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Nagorno-Karabakh: sempre più morti e feriti tra la popolazione civile

Nagorno-Karabakh: sempre più morti e feriti tra la popolazione civile

K metro 0 – Baku – il presidente azero Ilham Aliyev ha detto durante il suo discorso alla nazione, che i responsabili dell’attuale situazione in Karabakh sono il governo di Yerevan e un certo numero di paesi che volevano mantenere lo status quo. Aliyev ha anche sottolineato che il Karabakh appartiene all’Azerbaigian e “lo restituiremo”, affermando che, “tutte le

K metro 0 – Baku – il presidente azero Ilham Aliyev ha detto durante il suo discorso alla nazione, che i responsabili dell’attuale situazione in Karabakh sono il governo di Yerevan e un certo numero di paesi che volevano mantenere lo status quo. Aliyev ha anche sottolineato che il Karabakh appartiene all’Azerbaigian e “lo restituiremo”, affermando che, “tutte le aree occupate saranno liberate”.

Dal campo di battaglia, i media azeri, riportano che l’esercito ha preso il controllo nove villaggi compreso la città di Jebrail, mentre il ministero della Difesa armeno ha smentito la notizia.

Pesanti combattimenti sono in corso su tutti i fronti, secondo il ministero della difesa azero “le forze armate dell’Armenia hanno lanciato missili contro la città di Ganja, seconda più grande città del paese,” le forze separatiste del Nagorno-Karabakh hanno detto di avere colpito l’aeroporto militare di Ganja dopo che le forze azere avevano bombardato la capitale della regione, Stepanakert. Sono state colpite anche la città di Tartar, di Horadiz nel distretto di Fizuli ed anche il distretto di Jebrail. “La maggior parte degli attacchi di artiglieria e missili vengono effettuati da basi di artiglieria situati vicino alla città di Khankendi.”

Un primo bilancio parla morti e feriti tra la popolazione civile. Come risultato dei bombardamenti di massa fino ad oggi sono stati uccisi 24 civili azerbaigiani, inclusi due bambini e 111 civili sono rimasti feriti. Le autorità azere denunciano l’uso di bombe a grappolo, da parte dei militari armeni, vietate dalle convenzioni internazionali.

“Negli ultimi giorni insediamenti azerbaigiani densamente popolati sono stati sottoposti da parte dell’Armenia a spari con più di 10.000 diversi tipi di artiglieria e missili. Più di 500 abitazioni private sono state completamente distrutte o gravemente danneggiate” – si legge in una nota – “l’Azerbaigian, prendendo come riferimento il diritto internazionale umanitario e le Convenzioni di Ginevra, ha ripetutamente avvertito la leadership militare dell’Armenia attraverso le pertinenti organizzazioni internazionali di astenersi dal lancio di artiglieria e razzi sugli insediamenti e sui civili. Loro non si sono attenuti a questo.”

Il governo armeno ha pubblicato sul suo sito web una lista con i nomi dei 51 militari morti, ore dopo che il leader della regione separatista, Arayik Harutyunyan, ha detto che era in corso una “battaglia finale” con le forze azere e che si stava unendo ai combattimenti sul fronte del Nafo. Secondo Interfax i soldati morti sul fronte armeno sono dunque saliti a 202.

Il 27 settembre sono iniziati gli scontri armati nel Nagorno-Karabakh (Artsakh). Yerevan e Baku si sono accusati a vicenda di intensificare il conflitto.

Nel frattempo, diversi cittadini stranieri sono stati arrestati in Armenia perché sospettati di spionaggio. Lo riferisce RIA Novosti con riferimento al Servizio di sicurezza nazionale dell’Armenia. Secondo la dichiarazione del ministero, “i sospetti hanno raccolto informazioni sull’equipaggiamento militare armeno, sul trasporto di armi, sull’ubicazione delle unità militari, nonché sulle unità mobilitate ai sensi della legge marziale e sulle loro portate. In precedenza, il servizio del contro spionaggio armeno ha trovato una spia azera tra i capi militari di alto rango del paese. Secondo le indagini, il cittadino armeno arrestato ricopriva cariche elevate nel ministero della Difesa del paese e operava con informazioni che costituivano un segreto militare. Si presume che il soldato sia stato reclutato dai servizi speciali azeri durante uno dei suoi viaggi in Georgia.

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Nizar Ramadan
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