K metro 0 – Roma – Dopo i drammatici casi di Palermo e di Bari, si è sfiorata un’ennesima tragedia. Un’altra bambina, nel tentativo di emulare un gioco estremo, ha messo in atto un gesto che avrebbe potuto avere conseguenze mortali. Il fatto è avvenuto nel bagno di una scuola primaria in provincia di Brindisi.
K metro 0 – Roma – Dopo i drammatici casi di Palermo e di Bari, si è sfiorata un’ennesima tragedia. Un’altra bambina, nel tentativo di emulare un gioco estremo, ha messo in atto un gesto che avrebbe potuto avere conseguenze mortali. Il fatto è avvenuto nel bagno di una scuola primaria in provincia di Brindisi. La ragazzina è stata salvata in extremis dalle maestre, che avvisate dalle compagne, sono intervenute tempestivamente. La bambina di nove anni, dopo aver chiesto il permesso alla maestra, si è recata in bagno, ha appeso una corda con un cappio al soffitto, gli ha messo sotto una sedia e stava per salirci, per una prova di resistenza. “Volevo fare come quel ragazzino di Bari”, avrebbe raccontato riferendosi al piccolo morto soffocato qualche giorno fa. Un gesto che non sembra collegato alle sfide sui social, diversamente da quanto è stato accertato a Palermo nel gennaio scorso, quando una bambina di dieci anni ha perso la vita per una sfida su TikTok.
In quest’ultimo caso della provincia di Brindisi, in cui è stata evitata la tragedia, gli insegnanti hanno dovuto informare i servizi sociali e la Procura dei minori di Lecce. In seguito alla segnalazione, la magistratura dovrà chiarire se la bambina usasse dispositivi elettronici e se l’accesso ai social fosse libero o controllato. Già nel settembre dell’anno scorso un undicenne di Napoli è morto suicida, vittima presumibilmente di una sfida ad altissimo rischio sul web. “ Devo seguire l’uomo con il cappuccio nero”, è stato il suo ultimo messaggio alla mamma, prima di lanciarsi nel vuoto. In questo caso le indagini non hanno confermato nulla e forse la stessa cosa avverrà anche per il caso di Palermo. Il problema è molto più vasto delle sfide mortali e comprende anche la pedopornografia, il cyber bullismo e l’adescamento.
A causa di questi recenti fatti di cronaca, i media hanno puntato i loro riflettori sul rapporto tra i minori e la rete. E’ l’occasione per dare seguito a una seria riflessione, che coinvolga i genitori, la scuola e le istituzioni nazionali e internazionali, su come affrontare questa piaga sociale. A causa della pandemia, ma anche prima del Covid, tanti bambini restano a casa da soli, e questo è già di per sé un male, e tanti malintenzionati hanno più tempo a disposizione. Gli esperti raccomandano di parlare con i figli delle nuove sfide che girano in rete e dei rischi che corrono e di essere presenti mentre navigano sul web. Mettersi al loro fianco, mostrare attenzione e interesse, conquistare il ruolo di guide, consiglieri e confidenti è il più efficace “antivirus”, a protezione dei ragazzi.
Oggi i bambini possono essere adescati anche tra i sei e i dieci anni e se qualche sconosciuto sospetto chatta con loro, il consiglio migliore è di contattate la polizia postale, che sottolinea la collaborazione dei gestori dei social nel rimuovere i video pericolosi. Per gli psicologi, comunque, dare il telefonino ai ragazzi prima dei quattordici anni significa esporre i minori a possibili rischi estremi. I genitori sono avvertiti.
e usano le app e con la polizia postale. “ E’ possibile procedere con la rimozione del video pericoloso. Questo è quello che facciamo segnalandolo ai vari i gestori dei social, che da questo punto di vista si mostrano collaborativi e appena arriva la segnalazione procedono all’oscuramento
Nel caso della pedopornografia on line se ne parla poco, ma a causa della pandemia, con tanti bambini soli a casa e i con i pedofili con più tempo disponibile, le denunce si sono moltiplicate. Solo tra marzo e aprile 2020, in Italia sono raddoppiate, rispetto allo stesso periodo del 2019. Ma se le segnalazioni sono più di trecento, migliaia sono i casi che restano sepolti. Chiunque può creare falsi profili in Rete per adescare i minori e scambiare immagini ripugnanti e violente. Intanto l’Europa è diventata il centro di diffusione del materiale pedopornografico. Per affrontare questo flagello l’Unione Europea presenterà delle nuove norme che rendano obbligatorio per le piattaforme on line “rilevare, denunciare e rimuovere” contenuti riguardanti gli abusi sessuali su minori.
In uno studio presentato agli inizi dello scorso anno, della Social Worning , no profit italiana che da tempo studia il rapporto tra adolescenti e media, risulta che quattro ragazzi su dieci, tra i dodici e sedici anni, sono state vittime di ciberbullismo in Italia.