K metro 0 – Baghdad – I problemi economici, esacerbati dall’epidemia di Covid-19, hanno provocato un aumento delle attività illegali nei famosi siti archeologici iracheni, testimonianze vive e presenti dell’antica Mesopotamia e che, purtroppo, conoscono fin troppo bene le azioni dei saccheggiatori. Quest’anno i saccheggi sono ripresi a causa della pandemia di Coronavirus, che ha
K metro 0 – Baghdad – I problemi economici, esacerbati dall’epidemia di Covid-19, hanno provocato un aumento delle attività illegali nei famosi siti archeologici iracheni, testimonianze vive e presenti dell’antica Mesopotamia e che, purtroppo, conoscono fin troppo bene le azioni dei saccheggiatori.
Quest’anno i saccheggi sono ripresi a causa della pandemia di Coronavirus, che ha costretto il governo ad impiegare i fondi necessari a proteggere questi siti per far fronte all’emergenza sanitaria.
Secondo un’indagine sul campo, condotta dall’ufficio dell’ispettore delle antichità, sono più di 1.200 i siti archeologici conosciuti nel solo governatorato di Dhi Qar, nel sud-est del paese. Questi includono la città di Ur, sviluppatasi quasi 6.000 anni fa e utile indicatore archeologico per la nascita della civiltà mesopotamica.
Oltre la leggendaria città, anche altri sono i siti archeologici che non sono adeguatamente protetti a causa della mancanza di infrastrutture e di forza lavoro necessarie per salvaguardare la ricca storia Irachena. L’archeologo Ali Al-Rubaie ha dichiarato a Middle East Eye che questi siti sono stati saccheggiati “praticamente da quando sono esistiti, ma negli ultimi decenni, c’è stato un forte aumento delle attività di saccheggio e nonostante l’esistenza di pene severe, l’attività illegale non si è mai interrotta”. I residenti locali vedono le antichità come un modo semplice per guadagnarsi da vivere mentre l’economia del paese è affaticata dalla crisi dovuta alle guerre ed ora anche al Coronavirusi. Al-Rubaie che ha aggiunto in proposito che “alcuni dei lavoratori locali [da una missione archeologica che si era dovuta ritirare] sono tornati e hanno scavato illegalmente la collina”.
La stessa problematica si verifica nel sito di Tell Jokha, di Dhi Qar, noto anche come Umm al-Aqarib, dove si trovava il regno sumero di Umma.
“Vedo interi gruppi di saccheggiatori venire a fare irruzione nei resti archeologici, negli ultimi anni, abbiamo visto auto cariche di persone entrare nel sito. Sappiamo che sono ladri armati e pericolosi, quindi non siamo in grado di respingerli” ha affermato Abu Ahmed, un residente di 60 anni del vicino villaggio di al-Marrashda.
Come ha osservato Taher Quinn, direttore dell’Ispettorato delle antichità di Dhi Qar, i siti archeologici di Dhi Qar sono distribuiti su vaste aree e sono difficili da proteggere, specialmente con l’attuale livello di impegno economico ed istituzionale.
Per risolvere la questione, a settembre il Dipartimento delle Antichità ha tenuto un incontro speciale con i comandanti della polizia provinciale, durante il quale abbiamo convenuto che la polizia antichità dovrebbe aumentare la sorveglianza dei siti archeologici.
Oltre i saccheggi, molte altre sono le piaghe che affliggono il patrimonio culturale iracheno e, sfortunatamente, anche quello di molte altre aree del mondo che si trovano a far fronte a simili problematiche, tra le quali vanno ricordate le guerre, l’ignoranza di molte persone e personalità politiche, ed il mercato nero, fonte inestinguibile di guadagni illegali a danno della storia dei nostri predecessori.
La Ziqqurat di Ur è tra le meglio conservate oggigiorno, ed oltre la sua valenza storico-archeologica, è stata dichiarata nel 2016 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, insieme ad altri luoghi rappresentativi della cultura sumera, nell’ambito delle Ahwar dell’Iraq meridionale. Venne fatta erigere, sulle fondamenta di un edificio più antico, dal re Ur-Nammu, primo sovrano della terza dinastia di Ur, che la dedicò in onore di Nanna, dio sumero della luna, l’opera di costruzione fu poi proseguita e terminata dal figlio e successore, Shulgi. Le ziqqurat erano non solo il centro della vita religiosa delle antiche città, ma anche il luogo in cui la società si rappresenta.