica ha provato a dividere questa convivenza pacifica, ma in realtà noi siamo tutti figli di Abramo. Infatti, i veri religiosi sono fratelli”.
Per quanto riguarda il dialogo interreligioso, avviato da tempo, afferma Khalati: “Sarà un grande evento storico” e, sottolinea ancora il professore, “Ancora oggi, dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, il popolo iracheno sta pagando per colpa di un governo autoritario del passato. I debiti, le sanzioni e il disagio sociale che è presente in Iraq pesa, e il Papa che è vicino a chi soffre ed è un uomo di pace spero possa fare qualcosa per porre rimedio”.