K metro 0 – Amsterdam – La Corte d’Appello olandese ha condannato il leader politico di estrema destra Geert Wilders, colpevole di aver offeso la comunità marocchina del Paese, nel corso di una serata elettorale nel 2014.

Lo stesso è stato assolto invece dalle accuse di incitamento all’odio, alla discriminazione e di offesa a “un gruppo di minoranza”, risalente ad un fatto precedente. Il politico non ha accettato la sentenza della Corte, annunciando che si sarebbe appellato alla Corte Suprema.

Secondo i giudici, il 56enne Wilders ha rilasciato le sue dichiarazioni in modo consapevole e ponderato, davanti alle telecamere, il 19 marzo 2014. Era altresì consapevole del possibile impatto che queste avrebbero avuto, poiché pochi giorni prima aveva rilasciato dichiarazioni simili su un mercato dell’Aia. Questo significa insultare deliberatamente un gruppo di persone a causa della loro razza, religione o convinzione.

La Corte, dopo le polemiche politiche sul processo, ha affermato che spettava al tribunale e non al ministero, portare avanti l’accusa. Intanto, “Un politico deve essere in grado di fare dichiarazioni offensive, scioccanti o inquietanti nel contesto del dibattito sociale”, ha affermato la Corte. “Ma un politico ha anche una responsabilità speciale e la libertà di parola ha dei limiti”, ha ribadito il pubblico ministero dopo l’udienza.

“I Paesi Bassi sono diventati un paese corrotto”, ha commentato il membro del PVV Geert Wilders subito dopo la condanna.  “Andrò sempre avanti” – ha precisato – “Questo renderà me e il PVV più forti”.

Il tribunale olandese già nel 2016 aveva condannato Wilders per offesa di gruppo e incitamento alla discriminazione, senza però imporre alcuna sanzione, poiché la corte aveva ritenuto sufficiente la condanna. Il politico invece ha presentato un ricorso in appello contro la condanna, che è stata confermata con una multa di 5.000 euro.