K metro 0 – Roma – Tra le considerazioni che aprono l’Enciclica “Fratelli tutti”, espressione ripresa da un’esortazione di San Francesco, di cui non casualmente ha voluto assumere il nome, il Papa ha ricordato la visita del Poverello di Assisi al Sultano Malik-al-Kamil in Egitto, in spirito di grande amore ed umiltà. Ne ha seguito
K metro 0 – Roma – Tra le considerazioni che aprono l’Enciclica “Fratelli tutti”, espressione ripresa da un’esortazione di San Francesco, di cui non casualmente ha voluto assumere il nome, il Papa ha ricordato la visita del Poverello di Assisi al Sultano Malik-al-Kamil in Egitto, in spirito di grande amore ed umiltà. Ne ha seguito l’esempio incontrando il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb ad Abu Dhabi ( 4 febbraio 2019), per ricordare che Dio «ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro. Non si è trattato di un mero atto diplomatico- ha soggiunto– bensì di una riflessione compiuta nel dialogo e di un impegno congiunto. Questa Enciclica raccoglie e sviluppa grandi temi esposti in quel Documento che abbiamo firmato insieme. “
Nessuno può vivere da solo- ha proseguito- poiché siamo un’unica umanità”ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!” Affermazione questa, che è una sorta di rivoluzione copernicana, rispetto al tradizionale principio dello scorso secolo, recitante”Extra Ecclesiam, nulla salus”,
”Con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb – ha detto– non ignoriamo gli sviluppi positivi avvenuti nella scienza, nella tecnologia, nella medicina, nell’industria e nel benessere, soprattutto nei Paesi sviluppati. Ciò nonostante, sottolineiamo che, insieme a tali progressi storici, grandi e apprezzati, si verifica un deterioramento dell’etica, che condiziona l’agire internazionale, e un indebolimento dei valori spirituali e del senso di responsabilità. Tutto ciò contribuisce a diffondere una sensazione generale di frustrazione, di solitudine e di disperazione […]. Nascono focolai di tensione e si accumulano armi e munizioni, in una situazione mondiale dominata dall’incertezza, dalla delusione e dalla paura del futuro e controllata dagli interessi economici miopi. “
In quello storico incontro, ricordato”con gioia”- come ha tenuto a sottolineare- entrambi dichiararono “fermamente che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione che hanno abusato – in alcune fasi della storia – dell’influenza del sentimento religioso sui cuori degli uomini […]. Infatti Dio, l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il suo nome venga usato per terrorizzare la gente».
Tra i vari temi affrontati nella cornice della fraternità universale, ha toccato anche quello del necessario rapporto tra economia ed etica, avvertendo che «la società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli», nel momento in cui il globalismo riguarda solo logiche di mercato, lasciando fuori i più deboli, con la conseguenza che anche le voci che si levano a tutela dell’ambiente , restano inascoltate. Pertanto- ha ammonito- “è prevedibile che, di fronte all’esaurimento di alcune risorse, si vada creando uno scenario favorevole per nuove guerre, mascherate con nobili rivendicazioni”.
Ha deprecato la progressiva affermazione della “cultura dello scarto”, che riguarda anziani, poveri, disabili ,così come quanti restano disoccupati per l’ossessione di ridurre i costi del lavoro: Non vi è universalità nella proclamazione dei diritti umani, nel momento in cui “la persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, con la forza, l’inganno o la costrizione fisica o psicologica viene privata della libertà, mercificata, ridotta a proprietà di qualcuno; viene trattata come un mezzo e non come un fine”, né quando riappare «la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare i muri, muri nel cuore, muri nella terra per impedire questo incontro con altre culture, con altra gente.”
La semplice proclamazione della libertà economica, quando però le condizioni reali impediscono che molti possano accedervi effettivamente, e quando si riduce l’accesso al lavoro, diventa un discorso contraddittorio:”parole come libertà, democrazia o fraternità si svuotano di senso. Perché, finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale”.
La politica non deve sottomettersi all’economia, né questa al paradigma efficientista della tecnocrazia. Occorre -viceversa- «una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di superare pressioni e inerzie viziose Non si può chiedere ciò all’economia, né si può accettare che questa assuma il potere reale dello Stato.”
Riferendosi alle estremizzazioni della politica, ha affermato che il disprezzo per i deboli può nascondersi in forme populistiche, che li usano demagogicamente per i loro fini, o in forme liberali al servizio degli interessi economici dei potenti:” In entrambi i casi, si riscontra la difficoltà a pensare un mondo aperto dove ci sia posto per tutti, che comprenda in sé i più deboli e rispetti le diverse culture”.