K metro 0 – Campobasso – Panettone, spumante e foto di rito, magari da postare sui social. Con il Natale alle porte e nel pieno della seconda ondata dell’epidemia da Covid, il cenone sarà circoscritto al solo nucleo familiare, ma saranno molti i genitori che, volendo condividerle con una platea più vasta di quella presente
K metro 0 – Campobasso – Panettone, spumante e foto di rito, magari da postare sui social. Con il Natale alle porte e nel pieno della seconda ondata dell’epidemia da Covid, il cenone sarà circoscritto al solo nucleo familiare, ma saranno molti i genitori che, volendo condividerle con una platea più vasta di quella presente nella loro sala da pranzo, pubblicheranno su internet le immagini della festa, anzitutto quelle dei loro bambini, dato che infondo il Natale è propriamente una ricorrenza per i più piccoli. Tuttavia, “pubblicare foto di minori sui social può essere molto più pericoloso di quanto si possa immaginare”, avverte Antonella Laganella, avvocato e giudice onorario alla sezione Minori della Corte d’Appello di Campobasso.
“In questo periodo emergenziale – sottolinea l’avvocato parlando con l’Adnkronos –, in cui lo stare in casa è fortemente raccomandato per contenere il contagio da Covid, si è intensificata in maniera esponenziale, quasi parossistica, l’attività, specie delle mamme, di postare, pubblicare ed esporsi nel web in vere e proprie ‘vanity fairs’. Azioni apparentemente innocenti – precisa -, addirittura tenere, ma colpevolmente superficiali, di genitori che, su Facebook o su Instagram e quindi al mondo, espongono come trofei i propri figli minorenni, nelle varie fasi della loro giornata o nei successi scolastici o sportivi o per ricordare compleanni e fare resoconti estivi: lo fanno in realtà, senza tutelare la personalità dei figli minorenni, seppur in modo inconsapevole e per mero appagamento, ma spesso anche per autocelebrazione narcisistica. Occorre sapere, invece, che postare immagini su internet, sui media, nel breve e nel lungo periodo, a causa dell’immediatezza della condivisione, pone incognite davvero pericolose, non solo relativamente alla privacy e alla tutela del diritto all’immagine del minore, ma anche per le conseguenze che ne derivano ove intervengano poi, più gravemente, manipolazioni e furti di identità dei soggetti minorenni”.
Bisogna invece tutelare i minori, secondo Laganella, “su un duplice piano: giuridico e psicologico. A tal scopo è richiesta l’adozione di particolari cautele volte ad evitare di esporli alla diffusione di informazioni e di immagini che li riguardano. Spesso i genitori, agiscono senza il consenso dei figli e spesso, addirittura nella loro inconsapevolezza, con conseguenze negative che possono riverberarsi nel loro contesto di vita. Il diritto del minore alla riservatezza, ricorda il Garante, deve essere sempre considerato primario e, pertanto, va sottolineato che vi è illegittimità nel comportamento genitoriale ogni volta che vi è violazione del diritto all’immagine del figlio minorenne”.
Ma non si tratta soltanto di materia giuridica: infatti, “da un punto di vista psicologico – evidenzia Laganella -, quando si tratta di immagine del minore, si pone a maggior ragione la necessità di tutela della sua vita privata, sulla quale possono incautamente interferire i genitori. Il minore invero, potrebbe subire danni di identità o di personalità o di integrità psichica se per esempio, scoprisse da un’ecografia pubblicata sul profilo pubblico del padre separato da sua madre, che è prossima la nascita di un altro figlio o se la madre, nella separazione con il padre per i conflitti sul quantum del mantenimento, pubblicasse foto delle sue vacanze in una beauty farm o in crociera con il nuovo compagno. Disturbi del sonno come paura del buio, risvegli notturni, difficoltà di addormentamento o attacchi d’ansia come inquietudine, irritabilità, instabilità emotiva, sono sintomi tipici dei bambini e degli adolescenti, vittime passive dei comportamenti genitoriali che potrebbero impattare sulla loro salute fisica, ma anche su quella emozionale-psichica”.
Laganella passa poi a parlare dei furti di identità, possibili quando si pubblicano nomi e cognomi, in questo caso di minorenni, e che sono puniti con l’applicazione dell’art. 494 c.p. anche per chi si attribuisce un falso nome o un falso stato per procurare a sé un vantaggio o di recare ad altri un danno. “Vi è un serio pericolo – rimarca – che venga attribuita al minore un’identità digitale gemella ed una perdita di controllo della propria immagine nei meandri oceanici del web. Le nostre identità digitali sono estensioni di noi, che interagiscono con certi algoritmi, per cui, se appena nasce, la mamma orgogliosa fa sapere al mondo le generalità del figlio, i suoi dati sensibili, posta foto dei suoi primi momenti di vita, del suo percorso scolastico, delle sue vacanze, precisando dove andrà e cosa farà, questi comportamenti costituiranno materiale particolarmente succulento per i malintenzionati. Nei fatti, il genitore sta avventatamente esponendo il minore in una vetrina on line, alla quale può connettersi una moltitudine di interlocutori sconosciuti: una platea di potenziali malintenzionati, utenti con il profilo privato, soggetti inseriti in black list dalla polizia postale, pedofili e altri orchi virtuali che potrebbero interessarsi illecitamente al proprio figlio”.
Secondo Laganella, “è fondamentale fare informazione: rendere consapevoli i genitori, gli educatori, i formatori di tutte le agenzie educative, in special modo gli insegnanti, dei rischi che i minori possono correre. Tutto ciò è importante oggi, specie in questo periodo emergenziale in cui l’utilizzo di internet si fa più massiccio. L’educazione ad un uso consapevole del web, dei Social Network, dovrebbe partire dai genitori e la scuola è importantissima perché deve diffondere le buone pratiche sulla New Media Education, essendo peraltro già dotata di un Piano Nazionale Scuola Digitale”.
di Cristiano Camera