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“Emergenza continua”: a tutela della collettività o del Governo in carica?

“Emergenza continua”: a tutela della collettività o del Governo in carica?

K metro 0 – Roma – Nel pieno dell’emergenza Coronavirus, la situazione ha raggiunto un livello di degrado giuridico senza precedenti nella storia della Repubblica. Innanzi tutto: il susseguirsi “a pioggia” di Decreti del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm), non solo mal formulati, ma anche prolissi e contraddittori. Detti Dpcm sono meri atti amministrativi,

K metro 0 – Roma – Nel pieno dell’emergenza Coronavirus, la situazione ha raggiunto un livello di degrado giuridico senza precedenti nella storia della Repubblica. Innanzi tutto: il susseguirsi “a pioggia” di Decreti del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm), non solo mal formulati, ma anche prolissi e contraddittori.

Detti Dpcm sono meri atti amministrativi, ovvero di formazione secondaria, in quanto tali inidonei a colmare vuoti legislativi, per i quali c’è il mezzo emergenziale costituzionalmente previsto del Decreto legge, come del Decreto legislativo, nei quali è coinvolto comunque il Parlamento, viceversa bypassato illegittimamente dai Dpcm stessi.

Provvidamente il 29 aprile intervenne la presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia (convalescente dal Coronavirus), che nel corso di un’ampia relazione consuntiva sull’attività della Corte affermò che la nostra Costituzione “non contempla un diritto speciale per i tempi eccezionali, e ciò per una scelta consapevole, ma offre la bussola anche per navigare per l’alto mare aperto”.

Per converso, ricordò che la stessa Cartanon è insensibile al variare delle contingenze, all’eventualità che dirompano situazioni di emergenza, di crisi, o di straordinaria necessità e urgenza, come recita l’articolo 77 della Costituzione in materia di Decreti-legge”. Specialmente innanzi ad una “contingenza inedita e imprevedibile contrassegnata dall’emergenza, dall’urgenza di assicurare una tutela prioritaria alla vita, alla integrità fisica e alla salute delle persone anche con il necessario temporaneo sacrificio di altri diritti”. Volle altresì ad evidenziare che “la Repubblica ha attraversato varie situazioni di emergenza e di crisi, dagli anni della lotta armata a quelli più recenti della crisi economica e finanziaria, e tutti sono stati affrontati senza mai sospendere l’ordine costituzionale, ma ravvisando al suo interno –  sottolineò– gli strumenti idonei a modulare i principi costituzionali in base alle specifiche contingenze: necessità, proporzionalità, bilanciamento, giustiziabilità e temporaneità sono i criteri con cui, secondo la giurisprudenza costituzionale, in ogni tempo deve attuarsi la tutela sistemica e non frazionata dei principi e dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, ponderando la tutela di ciascuno di essi con i relativi limiti”.

Il 29 luglio  il presidente del Consiglio Conte ha parlato al Senato spiegando che, in vista della scadenza dello stato di emergenza dovuto all’epidemia da COVID-19, aveva ritenuto di prorogare tale stato sino al 15 ottobre, non essendo –a suo avviso- ancora ravvisabile “ un tollerabile grado di normalità”, per cui ha elencato la caducazione a pioggia che ne scaturirebbe degli atti amministrativi precedentemente adottati, come anche di norme temporanee varate nel periodo in parola.

La proroga – ha proseguito– è dunque una scelta inevitabile, per certi aspetti obbligata, fondata su valutazioni squisitamente – vorrei dire meramente – tecniche.”

Il professor Cassese, Principe dei costituzionalisti e Giudice costituzionale  emerito, ha viceversa invocato il ritorno alla normalità , ma senza abbassare le difese:”Fermiamoci e adoperiamo gli strumenti ordinari, senza dimenticare i pericoli”, ha detto ai giuristi all’incontro tenutosi il 27 luglio scorso al Senato,

Protrarre lo stato di emergenza costituisce una forzatura, sia illegittima, sia inopportuna. Illegittima perché dichiarare lo stato di emergenza quando un’emergenza non c’è, vuol dire adottare un atto amministrativo carente del suo presupposto. Inopportuna perché produce tensioni invece di invitare alla normalità, con gravi conseguenze per l’economia. Inoltre, è anche sproporzionata, perché per acquistare i banchi monoposto e le mascherine per le scuole — queste le motivazioni addotte per spiegare la proroga dell’emergenza — vi sono procedure urgenti, previste dalle norme esistenti. Infine, qualora veramente si presentasse una situazione di emergenza, che richiede interventi rapidi, in non più di un’ora si potrebbe riunire il Consiglio dei ministri, a cui spetta la dichiarazione dello stato di emergenza.”

L’ultimo, ma non meno importante, motivo per ritornare alla normalità – ha detto l’illustre accademico- è quello dettato dall’esperienza dei sei mesi di vita in emergenza. La concitazione e le incertezze del governo hanno fatto prendere strade sbagliate. Hanno fatto dimenticare che la profilassi internazionale spetta esclusivamente allo Stato, provocando quindi una sovrapposizione di competenze tra Stato e autonomie. Hanno fatto limitare persino la libertà di culto, quando non era necessario. Hanno fatto emanare un decreto legge tanto incostituzionale che il governo stesso ha dovuto successivamente abrogarlo. Hanno alimentato un delirio regolatorio fatto di molte decine di decreti legge, di dpcm, di circolari, di ordinanze, alimentati dalla preoccupazione sanitaria, che hanno creato però sconcerto e disorientamento. Come unanimemente osservato, la società ha risposto compostamente e in maniera ordinata, evitando così guai peggiori.”

L’illustre costituzionalista Michele Ainis ha dal canto suo sottolineato che pur non potendosi negare che ci sia una pandemia mondiale con oltre 16 milioni di persone contagiate, bisogna pure ammettere che sono state violate alcune libertà costituzionali: “Nel nostro sistema è compito del Parlamento dichiarare l’emergenza non il Governo. Nella prima parte della crisi le Camere invece sono rimaste mute, il governo ha abusato nell’uso dei dpcm. Il virus della decretite ha infettato il nostro ordinamento“.

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