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Regno unito: rallentamenti dopo Brexit, preoccupazione tra i datori di lavoro

Regno unito: rallentamenti dopo Brexit, preoccupazione tra i datori di lavoro

K metro 0 – Londra – Il primo ministro britannico Boris Johnson ha affermato oggi che nell’adattamento del Paese con l’uscita dal mercato unico dell’Unione europea sono sorti molti “problemi iniziali“. Gli economisti hanno stimato che l’economia britannica sarà ridotta del 4% tra 15 anni rispetto a quanto sarebbe stata se fosse rimasta nell’UE, riporta

K metro 0 – Londra – Il primo ministro britannico Boris Johnson ha affermato oggi che nell’adattamento del Paese con l’uscita dal mercato unico dell’Unione europea sono sorti molti “problemi iniziali“. Gli economisti hanno stimato che l’economia britannica sarà ridotta del 4% tra 15 anni rispetto a quanto sarebbe stata se fosse rimasta nell’UE, riporta la Reuters.

Johnson, durante la visita effettuata oggi in Scozia, ha asserito, quando gli è stato chiesto delle gravi problematiche sorte nel settore ittico, che “è ovvio che ci siano dei problemi in molti settori, inevitabili visto il grande cambiamento, ma non c’è dubbio che, a lungo termine, dai cambiamenti proverranno molti, molti vantaggi per la pesca scozzese”.

Nel frattempo l’industria ittica della Scozia ha subito duri colpi a causa dei ritardi nel trasporto di molluschi e altri prodotti freschi sui mercati dell’UE dall’introduzione dei controlli post-Brexit ormai in vigore dal 1° gennaio.

Il governo britannico aveva promesso uno stanziamento di ulteriori 23 milioni di sterline per supportando il settore. Anche altri settori denunciano di risentire dei ritardi nelle consegne e delle dure modifiche fiscali.

Lasciano riflettere le stime condotte sui dati della settimana terminata il 24 gennaio, secondo cui una media del 65% dei camion diretti in Francia giornalmente viaggiavano completamente vuoti; all’inizio di gennaio il tasso era del 75%.

Le statistiche, fornite dalla Prefettura Hauts-de-France et du Nord, mostrano che il traffico di mezzi pesanti in entrambe le direzioni attraverso la Manica è diminuito del 30% rispetto ai flussi normali.

Sono inoltre insorti i problemi legati alle nuove conformità doganali, ed al confine francese solo 1 su 10 certificati sanitari di esportazione, ora obbligatori per le spedizioni di alimenti, sono stati compilati correttamente. Comunque, il governo ha affermato che le imprese nel complesso si sono adattate bene alle nuove relazioni commerciali con il traffico di frontiera in aumento ogni giorno e non più interruzioni nei porti britannici.

Il ministro Michael Gove si è impegnato a lavorare strenuamente con le imprese, ma cinque grandi gruppi di datori di lavoro, in risposta alle dichiarazioni di Gove, hanno sottolineato in una dichiarazione congiunta, la “gamma e la portata delle sfide” causate dalla Brexit, affermando che la diminuzione dei trasporti potrebbe presto intensificarsi. Tuttavia “è stato riconosciuto da tutte le parti che il livello di attività è rimasto basso dopo Natale e che potrebbero sorgere ulteriori problemi quando i volumi inizieranno ad aumentare una volta esaurite le scorte”, afferma il comunicato.

Il mese scorso, la Gran Bretagna e l’Unione europea hanno raggiunto, dopo stagnanti trattive, un accordo che ha evitato l’imposizione di tariffe e quote, ma la decisione di Londra di lasciare l’unione doganale e il mercato unico del blocco ha portato ad una burocrazia sempre maggiore ed a altri ostacoli alle esportazioni e alle importazioni.

I sostenitori della Brexit affermano che le nuove barriere agli affari con l’UE saranno compensate dagli accordi commerciali che Londra concluderà con altri Paesi in tutto il mondo. Tuttavia gli economisti hanno però stimato che l’economia del Paese subirà un calo a seguito dell’uscita dall’Unione europea.

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Daniele Marrone
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