E’ la regina dei mari, il veliero della più antica scuola di ufficiali della Marina Militare italiana, un simbolo dell’Italia nel mondo. K metro 0 – Napoli – Le sue vele hanno sfiorato i venti di tutti i continenti, senza mai fermarsi. “Alzate le vele!”. Sono novant’anni che questo ordine viene ripetuto: l’Amerigo Vespucci, regina
E’ la regina dei mari, il veliero della più antica scuola di ufficiali della Marina Militare italiana, un simbolo dell’Italia nel mondo.
K metro 0 – Napoli – Le sue vele hanno sfiorato i venti di tutti i continenti, senza mai fermarsi. “Alzate le vele!”. Sono novant’anni che questo ordine viene ripetuto: l’Amerigo Vespucci, regina italiana dei mari, tra le sue cime sono passati generazioni di marinai. La sua storia è iniziata il 22 febbraio 1931 quando viene varata presso il Regio Cantiere di Castellamare di Stabia, alle porte di Napoli. Ha preso forma in piena industrializzazione (cosiddetta epoca di acciaio) sfoggiando un’eleganza antica. La signora del mare rappresenta la “tradizione”: la scuola dove trasformare le persone in marinai, educandoli a vivere seguendo il moto delle onde e il soffio del vento…
Oggi, tutti i cadetti dell’Accademia Navale di Livorno varcando la scaletta del veliero si ritrovano a centro nave, sul ponte di coperta, davanti all’attuale motto “Non chi comincia, ma quel che persevera”, attribuito a Leonardo Da Vinci, ingegnoso disegnatore di composite velature. E’ un’esortazione all’impegno e alla perseveranza, a non mollare nei momenti difficili. Un richiamo per coloro che sono chiamati a salpare ogni anno e vivere per circa tre mesi un’intensa fase di addestramento durante la campagna d’istruzione che mettono alla prova ogni anno 130 ragazze e ragazzi dell’Accademia navale. Generazioni di ufficiali che hanno vissuto il battesimo del mare arrampicandosi sui 54 metri dell’albero maestro e compreso giorno dopo giorno di essere entrati in una famiglia nuova, chiamata Marina.
Nel dedalo dei ponti della Vespucci si respira una delle sue tante magie, che rende la sua stiva un organismo vitale: oltre agli allievi, lì operano fianco a fianco 250 uomini e donne dell’equipaggio. Un universo con regole precise, dove alle lezioni si alternano i doveri di ospitalità dell’ambasciatore navigante dell’Italia, l’Amerigo Vespucci. La sua bellezza si contraddistingue per i suoi tre alberi (trinchetto, maestro e mezzana), cui si aggiunge il bompresso a prua. L’altezza degli alberi sul livello del mare è di 50 metri per il trinchetto, 54 metri per la maestra e 43 metri per la mezzana mentre il bompresso sporge per 18 metri.
C’è, infine, un posto che resta nel cuore e nella mente di tutti i marinai vissuti a bordo del Vespucci: la timoneria storica del veliero. Un connubio tra tradizione e innovazione con le sue quattro ruote “a caviglia”, solitamente governate da otto allievi, quattro a dritta e quattro a sinistra, a dimostrazione dello sforzo di braccia che viene affrontato ogni qualvolta si riceve l’ordine di cambiare rotta.
Il Vespucci è anche il simbolo dell’eccellenza delle maestranze italiane visibile in ogni angolo della nave, a partire dalla polena di prora raffigurante proprio il celebre navigatore in onore del quale il “Nuovo Mondo” venne chiamato America. L’Amerigo Vespucci è l’orgoglio italiano, la “scuola” galleggiante a tutto tondo, che prima di tutto trasferisce l’importanza di essere un equipaggio proteso al bene comune, rappresentato dalla nave stessa.
Il 2020 è stato un anno terribile per le nostre vite, a causa di un nemico che non riusciamo ancora a sconfiggere: la pandemia. Ma non tale abbastanza da sottrarre speranza al nostro veliero. Non sostando in porto e non ricevendo a bordo visite, infatti, ha persistito nella sua navigazione lungo le coste italiane, infondendo un segno di fiducia e di altrettanta speranza a tutto il Paese e a noi tutti, orgogliosi di essere italiani.
di Laura Placenti