K metro 0 – Roma – Il 20 gennaio di ogni anno, l’Azerbaigian commemora il “Gennaio Nero”, data in cui circa 30 mila soldati dell’esercito sovietico, senza dichiarare lo stato di emergenza, entrarono nella capitale dell’Azerbaigian per ordine di Mikhail Gorbachev, segretario generale del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Scopo principale dell’azione era
K metro 0 – Roma – Il 20 gennaio di ogni anno, l’Azerbaigian commemora il “Gennaio Nero”, data in cui circa 30 mila soldati dell’esercito sovietico, senza dichiarare lo stato di emergenza, entrarono nella capitale dell’Azerbaigian per ordine di Mikhail Gorbachev, segretario generale del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Scopo principale dell’azione era silenziare le manifestazioni pacifiche volte alla lotta per l’indipendenza del popolo azerbaigiano e contro la politica unilaterale, parziale e prevenuta sul conflitto del Nagorno Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian da parte del governo sovietico. L’attacco portò all’uccisione di 147 civili azerbaigiani e al ferimento di circa 800.
Il rapporto di Human Rights Watch sul “Gennaio Nero in Azerbaigian” recita che “In effetti, la violenza usata dall’esercito sovietico nella notte tra il 19 e il 20 gennaio era talmente sproporzionata rispetto alla resistenza offerta dall’Azerbaigian, da costituire un esercizio di punizione collettiva”.
Per commemorare gli eventi tragici della notte tra il 19 e il 20 gennaio di 31 anni fa l’Associazione Azerbaigian Italia Unione, in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, ha organizzato la Videoconferenza “Gennaio Nero – Il prezzo della libertà”, a cui hanno preso parte l’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia Mammad Ahmadzada, il Prof. Daniel Pommier Vincelli di Sapienza Università di Roma, l’analista Domenico Letizia e il Vice Presidente di Azerbaigian Italia Unione Giuseppe Caniglia, con la moderazione di Nazrin Rajabova, Dipartimento Relazioni Internazionali dell’Associazione. La conferenza è stata trasmessa in diretta nella pagina social dell’Associazione.
Nel suo intervento l’Ambasciatore Ahmadzada ha ricordato gli eventi storici che hanno preceduto i tragici eventi del 1990, “quando i tentativi di annettere la regione azerbaigiana del Nagorno-Karabakh all’Armenia e l’ennesima e anche l’ultima ondata di espulsione degli azerbaigiani dai loro territori storici in Armenia stava guadagnando slancio. Ma invece di prevenire queste crescenti tensioni, la leadership dell’Unione Sovietica ha commesso un crimine terribile contro il popolo azerbaigiano.”
L’Ambasciatore ha anche ricordato il ruolo determinante del Leader Nazionale Heydar Aliyev che, subito dopo la tragedia, “ha visitato con i suoi familiari la sede della rappresentanza permanente dell’Azerbaigian a Mosca e ha espresso solidarietà al suo popolo, condannando duramente la leadership dell’URSS per aver commesso la sanguinosa tragedia e smascherando coloro che avevano condotto l’operazione”. Proprio la conferenza stampa del Leader Nazionale ha permesso alla comunità internazionale, ha evidenziato l’Ambasciatore, di conoscere quanto avvenuto.
“Questo evento epocale è stato il fattore decisivo nella formazione dell’identità nazionale azerbaigiana e ha segnato un punto di svolta nel ripristino dell’indipendenza nazionale. È stata la tragedia di gennaio che ha trasformato un movimento di liberazione nazionale in una realtà politica e ha dato forte impulso alla lotta per l’indipendenza del popolo azerbaigiano”, ha affermato Mammad Ahmadzada, sottolineando ancora che “Il ripristino dell’indipendenza ci è costato enormi vittime e l’inizio degli anni ‘90 è pieno di tragedie pesanti nella storia del popolo azerbaigiano. E’ necessario considerare la tragedia di Gennaio Nero come un processo poi proseguito con l’aggressione militare dell’Armenia contro l’Azerbaigian, che ha portato ai crimini di guerra contro il popolo azerbaigiano, al genocidio di Khojaly, l’occupazione del 20% del territorio dell’Azerbaigian, compreso il Nagorno-Karabakh e 7 distretti circostanti, la politica di pulizia etnica contro oltre un milione di azerbaigiani divenuti profughi e rifugiati.”
Un ultimo richiamo poi alla situazione attuale: “A differenza degli anni precedenti, quest’anno il popolo azerbaigiano commemora i martiri del 20 gennaio in condizioni diverse. Finalmente dopo quasi 30 anni, a conseguenza di 44 giorni di guerra, il nostro glorioso esercito, sotto la guida del vittorioso Comandante Supremo, ha liberato le nostre terre dall’occupazione e ha issato il nostro tricolore a Shusha, che ha un grande valore morale e importanza per il popolo dell’Azerbaigian. Ci siamo riuniti con il nostro Karabakh. L’anima dei nostri martiri, che hanno dato la vita per la Patria, ora riposa in pace, perché il loro sangue non è stato vano”, ha concluso l’Ambasciatore.
Di interesse gli approfondimenti degli altri ospiti, che hanno messo in luce il contesto storico dei fatti del gennaio 1990, le ripercussioni sugli eventi successivi e il presente dell’Azerbaigian, stato leader nel Caucaso e al centro dello scacchiere internazionale, con importanti e crescenti legami strategici con l’Italia. Il prof. Pommier Vincelli ha evidenziato, tra l’altro, l’importanza della commemorazione di quest’anno, all’indomani dal ripristino dell’integrità territoriale dell’Azerbaigian. A seguire il Dott. Letizia ha analizzato, oltre alla data del 20 gennaio, la particolarità del conflitto del Nagorno Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian, con un’evidenza per il multiculturalismo caratterizzante l’Azerbaigian. Il Vice Presidente dell’Associazione, Giuseppe Caniglia ha infine ricordato anche il partenariato strategico tra Italia ed Azerbaigian e il coinvolgimento delle aziende italiane nella ricostruzione delle aree liberate dell’Azerbaigian.