K metro 0 – Parigi – “È un passo importante per la nostra strategia nella lotta contro le conseguenze economiche e sociali della crisi che ha colpito la Francia”, ha affermato oggi il primo ministro Jean Castex, preannunciando un piano di ripresa economica post-Covid, denominato “France Reboot“, da 100 miliardi di euro (118 miliardi di
K metro 0 – Parigi – “È un passo importante per la nostra strategia nella lotta contro le conseguenze economiche e sociali della crisi che ha colpito la Francia”, ha affermato oggi il primo ministro Jean Castex, preannunciando un piano di ripresa economica post-Covid, denominato “France Reboot“, da 100 miliardi di euro (118 miliardi di dollari), finalizzato alla creazione di posti di lavoro e al salvataggio delle imprese in maggiore difficoltà.
Circa un terzo dei 100 miliardi di euro andrà al supporto delle imprese, un terzo agli investimenti per il sostegno all’occupazione e ad altre misure sociali e un terzo alla riduzione delle emissioni nocive per l’ambiente e alla protezione della biodiversità. Su quest’ultimo punto, il presidente Emmanuel Macron è stato duramente criticato – come riportato dall’Associated Press – per non aver mantenuto le promesse sulla lotta ai cambiamenti climatici, e i più critici sostengono che, nonostante gli sforzi, il nuovo piano economico non fa ancora abbastanza per far raggiungere alla Francia gli standard europei in termini di protezione ambientale.
Nel dettaglio, il piano includerebbe ingenti investimenti con l’obiettivo di internalizzare la produzione di forniture mediche; lo sviluppo di energia dall’idrogeno; il supporto al comparto museale e all’industria cinematografica; infine, programmi formativi per giovani disoccupati, con lo scopo di aumentarne le opportunità di impiego, soprattutto in ambito digitale.
In un paese che ha mantenuto, in questi mesi di lockdown, un livello di disoccupazione al di sotto del 10%, il piano mira ora a generare 160.000 posti di lavoro per il 2021 e a ripristinare entro il 2022 – anno delle prossime elezioni presidenziali – il livello del PIL pre-Covid.
“Il piano è ambizioso ma perfettamente alla nostra portata”, ha detto Castex.
Il “France Reboot” includerà i 40 miliardi di euro (47,3 miliardi di dollari) derivanti del piano di salvataggio dell’Unione europea approvato lo scorso luglio. Il premier Castex ha detto che il governo non aumenterà le tasse, ma emetterà invece nuovi buoni del tesoro: dopo che la Francia ha finanziato un programma temporaneo di disoccupazione per impedire la perdita generalizzata dei posti di lavoro, il ministro delle finanze Bruno Le Maire ha promesso di “continuare a fare il massimo” per i lavoratori e le imprese.
In Francia, dall’inizio della pandemia, oltre 30.600 persone sono morte a causa del virus, posizionandosi dopo Gran Bretagna e Italia. “La Francia ha tenuto duro, ma è incontestabilmente indebolita – ha proseguito il premier Castex – affermando che è giunta l’ora “di tirarsi fuori da una recessione estremamente improvvisa e brutale”.
La Francia, come altri paesi europei, sta ora nuovamente assistendo a una crescita dei contagi dopo il periodo estivo, registrando nella sola giornata odierna più di 7.000 casi nuovi casi, la più alta percentuale giornaliera in Europa e ben al di sopra delle diverse centinaia di casi al giorno segnalati a maggio e giugno. Il numero di persone in terapia intensiva risulta in aumento, sebbene sia lontano dai livelli raggiunti a marzo e ad aprile.
Nonostante i dati non positivi, le scuole francesi hanno riaperto questa settimana, abbandonando quasi del tutto la didattica online e le autorità stanno incoraggiando le persone a tornare al lavoro negli uffici.
Intanto quest’oggi, il funzionario della Bce e governatore della banca centrale belga, Pierre Wunsch – come riportato da Reuters – ha affermato che “avremo deficit pubblici che probabilmente non saranno sostenibili”. Il governatore ha tenuto ad evidenziare che alcuni paesi membri dell’Ue stanno perseguendo una gestione delle finanze pubbliche “insostenibile”, benché opportuna per fronteggiare le difficoltà generate dalla pandemia, ma che gli stessi stati potrebbero in seguito trovare difficoltà ad abbandonare tali politiche.