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Italia. Spreco alimentare, ogni persona butta 27,5 kg di cibo all’anno

Italia. Spreco alimentare, ogni persona butta 27,5 kg di cibo all’anno

K metro 0 – Adnkronos – Roma – In Italia ogni persona spreca 27,5 kg di cibo all’anno mentre lo spreco alimentare di un punto vendita si aggira intorno alle 220mila tonnellate all’anno, che corrispondono a circa 2,89kg all’anno per persona. E’ quanto emerge dall’indagine ‘Cibo e innovazione sociale’, condotta da Fondazione Feltrinelli in collaborazione con l’Osservatorio permanente

K metro 0 – Adnkronos – Roma – In Italia ogni persona spreca 27,5 kg di cibo all’anno mentre lo spreco alimentare di un punto vendita si aggira intorno alle 220mila tonnellate all’anno, che corrispondono a circa 2,89kg all’anno per persona. E’ quanto emerge dall’indagine ‘Cibo e innovazione sociale’, condotta da Fondazione Feltrinelli in collaborazione con l’Osservatorio permanente Cirfood, presentata all’interno del Salone Extra della Csr, che mostra uno spaccato sui bisogni sociali emergenti, parte integrante dell’Agenda Onu 2030.

Da qui, alla luce dell’attuale contesto in cui l’intera società e il sistema economico si trovano, emerge la necessità di condividere una nuova visione su come affrontare le sfide presenti e future messe in evidenza: la pandemia ha infatti impattato sugli stili di vita e di consumo degli italiani, acuendo situazioni di difficoltà preesistenti che hanno spinto gli attori impegnati nel settore del food, della ristorazione e dell’educazione, verso lo studio di nuove soluzioni, più efficienti e sostenibili per rispondere ai bisogni sociali, territoriali ed educativi emergenti.

“L’Osservatorio permanente Cirfood si pone l’obiettivo di comprendere i bisogni e le richieste della società nel suo complesso, per nutrire il futuro di visioni, idee e prospettive, al fine di garantire a tutta la società uno sviluppo sostenibile dal punto di vista economico, ambientale, sociale e culturale. Oggi più che mai ci rendiamo conto che fare ricerca con uno sguardo di lungo periodo e di visione è fondamentale per sviluppare risposte concrete sui temi della salute e del benessere” spiega Maria Elena Manzini, Csr manager Cirfood.

La pandemia, sottolinea Manzini, “non ha fatto altro che accrescere situazioni di difficoltà, peraltro già esistenti, spingendo gli attori impegnati nel settore food ad accelerare la progettazione di soluzioni innovative e sostenibili, capaci di garantire un’alimentazione sana e bilanciata da una parte, e ridurre l’impatto sull’ambiente dall’altra”. Contrastare la crescente malnutrizione non significa solo combattere la denutrizione, ma anche una alimentazione scorretta. Come rilevato dall’indagine, il tasso di persone sovrappeso in Italia è del 54,6% per gli uomini e del 36,1% per le donne; il tasso obesità è dell’11,3% per gli uomini e del 10,3% per le donne .

Parallelamente sono ancora troppi i bambini che non accedono ad una alimentazione equilibrata, garantita all’interno del servizio di ristorazione scolastica: in Sicilia non accede alla mensa l’81,05% degli alunni, in Molise l’80,29%, in Puglia il 74,11%, in Campania il 66,64% e in Calabria il 63,78% . Infine, secondo gli ultimi dati di Save the Children, in Italia entro la fine dell’anno, 1 milione di minori in più potrebbe scivolare nella povertà assoluta, il doppio rispetto a quelli del 2019.

E mentre si assiste a un aumento della povertà, allo stesso tempo aumentano gli sprechi e il conseguente costo sociale derivante dallo sfruttamento del pianeta. La ricerca ha rilevato come in Italia si sprechino 27,5 kg di cibo all’anno per persona, mentre lo spreco alimentare di un punto vendita si aggira intorno alle 220.000 tonnellate all’anno, che corrispondono a circa 2,89kg all’anno per persona. L’esperienza del lockdown però ha portato le famiglie italiane a interrogarsi su come le proprie scelte in termini di alimentazione, acquisto e conservazione del cibo impattano sul proprio bilancio familiare sia sull’ambiente circostante.

“Le grandi imprese della ristorazione, ora più che mai, devono cogliere quindi questa sfida e farsi promotrici di un’innovazione su tutta la filiera, che permetta un vero sviluppo della green economy, sostenibile sia sotto il profilo economico che sotto il profilo aziendale. Serve la capacità di innovare compiendo una transizione dallo sfruttamento di risorse finite al massimo utilizzo possibile di risorse rinnovabili. Solo così potremo evitare nuove povertà derivanti dai cambiamenti climatici, ragionando in ottica intergenerazionale, non egoistica”, conclude Maria Elena Manzini.

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