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Uiguri, Giappone prove agli Usa sulle violazioni da parte della Cina

Uiguri, Giappone prove agli Usa sulle violazioni da parte della Cina

K metro 0 – Tokyo – Il Giappone ha fornito informazioni agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna mostrando prove della detenzione forzata da parte della Cina della “minoranza uigura” a condizione di mantenere riservata la fonte, ha detto un funzionario vicino alle relazioni Giappone-Stati Uniti. La stampa Nipponica, ha rivelato, questa settimana, che il

K metro 0 – Tokyo – Il Giappone ha fornito informazioni agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna mostrando prove della detenzione forzata da parte della Cina della “minoranza uigura” a condizione di mantenere riservata la fonte, ha detto un funzionario vicino alle relazioni Giappone-Stati Uniti.

La stampa Nipponica, ha rivelato, questa settimana, che il Giappone ha fornito informazioni riservate agli americani e agli inglesi, nell’ambito dell’alleanza di condivisione dell’intelligence “Five Eyes”, in cui mostrava prove concrete sulla detenzione forzata da parte della Cina riguardo i musulmani di “minoranza uigura”. Gli Stati Uniti hanno intensificato e inasprito le critiche contro Pechino sulla base delle informazioni ricevute sui campi di detenzione siti nella regione autonoma dello Xinjiang.

Dietro le quinte i Nipponici e dopo numerosi appelli all’interno del governo, hanno deciso di aderire all’alleanza di condivisione dell’intelligence “Five Eyes”. La rete di condivisione dell’intelligence coinvolge Australia, Gran Bretagna, Canada, Nuova Zelanda e Stati Uniti.

Anche il Regno Unito, si è unito agli Stati Uniti, per esercitare pressioni sullo Stato Cinese riguardo il dramma della repressione degli uiguri, ma il Giappone, in tale senso, ha sostenuto ufficialmente che: “sta osservando attentamente la situazione con preoccupazione”.

I Giapponesi d’altro canto, cercano di mantenere legami amichevoli con la vicina Cina che è, il loro più grande e importante partner commerciale, cercando tuttavia, di non danneggiare le relazioni con il suo principale alleato per la sicurezza, gli Stati Uniti d’America.

A seguito di questa scelta, le relazioni di Tokyo con Pechino stavano migliorando, infatti, in primavera del 2020 era addirittura prevista la prima visita programmata del presidente cinese Xi Jinping, anche se tutto è stato rinviato a causa della pandemia di coronavirus.

Intanto, il Kazakistan ha deciso di assegnare lo status di rifugiato a quattro cinesi di origine kazaka, in fuga dallo Xinjiang per evitare persecuzioni. La decisione presa lo scorso 24 dicembre è apparsa clamorosa all’opinione pubblica del Paese, mostrando il malcontento dei kazaki nei confronti della Cina, accusata da molte parti di opprimere i musulmani dello Xinjiang in campi di lavoro forzato, che Pechino definisce “centri di addestramento al lavoro”.

L’amministrazione Trump comunque aveva messo in atto una serie di sanzioni contro Pechino, per violazioni dei diritti umani nei confronti della comunità degli uiguri. Le restrizioni tra le altre cose includevano il blocco dei visti per i funzionari cinesi, aumentando di fatto le tensioni bilaterali tra i due Paesi. La Cina ha sempre risposto alle accuse dei Paesi occidentali definendole un’interferenza negli affari interni dello Stato.

Il vicepresidente americano Mike Pence aveva criticato duramente la Cina in un discorso del luglio 2019 a Washington, sostenendo che “il Partito comunista ha imprigionato più di un milione di musulmani cinesi, particolarmente gli uiguri, in campi di internamento dove subiscono il lavaggio del cervello 24 ore su 24”.

Il rapporto della Cina con gli Stati Uniti ha raggiunto un “nuovo bivio” e potrebbe incanalare nella strada giusta dopo un periodo di “difficoltà senza precedenti”, ha dichiarato oggi, il diplomatico Wang, consigliere di stato e ministro degli esteri cinese, in un’intervista all’agenzia di stampa Xinhua.

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Nino Faranda
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