K metro 0 – Roma – Il prossimo 11 marzo ricorrerà il decimo anniversario del terremoto che colpì il Giappone e che provocò la più complessa crisi nucleare dopo Chernobyl. La scossa tellurica, con epicentro nel mare giapponese a trenta chilometri di profondità, causò un maremoto e uno tsunami con onde alte mediamente quindici metri.
K metro 0 – Roma – Il prossimo 11 marzo ricorrerà il decimo anniversario del terremoto che colpì il Giappone e che provocò la più complessa crisi nucleare dopo Chernobyl. La scossa tellurica, con epicentro nel mare giapponese a trenta chilometri di profondità, causò un maremoto e uno tsunami con onde alte mediamente quindici metri. Questa massa d’acqua, nel 2011, colpì la centrale nucleare di Fukushima, provocando il danneggiamento di tre reattori, le esplosioni di gas d’idrogeno e il rilascio di sostanze radioattive. Per il costante raffreddamento dei tre impianti sono impiegate ingenti quantità d’acqua, che dopo il trattamento di decontaminazione sono stoccate in grandi serbatoi. Attualmente ci sono circa 1,23 milioni di tonnellate di acque trattate in circa mille grandi cisterne e si teme che nel 2022 la capienza disponibile possa esaurirsi.
Mentre si avvicinano le Olimpiadi di Tokyo, il governo giapponese sta valutando la possibilità di scaricare in mare l’acqua utilizzata, ma una decisione definitiva deve ancora essere presa. Una ferma opposizione a questo piano è stata espressa dall’industria della pesca locale, dagli ambientalisti, dai cittadini e anche dai Paesi confinanti quali Cina e Corea, che hanno manifestato tutta la loro preoccupazione. Questa decisione potrebbe causare gravi danni all’ecosistema marino e alle attività economiche che da esso dipendono.
Anche i vescovi cattolici giapponesi e sud-coreani hanno voluto esprimere la loro contrarietà a questa decisione, in una recente lettera congiunta al primo ministro giapponese Yoshihide Suga. Nella missiva delle Commissioni Giustizia e pace e Ambiente, si citano alcuni studi che confermano che l’acqua sarebbe ancora contaminata e pericolosa per la salute anche dopo il trattamento. La lettera afferma, inoltre, che le rassicurazioni del governo sono inaffidabili, perché basate su dati incompleti. Il documento si chiude con un pressante appello a cercare soluzioni alternative e con le parole di Papa Francesco tratte dall’Enciclica “Laudato Sì”, come riferisce Vatican News.
Il disastro di Fukushima ha commosso il mondo per l’entità della tragedia e per le conseguenze in termini di vite umane. Si conteranno più di ventimila tra morti e dispersi, quattrocentomila sfollati, la metà circa a causa dell’incidente nucleare, e migliaia di edifici distrutti.
La proposta del governo è la meno costosa nell’immediato, ma la più dannosa per l’ambiente nel lungo termine. L’auspicio è che non si pensi alla soluzione del problema solo in termini economici, ma si tenga in considerazione il rispetto della natura e la responsabilità verso le generazioni future.