K metro 0 – Lazio – Sono certo che chi è tenuto a prendere decisioni a livello nazionale abbia maggiori elementi di quanti non ne abbia un semplice sindaco di provincia come me. Ma sono seriamente preoccupato dalla riapertura delle scuole il 14 settembre e dalle elezioni del 20 e 21 settembre. In questi mesi
K metro 0 – Lazio – Sono certo che chi è tenuto a prendere decisioni a livello nazionale abbia maggiori elementi di quanti non ne abbia un semplice sindaco di provincia come me. Ma sono seriamente preoccupato dalla riapertura delle scuole il 14 settembre e dalle elezioni del 20 e 21 settembre. In questi mesi ho avuto spesso l’impressione che fossero sottovalutate le ricadute delle scelte nazionali sui territori. Anche per questo voglio condividere alcune perplessità. Facendo però delle premesse.
1) Nel Comune di Cerveteri siamo pronti per aprire le scuole il 14 settembre 2020. Abbiamo lavorato tutta l’estate per attuare le disposizioni del Governo. Lo stesso giorno tutti i servizi complementari (mensa, scuolabus, AEC) saranno funzionanti.
2) Avendo puntato molto sull’edilizia scolastica in questi anni, disponiamo addirittura di due (forse tre) plessi perfettamente funzionanti che non ci servono e che siamo pronti a mettere a disposizione di altri Comuni (se ne avessero bisogno).
3) Nel nostro Comune non ci sono elezioni Amministrative (si voterà nel 2022), né Regionali (si voterà nel 2023). Chiaramente siamo interessati dal Referendum.
Perché mi preoccupa la riapertura delle scuole.
Il Governo ha annunciato la riapertura delle scuole per lunedì 14 settembre. Prima di allora, accanto a tutti gli interventi già fatti durante l’estate, sarà necessaria una sanificazione preventiva dei locali. Pochissimi giorni dopo però moltissimi plessi ospiteranno i seggi elettorali (e dovranno richiudere). A Cerveteri, per esempio, venerdì 19 le scuole termineranno alle ore 13 e lunedì 21 e martedì 22 non ci saranno lezioni. Come è facile immaginare, durante il voto ci sarà un viavai di gente (potenzialmente l’intera popolazione italiana); tra gli altri, passeranno nelle aule e nei corridoi delle scuole anche dei positivi asintomatici. Sarà quindi necessario procedere con una ulteriore sanificazione. Perché non aprire allora le scuole direttamente mercoledì 23 settembre, dopo le elezioni (producendo peraltro anche un grandissimo risparmio economico)?
Ma non è tutto. In autunno inizieranno i cosiddetti “mali di stagione”. I nostri figli (ma anche gli insegnanti) prenderanno raffreddore, tosse, mal di gola, qualche linea di febbre (magari superiore ai 37,5 °C); sarà molto difficile distinguere i sintomi della classica influenza da quelli del Covid19. In tanti andranno nel panico e molti di noi non vorranno mandare a scuola i figli nei giorni successivi. Gli insegnanti, ma soprattutto i genitori, inizieranno a scrivere, telefonare, inondare di messaggi WhatsApp, sindaci, dirigenti scolastici, assessori, consiglieri, chiedendo la chiusura della scuola e una nuova sanificazione. E cosa potremo fare noi sindaci? Chi si assumerà il rischio di un focolaio nelle scuole? Chi metterà a repentaglio la salute di bambini e bambine? Nessuno, ve lo anticipo. E tutti, chi prima chi dopo, emetteremo ordinanze sindacali per la chiusura dei diversi plessi scolastici. Questo scenario è stato valutato seriamente? Sembra che la Ministra Azzolina pensi di contrastare la diffusione del Covid19 con i banchi singoli, immaginando classi dove bambini e bambine sono sempre seduti al proprio posto, senza prestarsi matite, penne o gomme da cancellare, dove gli alunni non interagiscono né all’ingresso, né all’uscita o nei momenti di ricreazione. Viene il sospetto che non sia mai entrata in una scuola primaria o secondaria.
Come gestiremo questo scenario? Per evitare il caos, il Governo potrebbe togliere di nuovo il potere di Ordinanza ai Sindaci. Una scelta che allora ho compreso e condiviso, ma che chiaramente è una forzatura del nostro assetto costituzionale e non può diventare un’abitudine. Ma non possiamo lasciare neanche i quasi 8.000 comuni da soli a fare ciascuno scelte individuali, quasi sempre senza avere le giuste informazioni. Immaginiamo per un attimo questo scenario: Cerveteri ha qualche caso di influenza in un plesso, sintomi classici e temperatura corporea superiore ai 37,5 °C. I bambini coinvolti avranno preso lo scuolabus, saranno stati a mensa, avranno interagito con decine, forse centinaia di altri alunni. La notizia con i social in pochissimi minuti arriva a tutti, portando con sé una giustissima preoccupazione (il Covid19 è tutt’altro che passato). Come sindaco avrò poche alternative e, in via preventiva, emetterò una ordinanza di chiusura del plesso. A quel punto i genitori delle altre scuole della mia città inizieranno a chiedere la stessa misura e nei comuni limitrofi sindaci e dirigenti scolastici saranno messi in croce affinché si faccia lo stesso. In poche ore, con un effetto domino, la chiusura potrebbe estendersi a un’ampia parte del territorio. È quasi inevitabile. E stiamo facendo l’ipotesi di una semplice influenza. Statisticamente è però anche possibile (augurandoci che non avvenga mai) che qualche alunno o qualche insegnante contragga davvero il Covid19. Tutto sarebbe allora amplificato e il panico inevitabile. Purtroppo non ho una soluzione al problema. Ma ignorarlo e aspettare soltanto che accada non mi sembra una buona idea. Così come è inaccettabile scaricare sui sindaci questa responsabilità o, peggio, farla ricadere sulle spalle dei insegnanti.
Perché ritengo che le elezioni vadano rinviate.
Sul tema delle elezioni oltre al rischio contagio, ci sono altri piani. Quest’anno si vota in 7 regioni, in 962 comuni, per 2 sezioni suppletive al Senato (una in Veneto, una in Sardegna) e per il referendum costituzionale sul taglio dei Parlamentari. L’intero corpo elettorale è chiamato alle urne e potenzialmente tutti i cittadini e le cittadine italiane si recheranno a votare. Milioni di Italiani dovranno eleggere Governatori delle regioni, Sindaci, Consiglieri regionali e comunali. Tra le altre, si rinnovano i Consigli ad Agrigento, Aosta, Arezzo, Bolzano, Chieti, Macerata, Mantova, Nuoro, Reggio Calabria, Trento, Venezia. Scelte importantissime. Come è possibile immaginare una campagna elettorale durante l’emergenza Covid19? Cosa accadrà se uno (o più) dei candidati dovesse risultare positivo ed essere messo in quarantena? Come potrebbe competere con gli altri? E se si sviluppasse un focolaio in una delle città coinvolte dal voto? Cosa accadrebbe agli elettori? Potrebbero partecipare ai dibattiti pubblici o ai comizi elettorali? Potrebbero scegliere il proprio candidato avendo avuto a disposizione tutti gli elementi? E se qualcuno non si recherà alle urne per la preoccupazione di essere contagiato? Difficile immaginare che impatto possa avere tutto questo sulla nostra Democrazia.
Una menzione a parte merita il referendum costituzionale. Si vota per decidere una modifica della nostra Costituzione che avrà un impatto enorme sul futuro della nostra nazione. La riforma, se approvata, diminuirà il numero di Parlamentari e alcune zone della nostra nazione perderanno la rappresentanza. Ora, come sapete, sono chiaramente contrario a questo taglio e voterò no. Ma, indipendentemente dalle posizioni dei singoli, si tratta di una decisione importante, fondamentale, una scelta che cambierà la nostra Costituzione. E non possiamo affidarla a un voto che avviene durante la più grande emergenza sanitaria della storia repubblicana.
La Democrazia non può essere negoziabile. Mai. E credo che questa situazione straordinaria debba essere valutata con maggiore attenzione di quanto non sia fatto fino a oggi.
Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri