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Solidarietà: Fondazione Akbaraly celebra in Madagascar, le oltre 130.000 prestazioni sanitarie, contro i tumori femminili e la povertà estrema

Solidarietà: Fondazione Akbaraly celebra in Madagascar, le oltre 130.000 prestazioni sanitarie, contro i tumori femminili e la povertà estrema

K metro 0 – Milano – Sono 27.489 le prestazioni sanitarie che la Fondazione Akbaraly ha dedicato alle donne e ai bambini del Madagascar nel 2020, un anno difficile e complesso a causa della pandemia Covid-19 che non ha fermato le attività di sostegno sul territorio. È il secondo risultato più alto nella storia della

K metro 0 – Milano – Sono 27.489 le prestazioni sanitarie che la Fondazione Akbaraly ha dedicato alle donne e ai bambini del Madagascar nel 2020, un anno difficile e complesso a causa della pandemia Covid-19 che non ha fermato le attività di sostegno sul territorio.

È il secondo risultato più alto nella storia della Fondazione, che porta a 130.103 il totale di servizi erogati dal 2013 ad oggi, un numero straordinario raggiunto grazie all’impegno costante e attivo di medici, citologi, ostetriche, infermiere e di tutto il personale logistico e amministrativo coinvolto nel progetto, a cui si aggiungono le decine di migliaia di persone coinvolte nelle campagne di sensibilizzazione.

La Fondazione Akbaraly, creata nel 2008 da Cinzia Catalfamo Akbaraly, è attiva in Madagascar contro la povertà estrema e le disuguaglianze grazie allo sviluppo di progetti sostenibili in grado di creare comunità resilienti.

Fiore all’occhiello delle attività della Fondazione è 4aWoman, un progetto scalabile e sostenibile nato nel 2010 in partnership con il Ministero della Sanità locale, l’OMS, lo IEO e la Fondazione Veronesi, dedicato alla prevenzione e alla diagnosi precoce dei tumori femminili, il cui motto è “Care for a woman, life for a country”.

Negli oltre 10 anni di attività sul terreno sono stati realizzati due centri sanitari, un’unità mobile con un servizio di telemedicina in grado di raggiungere le aree più remote del Paese, un laboratorio galenico e un vero e proprio network di ospedali in rete con il progetto.

Nel tempo, i servizi offerti alla popolazione sono aumentati funzione dei bisogni reali riscontrati sul terreno, andando ad includere la salute materno-infantile, la prevenzione e la cura della malnutrizione, la pediatria, l’ortopedia, la kinesiterapia e la somministrazione di vaccini.

Nel 2020 il raggio di azione della fondazione è ulteriormente cresciuto, grazie all’apertura del nuovo centro sanitario Kintana nella capitale, Antananarivo, che quest’anno è stato completamente dedicato alla cura dei pazienti affetti da Covid-19.

“Il nostro obiettivo è di promuovere il diritto alla salute, inteso come la possibilità di raggiungere uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non come la semplice assenza di malattia”, conferma la Presidente e fondatrice Cinzia Catalfamo Akbaraly.

“La nostra azione è particolarmente importante in Paesi vulnerabili come il Madagascar, e vogliamo ribadirlo con forza in occasione dell’appuntamento annuale con la Giornata Mondiale per la Lotta contro il Cancro, organizzata dall’Unione Internazionale Contro il Cancro ogni 4 febbraio”, continua la fondatrice.

“I dati raccolti dalla nostra équipe sul terreno dimostrano infatti che moltissime donne sono a rischio di sviluppare un tumore al collo dell’utero o al seno: il tasso di positività dei Pap test si avvicina al 14%, specie nelle fasce di età under 25 e 40-15; percentuali simili si riscontrano per quanto riguarda la senologia, con tassi di positività che superano il 10%.

Il 60% dei nuovi casi di cancro viene riscontrato in Paesi in via di sviluppo come il Madagascar, una tra le 10 nazioni più povere al mondo, dove questa malattia rappresenta una delle prime cause di morte per le donne.

Grazie alle nostre azioni di sensibilizzazione, ricerca, formazione, prevenzione e diagnosi precoce, possiamo salvare la vita di migliaia di donne, dando loro la possibilità di contribuire attivamente al benessere e allo sviluppo della propria famiglia, della propria comunità e dell’intero Paese”, conclude Cinzia Catalfamo Akbaraly.

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Patrizia Grandi
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