K metro 0 – Roma – Si è svolta il 15 ottobre alle ore 15.00 una manifestazione indetta dall’Unione Azerbaigian-Italia volta a sensibilizzare opinione pubblica, mondo istituzionale e media sulla reale situazione in corso nei territori dell’Azerbaigian sotto occupazione militare da parte delle forze dell’Armenia da oltre 30 anni. La manifestazione nasce dall’esigenza di denunciare i fatti
K metro 0 – Roma – Si è svolta il 15 ottobre alle ore 15.00 una manifestazione indetta dall’Unione Azerbaigian-Italia volta a sensibilizzare opinione pubblica, mondo istituzionale e media sulla reale situazione in corso nei territori dell’Azerbaigian sotto occupazione militare da parte delle forze dell’Armenia da oltre 30 anni.
La manifestazione nasce dall’esigenza di denunciare i fatti in corso a partire 27 settembre 2020, quando, alle ore 06:00 circa, le Forze Armate dell’Armenia hanno avviato una nuova aggressione militare contro l’Azerbaigian, attaccando le posizioni dell’Esercito dell’Azerbaigian e insediamenti densamente popolati azerbaigiani, situati vicino alla linea del fronte, con armi di grosso calibro, mortai e artiglieria.
Nonostante l’accordo raggiunto durante una riunione dei Ministri degli Esteri della Repubblica dell’Azerbaigian e della Repubblica d’Armenia a Mosca, con la mediazione della Federazione Russa, per un cessate il fuoco umanitario dalle ore 12:00 del 10 ottobre 2020, l’Armenia sta continuando a violare gravemente l’accordo, sparando sui distretti di Agdam e Tartar dell’Azerbaigian. La notte dell’11 ottobre, Ganja, la seconda città più grande dell’Azerbaigian, collocata ben oltre la linea del fronte, è stata colpita dai razzi delle forze armate dell’Armenia.
A seguito dell’intenzionale e mirato bombardamento degli insediamenti da parte dell’Armenia, sono state uccise ad oggi, 46 persone, compresi due bambini e sono state ferite 223 persone.
Alla manifestazione hanno partecipato rappresentati dell’Unione Azerbaigian-Italia e di altre organizzazioni e esponenti del mondo istituzionale e del Parlamento italiano, rappresentanti del settore accademico e della comunicazione italiani.
Ad intervenire per la parte italiana il Prof. Daniel Pommier Vincelli, ricercatore di Sapienza Università di Roma e studioso di storia e cultura dell’Azerbaigian, l’Avv. Manuela Traldi, presidente della Camera di Commercio Italia-Azerbaigian e il dott. Giuseppe Caniglia, Presidente dell’Associazione Napoli-Baku. Per la comunità Azerbaigiana hanno preso la parola Farid Abbasov, Aynur Aliyeva, Turan Sadiqi, Maryam Mehdiyeva e Lamiya Arikova.
Scopo della manifestazione, sottolineato dagli interventi, è stato richiedere:
– lo stop all’aggressione dell’Armenia contro l’Azerbaigian;
– lo stop all’uccisione della popolazione civile;
– l’implementazione delle risoluzioni 822, 853, 874 e 884 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e l’immediato ritiro delle Forze Armate dell’Armenia dai territori occupati dell’Azerbaigian.
Il Nagorno Karabakh è la parte montuosa del Karabakh, territorio storico dell’Azerbaigian. Il conflitto del Nagorno Karabakh rappresenta il risultato delle rivendicazioni territoriali e della politica di aggressione dell’Armenia contro l’Azerbaigian. Ci sono numerosi documenti internazionali, incluse quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (822, 853, 874, 884), che riconoscono la regione del Nagorno Karabakh come parte integrante dell’Azerbaigian, confermano la sovranità, l’integrità territoriale e l’inviolabilità dei territori riconosciuti internazionalmente dell’Azerbaigian e richiedono all’Armenia di ritirare le sue truppe dai territori occupati e il ritorno di tutti i rifugiati e profughi azerbaigiani nelle proprie terre, tutti ignorati dall’Armenia. A causa dell’occupazione del Nagorno Karabakh e dei sette distretti adiacenti che rappresenta il 20% dei territori dell’Azerbaigian oltre un milione di azerbaigiani sono diventati rifugiati e profughi da quelli territori e attendono di poter far ritorno nelle proprie case.
La posizione dell’Azerbaigian si basa sul diritto internazionale e sulla giustizia. Oggi, l’Esercito dell’Azerbaigian adotta misure controffensive sul suo territorio, usando il diritto di autodifesa, per proteggere la popolazione civile azerbaigiana residente nelle vicinanze della linea del fronte e ripristinare l’integrità territoriale dell’Azerbaigian.