K metro 0 – Halden, Norvegia – Il partito di maggioranza norvegese ha proposto di tagliare le tasse su alcol, sigarette, dolci e altri beni di consumo. Tutto ciò, dopo che il lockdown conseguente alla pandemia da coronavirus, ha messo bene in evidenza le potenziali perdite economiche causate dai mancati acquisti dei cittadini norvegesi, i
K metro 0 – Halden, Norvegia – Il partito di maggioranza norvegese ha proposto di tagliare le tasse su alcol, sigarette, dolci e altri beni di consumo. Tutto ciò, dopo che il lockdown conseguente alla pandemia da coronavirus, ha messo bene in evidenza le potenziali perdite economiche causate dai mancati acquisti dei cittadini norvegesi, i quali normalmente si riversano nella vicina Svezia per acquistare determinati prodotti, a prezzi molto più convenienti: il cibo in Norvegia è sostanzialmente il 35% più costoso che in Svezia e i prezzi degli alcolici del 67% più alti, secondo l’agenzia Statistics Norway.
Le autorità norvegesi – secondo quanto riportato da Reuters – vorrebbero quindi mantenere attivo il commercio in questione, al fine di mitigare la recessione economica inflitta dalla pandemia, anche dopo la completa riapertura delle frontiere e del libero scambio delle merci, frutto di molteplici accordi economici nella regione nordica.
La Norvegia ha prima chiuso i suoi confini a tutti i non residenti a metà marzo e ha poi gradualmente riaperto gli stessi a partire da giugno, imponendo però una quarantena di 10 giorni a tutti coloro che tornano dall’estero: ciò ha scoraggiato di riflesso gli acquisti in territorio svedese.
Il commercio dei norvegesi in Svezia è conseguentemente crollato del 99% nel periodo aprile-giugno rispetto al medesimo periodo di un anno fa, come hanno mostrato i dati di Statistics Norway. D’altra parte, a livello nazionale, le vendite al dettaglio sono aumentate del 10% tra aprile e luglio e di oltre il 20% in alcune regioni confinanti con la Svezia già da marzo.
La Norvegia – secondo un’analisi della società di consulenza Menon Economics – aumenterebbe i ricavi da cibo, bevande e altre vendite di beni di consumo di almeno 1,3 miliardi di dollari: tutto ciò si tradurrebbe in circa 8.200 nuovi posti di lavoro e 410 milioni di dollari in più di entrate fiscali, in aggiunta ai prelievi speciali su alcol, zucchero e tabacco.
Molti politici norvegesi, sostenitori di proposte sulla riduzione e sull’eliminazione di specifiche tasse, affermano che le stesse iniziative rappresentino un modo per poter risollevare il settore del commercio, soprattutto dopo la palese dimostrazione che gli alti prelievi, correlati a determinati prodotti definiti “peccaminosi”, non stavano necessariamente dissuadendo i norvegesi dall’indulgere in alcol, sigarette e cioccolatini, ma soltanto spostando la sede dei loro acquisti all’estero.
“Per noi ora, la priorità più importante è riportare i posti di lavoro in Norvegia – ha dichiarato a Reuters il conservatore Wang Soleim – preferiamo solo che comprino queste merci sul lato norvegese del confine”.
A Sarpsborg, una città industriale nel sud-est della Norvegia a 30 km dalla frontiera svedese, il personale del supermercato Kiwi si è adoperato per far fronte all’aumento del traffico, con vendite che sono aumentate dell’85%, nel periodo aprile-agosto. “Stiamo vendendo molto di più di tutto ora – ha affermato la responsabile del negozio, Carina Andresen – in particolare carne macinata, soda, sigarette e tabacco”. Ad Halden, altra città prossima al confine con la Svezia, le vendite in un negozio di vini e liquori locale sono triplicate durante i mesi estivi rispetto allo scorso anno: “Vendiamo anche molto più vino in scatola – ha detto il direttore del negozio, Anneli Christiansen – La gente non compra solo una o due scatole, ma quattro o cinque alla volta”. Solo quest’ultimo caso a comportato ben quattro nuove assunzioni di personale.
Sul fronte svedese, al contrario, la crisi economica si intensifica sempre di più: molti centri commerciali sono nati, negli ultimi decenni, proprio per soddisfare quasi esclusivamente la richiesta norvegese, e ora sono quasi del tutto vuoti.
Nella municipalità svedese di Aarjaeng, il commercio con la Norvegia rappresenta circa un terzo dei posti di lavoro totali, ha dichiarato il presidente del consiglio municipale Daniel Schuetzer. “Le persone – ha detto Schuetzer – si chiedono come faranno a sbarcare il lunario quando gran parte del proprio mercato scompare dall’oggi al domani”.
Altri si preoccupano dei futuri legami tra due paesi che hanno posto la libera circolazione di persone e merci al centro del loro rapporto, molto prima di gran parte del resto dell’Europa.
Georg Andren, governatore della regione svedese del Vaermland, ha affermato che le aziende potrebbero essere meno disposte a investire nel suo territorio e, a lungo termine, le ripercussioni investiranno inesorabilmente il “tessuto sociale”.
Il taglio delle tasse proposto dai conservatori norvegesi ha suscitato un ampio sostegno politico, sebbene il loro alleato della coalizione, il partito democristiano, si opponga fermamente alla riduzione dei prelievi sull’alcol. L’opposizione di destra, il Progress Party, ha invece sostenuto la proposta, in linea con la sua opinione diffusa che il pesante carico fiscale dei norvegesi dovrebbe essere alleggerito nella sua totalità.