K metro 0 – Madrid – Le proteste contro l’arresto di Pablo Hasél, la condanna a nove mesi di carcere per esaltazione di terrorismo e per ingiurie alla Corona, hanno unito due città storicamente opposte come Madrid e Barcellona. Manifestazioni nate spontaneamente sui social ed trasformatesi in marce non autorizzate. Oggi, centinaia di persone si
K metro 0 – Madrid – Le proteste contro l’arresto di Pablo Hasél, la condanna a nove mesi di carcere per esaltazione di terrorismo e per ingiurie alla Corona, hanno unito due città storicamente opposte come Madrid e Barcellona. Manifestazioni nate spontaneamente sui social ed trasformatesi in marce non autorizzate.
Oggi, centinaia di persone si sono radunate per la sesta notte consecutiva, davanti alla stazione di Sants, fortemente sorvegliata dalle forze di polizia catalane, chiedendo “libertà per Pablo Hasél”.
Intanto, sabato a Barcellona si sono verificati disordini per l’arresto del rapper catalano. Diverse migliaia di persone si sono radunate nella capitale della Catalogna. Secondo i media gli scontri sono proseguiti, i manifestanti hanno lanciato bottiglie, lattine e petardi contro gli agenti di polizia e hanno dato fuoco alle barricate.
Altri manifestanti hanno fatto irruzione nei negozi sulla via dello shopping Passeig de Gracia e hanno saccheggiato i negozi Nike, Versace, Tommy Hilfiger, Hugo Boss e Diesel. Secondo il reso conto dei media ci sono state anche nuove proteste in altre città, contro quello che gli spagnoli tendono a definire un “reato di opinione”.
Pablo Hasél diventa quindi un simbolo di unità e di frattura. Quindi, non si tratta solo di manifestanti, giovani e arrabbiati, che protestano contro la soppressione della libertà di espressione, ma che denunciano “corruzione” e “abusi di Stato”; la voce dissidente arriva anche da artisti, politici della coalizione di governo di sinistra e dai media.
Il caso del rapper Hasél, come detto, condannato a nove mesi di carcere per “insulto alla maestà” e “glorificazione della violenza”, non è il primo caso dopo che è stata approvata nel 2015 la “Legge per la Protezione della Sicurezza dei Cittadini” da parte dell’allora governo conservatore di Mariano Rajoy. Tale legge è comunemente conosciuta come “Gag Act” non è ha portato “nel banco degli imputati” artisti, YouTuber e giornalisti.
Il punto è che spesso ci sono pene detentive, a volte pesanti multe e occasionalmente si vedono le assoluzioni. Tuttavia, l’indignazione in tutto il Paese non è mai stata così diffusa come lo è ora.
Riccardo Noury della sezione italiana di Amnesty International, ha posto una domanda intelligente: Perché i Mossos d’Esquadra attaccano i giornalisti? Forse perché questi ultimi non documentino l’uso sproporzionato e illegale della forza durante le proteste seguite all’arresto di PabloHasel?