K metro 0 – Bruxelles – Venerdì il presidente della Turchia ha avuto un colloquio telefonico con il segretario generale della NATO, Jean Stoltenberg a seguito delle tensioni nel Mediterraneo orientale tra Atene e Ankara. “Ho parlato con il presidente Recep Tayyip Erdogan sugli sviluppi nel Mediterraneo orientale e sull’esplorazione di meccanismi per prevenire incidenti.
K metro 0 – Bruxelles – Venerdì il presidente della Turchia ha avuto un colloquio telefonico con il segretario generale della NATO, Jean Stoltenberg a seguito delle tensioni nel Mediterraneo orientale tra Atene e Ankara. “Ho parlato con il presidente Recep Tayyip Erdogan sugli sviluppi nel Mediterraneo orientale e sull’esplorazione di meccanismi per prevenire incidenti. Il dialogo e la riduzione dell’escalation sono importanti e la situazione deve essere risolta in uno spirito di solidarietà Nato”, ha dichiarato il numero uno della NATO.
Intanto Atene ha coinvolto mezzo mondo nella sua disputa con Ankara. All’inizio dell’anno Grecia, Israele e Cipro avevano firmato un accordo per la costruzione di un gasdotto sottomarino che trasporterà gas dal sud-est del Mediterraneo fino all’Europa continentale.
La corsa alle riserve nel Mediterraneo del sud ha creato tensioni tra Grecia e Cipro da una parte e lo storico rivale della Turchia dall’altra. Ankara ha deciso di iniziare le ricerche nelle acque controllate dai due Paesi dell’Ue, che hanno visto arrivare navi da trivellazioni accompagnate da quella da guerra.
Parliamo, quindi dell’EastMed che sarà lungo circa 1.900 km e dovrebbe diventare la fonte alternativa per l’approvvigionamento, che fin‘ora dipende enormemente dalla Russia e dalla regione del Caucaso. Il nuovo gasdotto offrirà “una flessibilità maggiore” e sarà un passo in avanti per “l’indipendenza energetica”. Il condotto partirà dal bacino Levantino di Israele per arrivare a Cipro, Creta e alla Grecia giungendo fino in Italia. Il progetto potrebbe rivelarsi utile anche per gestire le nuove scoperte di riserve di gas naturale a largo di Cipro e della Grecia, dove le esplorazioni sono tutt’ora in corso. Il valore complessivo dei lavori si aggira attorno ai 6 miliardi di dollari, che dovrebbero bastare per soddisfare circa il 10% della richiesta dell’Unione europea. Tuttavia, gli ostacoli politici e logistici sono dietro l’angolo.
Ankara ha rivendicato le ricerche nelle acque controllate dai due Paesi dell’Ue, dove proprio in quelle zone anche Cipro possiede diritti economici assegnati per la legge internazionale. Anastasiades ha sottolineato come il nuovo gasdotto serva anche a ribadire ancora una volta questo fatto. “Questa cooperazione che abbiamo sviluppato… non è diretta contro nessuna terza parte”, aveva detto. “Al contrario, qualsiasi Paese voglia unirsi è il benvenuto. Ovviamente dovrà rispettare i principi base della legge internazionali e rispettare i diritti di sovranità e l’integrità territoriale degli stati indipendenti”. L’allusione, come riportavano i media, è alla Turchia.
Le tre nazioni, come è stato spiegato all’inizio di gennaio dallo stesso premier israeliano, hanno stretto un’alleanza che contribuirà alla stabilità della regione. Il primo ministro dell’Energia, Yuval Steinitz, aveva dichiarato che per il completamento dei lavori dell’EastMed ci vorranno circa sette anni e che i vantaggi includono una minore vulnerabilità al sabotaggio e il fatto di non dover attraversare molti confini nazionali per raggiungere i mercati. Israele si è concentrata negli ultimi dieci anni soprattutto sulle riserve di gas, alimentando spesso le critiche riguardo la troppa generosità nei confronti dei colossi del gas che hanno guidato le esplorazioni. I grandi investimenti, secondo molti, avrebbero tolto fondi al settore delle energie rinnovabili.
Anche, la Francia sembra determinata nel suo coinvolgimento diplomatico e militare nell’aerea, avendo, ovviamente, una storia e una corrispondente cultura strategica alla Turchia, comprende al meglio cosa è necessario per placare la tensione geopolitica. Esattamente In questa direzione, Parigi intende confermare il suo ruolo “in nome dell’Europa” nel mediterraneo, ponendosi come un interlocutore principale e lo ha già fatto. Quindi, è questo il grande timore degli americani che il ruolo della NATO nel suo insieme possa essere messo in discussione.
Il presidente degli Stati Uniti non ha voluto intervenire, se avesse voluto, l’avrebbe fatto molto tempo fa. In sostanza, è stato costretto a farlo su pressione del segretario di Stato americano Mike Pompeo, che a quanto pare gli avrebbe profilato un possibile conflitto e il coinvolgimento di altre forze, come ora vediamo la Francia.
Intanto, la Nato sta studiando insieme alla Turchia meccanismi per ridurre le tensioni nel Mediterraneo orientale. Questo quanto emerso dalla conversazione telefonica con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan.
Le Germania di Angela Merkel, sul cui territorio vivono oltre tre milioni di turchi, è quella più spaventata all’idea di un muro contro muro con la Turchia, la recente visita del ministro degli Esteri Tedesco Maas, pare al momento non abbia portato i suoi frutti.
Intanto, il ministero della Difesa di Ankara ha riferito giovedì che sei caccia F-16 greci sono stati intercettati dagli aerei dell’aeronautica militare turca sul Mar Mediterraneo, dove la Turchia ha inviato navi da perforazione per esplorare l’energia sulla sua piattaforma continentale, affermando che sia la Turchia che la Repubblica turca di Cipro del Nord (TRNC) hanno diritti nella regione. Le tensioni tra Turchia e Grecia si sono intensificate all’inizio di agosto, dopo che la nave da ricerca Oruc Reis, impegnata in trivellazioni esplorative nel Mediterraneo orientale, ha iniziato le perforazioni nelle acque rivendicate da Atene. La Turchia ha diffuso giovedì un avviso Navtex per esercitazioni navali che si terranno dal primo al 2 settembre prossimo. Il Navtex giunge in risposta alle esercitazioni “Eunomia” iniziate il 26 agosto al largo di Cipro e che coinvolgono Grecia, Italia, Cipro e Francia. Le manovre militari si sono concluse ieri 28 agosto.
Intanto i due Paesi, con il loro atteggiamento minano la stabilità nel Mediterraneo e il ruolo dell’UE evocando diritti, storia, conflitti e relative sofferenze che l’Europa credeva superate. Insomma, i prossimi tre anni quindi potrebbero portare alla fine della pace nel Mediterraneo.